Han Lee viveva in remoto villaggio di contadini. Era nato povero.
La sua famiglia occupava il gradino più basso della scala sociale, quello in cui ci si doveva curare dell'immondizia e dei cadaveri di chi occupava i gradini più alti.
In cima alla scala c'era un ricco e potente re che comandava su tutta la nazione. Tutti i suoi sudditi lo ritenevano ingiusto e crudele nei confronti del popolo, ma non facevano nulla di concreto per cambiare le cose. Finivano così per prendersela con la gente a loro subordinata, aumentando l'ingiustizia già presente nel regno. Gli ultimi non potevano prendersela con nessuno.
Han Lee però era diverso, lui voleva davvero cambiare le cose, voleva porre fine all'ingiustizia presente nel regno.
Così quando Han Lee ebbe l'eta giusta, si unì all'esercito del re e partì per le terre lontane. Ben presto si distinse per le sue doti militari, e salì di grado in fretta. Radunò un esercito e tornò in patria, marciando verso il palazzo del re.
Con abilità sconfisse il re dai principi corrotti, e venne acclamato dal popolo con esultanza. Non appena divenne il nuovo re, tenne un importante discorso presso la piazza reale. Disse che avrebbe 'eliminato l'ingiustizia' da tutta la nazione. A quelle parole tutti i sudditi applaudirono.
Iniziò facendo costruire molti canali che portassero acqua e buoni raccolti a ogni villaggio della nazione. Quelli che avevano poca acqua esultarono, quelli che ne persero un po' non furono altrettanto felici.
Non era abbastanza, l'ingiustizia era ancora presente nel regno.
Eliminò le classi sociali, stabilendo che ogni persona avrebbe dovuto guadagnare uguale. Questo fece scontenti i pochi in cima alla scala, ma accontentò i molti che risiedevano più in basso.
Non era abbastanza, l'ingiustizia era ancora presente nel regno.
Notò che c'era disparità nelle abitazioni dei suoi sudditi. Così ordinò di distruggere le case più grandi e vistose, e di sottrarle a chi ne possedeva troppe. Ogni famiglia di ogni villaggio ricevette una casa di uguali dimensioni, in modo che in nessuna di esse si vivesse peggio che in altre. Alcuni iniziarono a disprezzare il re, molti altri gli furono riconoscenti.
Non era abbastanza, l'ingiustizia era ancora presente nel regno.
Certi individui avevano ereditato sommi beni dai loro antenati, altri non avevano ereditato nulla. Decise dunque di far ritirare ogni possedimento privato, per ridistribuirlo in egual misura tra i suoi sudditi. Chi perse ricchezze lo odiò, chi ricevette qualcosa gli fu eternamente grato.
Non era abbastanza, l'ingiustizia era ancora presente nel regno.
Vide che c'era ancora chi per lo stesso guadagno, svolgeva compiti privilegiati. Dunque comandò che venisse assegnato lo stesso lavoro ad ogni individuo, tale che comprendesse una certa attività produttiva, e parte nel servizio militare. Fornì inoltre gli stessi strumenti, che fossero armi o animali, a ogni singolo suddito per eseguire tali lavori. Questa volta una buona parte di popolo si ribellò e protestò contro il re. Ma benché fossero molti gli scontenti, molti di più furono gli accontentati, e i dissidenti vennero sconfitti da questi ultimi con un massacro. Poi tornarono ai loro villaggi.
Non era abbastanza, l'ingiustizia era ancora presente nel regno.
Uniformò ogni strada, scuola e ospedale della nazione, affinché ogni suddito disponesse di pari servigi, migliorando le zone scadenti, e rallentando le altre. La vita in molti villaggi migliorò, in altri no.
Non era abbastanza, l'ingiustizia era ancora presente nel regno.
Nonostante tutto quello che avesse fatto c'era ancora molta disparità nella nazione. C'era chi ostentava il proprio gusto nel vestire, mettendo in secondo piano gli altri. Fu imposto allora a ogni suddito di indossare la stessa uniforme. Si cancellò quindi l'individuo per far posto alla collettività. C'era chi nelle competizioni batteva gli altri con differenze molto umilianti, così venne stabilito un limite allo scarto di punteggio per qualunque tipo di gara. Fu dunque premiata la mediocrità e limitata l'eccellenza. C'era chi aveva più amici di altri, venne quindi stabilito un numero fisso di amicizie a persona. Perciò chi non riusciva ad averne fu aiutato, gli altri furono costretti ad interrompere i loro legami.
Non era abbastanza, l'ingiustizia era ancora presente nel regno.
Esisteva chi, benché fosse uguale per vesti e taglio di capelli, riusciva a conquistare le donne con estrema facilità, soffiandole a chi non era in grado nemmeno di avvicinarle. Per ovviare a ciò il re diede l'ordine di uccidere chi si distingueva per bellezza e fascino, favorendo la sopravvivenza degli altri meno fortunati.
Non era abbastanza, l'ingiustizia era ancora presente nel regno.
Promulgò leggi ed emanò editti, ma per quanto si sforzasse di eliminare l'ingiustizia, rimaneva sempre una disparità che non riusciva a cogliere. Finché un giorno non si accorse dell'ultima ingiustizia che era rimasta nel regno: se stesso. Rinunciò alla carica di re, per andare a fare la vita di ogni altro cittadino. Fu allora che fu ucciso.
Giustizia era stata fatta nel regno.
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Storie depresse.
Short Story7 storie brevi e depresse scritte di mio pugno. Ognuna di esse può deprimere in modo differente. Tutti e 7 i racconti sono assolutamente discutibili, dunque per ogni domanda, critica o insulto non risparmiate caratteri nei commenti. - Non adatto a c...