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"Sappi che io comunque la giustifica non te la firmo, vai senza fino a che non decidono di metterti una nota perchè non ce l'hai." grazie mamma, di solito sapevo che quando vedi una persona per la prima volta la mattina le dici buongiorno. Annuii e uscii di casa senza nemmeno rivolgergli la parola. Era tanto che avevo capito quanto la lama del silenzio se maneggiata con destrezza potesse tagliare meglio di quanto lo facesse quella della parola.

Arrivata su tram parte il solito film,quello che mai mi stuferò di vedere, quello che partiva senza che nemmeno cercassi un telecomando su cui schiacciare play quando ero seduta accanto al finestrino, quando come sempre l'autobus prima di portarmi a scuola faceva tappa nella città dei castelli di nuvole. E come al solito i palazzi diventavano piccole abitazioni variopinte, e il tram sotto di me scompare lasciandomi a camminare disinvolta su un ampio marciapiede salutando e e cercando gli sguardi delle persone al contrario di come facevo nella realtà. Ma nel mondo di Lidia, no, nessuno sa nemmeno il significato della parola giudicare. Di nuovo il ragazzo che mi sfiorava la mano. Esendo una fantasia di routine sapevo già di chi si trattava. Mi girai contenta come lo ero tutte le mattine, ma alla vista del ragazzo che ora avevo davanti riempi totalmente il mio cuore. I luminosi occhi che si erano appena riflessi nei miei non erano verdi ma di un bel marrone, il ciuffo biondo ora era una lunga e liscia chioma nera. Presi il bouquet che Ethan mi stava porgendo, era identico a quello nel disegno diventato una pallottolina di carta quando la professoressa mi aveva chiesto di consegnarli il diario, quello che mai più avevo ritrovato, dove il mazzo di fiori era parzialmente nascosto dal cartellone custode dei nostri messaggi. Con gli occhi chiusi inspiro dopo essermelo portata al naso per percepirne l'odore, è diverso dal solito, e non penso che dipenda dal fatto che sono fiori diversi, del resto hanno sempre profumato di fantasia. Questi sapevano di lui, sapevano di Ethan. Quando riaprii gli occhi come sempre ero davanti all'istituto, ma questa volta non mi sentivo interrrotta sul più bello come sempre mi era capitato. Anzi, al contrario, nella mia testa turbinavano le felici sensazioni che pervadono un fan quando gli viene annunciato che ci sarà un seguito del suo film preferito, perchè ora che ero davanti scuola magari lo avrei rivisto, e la cosa mi rallegrava a tal punto da permettermi di scordare la nota che ero destinata a prendere.

Vidi il ragazzo che tanto speravo d'incontrare seduto a leggere solo sulle scale, e senza dire una parola mi avvicinai e poi mi sedetti accanto a lui. Anche le mie amiche erano come sempre su quella scalinata, poco più in giù di noi. Valentina era concentrata a tirare dalla sua sigaretta, Francesca stava probabilmente aggiornandola sulle più succulente novità riguardanti le coppie della scuola. La bruna si girò verso l'alto un attimo e mi scorse accanto al silenzioso ragazzo dei labiriniti di penna e informò Francesca della mia presenza, ma quando lei fece per avvicinarsi a me le afferrò un braccio e la riportò davanti a se, intimandole, si leggeva bene al labiale, di lasciarci soli "che magari ce scappa 'n limone".

"C-come va Lidia?" mi chiese dopo un po' che osservavo il vuoto. "N-non benissimo, mia mamma è incazzata perchè ieri ho saltato scuola e ora ha detto che non vuole firmarmi la giustificazione. Prenderò una nota." mi torturavo nervosamente le mani intrecciando e sciogliendo le dita e stringendomele ripetamente fino a che non diventarono addirittura un po' sudate nel spiegargli la situazione, anche se notai di fare meno fatica del solito a pronunciare una frase così lunga. Ethan mi guardò un po' dispiaciuto, rpobabilmente si attribuiva parte della responsabilità, anche se quando lo avevo incontrato l'iniziativa l'avevo già presa, ma poi si illuminò nemmeno fosse una lampadina facendomi capire di aver pronta una soluzione. Tirò fuori dallo zaino il blocco nero ed un astuccio, e poi estrasse dal primo un foglio di carta lucida a metà, e dopo averlo messo tra le labbra il tempo di prendere una matita dalla mina morbida lo appoggiò sopra il blocco scrigno dei suoi labirinti di carta a sua volta posato sulle sue ginocchia fasciate dai jeans neri. Lo guardavo interrogativa domandandomi quali fossero le sue intenzioni, ma nemmeno il tempo di formulare un'ipotesi che una sua richiesta sottointese per me una delucidazione. "M-mi dai il tuo libretto?" annuii e subito lo feci saltare fuori dallo zaino mannco fosse un coniglio in un cilindro ad uno spettacolo di magia e glielo porsi. "S-sicuro che le sai fare?" mi informai allundendo alle firme. Certo Ethan era un genio, a mio avviso in grado di fare qualsiasi cosa e di farla bene, ma non potevo rischiare. "S-si, in realtà le saprei fare anche a mano libera m-ma non vorrei sbagliare. G-guardami bene, che con questo metodo potresti riuscirci anche tu dato che hai una buona mano". arrossì fino a che non iniziai a temere che le sue gote si incendiassero anche solo nel farmi un banale complimento come quello di riconoscermi una discreta capacità nel disegno. Certo anche chiedermi di guardarlo era stato per lui sicuramente motivo di grande imbarazzo. E pensare che nemmeno aveva bisogno di invitarmi a farlo, i miei sguardi non resistevano al convergere su di lui. Mise cauto la carta lucida sopra la firma di mia madre e lo ripassò con estrema peculiarità calcando però con decisione i tratti. Capovolse poi il foglio e lo annerrì nel punto dove aveva fatto il calco alla scritta tenendo di piatto la matita. Poi, attento a non sporcare nelle parti circostanti riappoggiò con precisione il lembo trasparente e passò nuovamente con la matita sul nome e cognome di mia mamma, scoprendo poi il segno in grafite perfettamente identico all'originale rimasto impresso sulla linea prestabilita. Mi chiese una penna e non esitai a dargliela, e senza difficoltà rese indelebile la scritta. Mi sorrise e chiuse il libretto per poi mettermelo tra le mani. "G-grazie..non.. non so come ringraziarti." mormorai. "P-potremmo.. ecco.." si passò una mano tra i capelli. "Potremmo.. andare a fare un giro.. u-un pomeriggio"

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