Capitolo 1 - L'arrivo

1.1K 64 10
                                    


L'atrio di arrivo di Milano Malpensa è enorme e l'afflusso di gente è tanta: persone che corrono da una parte all'altra con il bagaglio a mano, coppie che si abbracciano, famiglie che si riuniscono, partenze che vorresti fossero arrivi.
Guardare il mondo fuori da noi stessi fa vedere molte realtà di cui non ne eravamo a conoscenza, specialmente in un aeroporto, o in qualsiasi luogo di partenza, come una stazione dei treni.
Il mio compagno di viaggio è già al terzo sbadiglio, credo che quando arriveremo al taxi aprirà la bocca per mostrare il quarto.
-Sei silenziosa. - dice Victor cercando di prendere la mia valigia dalle mani.
Carissimo, capisco che c'è uno stalker tra i piedi, ma la valigia posso portarla da sola.
-Sto solo pensando a quando arriveremo a casa tua, mi dispiace tanto per il disturbo. Casa mia qui a Milano, oltre ad essere in affitto è anche molto piccola. – ammetto mentre gesticolo in modo imbarazzante per fargli capire che posso farcela da sola.
Effettivamente se l'avessi dovuto ospitare nel mio monolocale, credo che sarebbe fuggito a gambe levate, oppure mi avrebbe detto di cambiare la sistemazione.
-Ma cosa farfugli Anastasia? Non voglio che mi dici queste cose, sono ben contento che Davide abbia chiesto questa cosa a me. Se avessi avuto anche io una sorella nelle tue stesse condizioni, probabilmente la prima persone che mi sarebbe venuto in mente, sarebbe stato lui. – spiega corrucciando la fronte.
Io e lui, prima d'ora, non è che avessimo fatto dei gran discorsoni, ognuno è sempre stato nel suo, probabilmente proprio perché c'era mio fratello di mezzo e anche la differenza d'età.
Victor è, mio malgrado, l'uomo per cui ho una "cotta" da tempo immemore: non riesco a dire di essere innamorata di lui perché non voglio realizzarlo. Lui non sa nulla di tutto questo, ha altre compagne con cui spassarsela, e io non sono il suo ''prototipo'' di ragazza.
Camminiamo a passo spedito verso l'uscita dell'aeroporto, probabilmente per riuscire a beccare un tassista libero.
-Spero che tutto si risolva per il meglio. – dico mormorando. Scuoto un po' la testa e noto che lui mi stava guardando con fare interrogativo.
-Se vuoi ti posso garantire che non morirai di fame e che sono una brava persona. – risponde sorridente.
Oh Victor, so già che sei una brava persona, ma vivere con te non sarà semplice.
-Non ne avevo dubbi. – gli rispondo contraccambiando il suo sorriso.
-Stacey, io vorrei solo che ti sentissi a tuo agio con me. Vorrei che ci fosse fiducia fra noi, ho bisogno che tu ti senta libera di parlar con me di qualsiasi cosa, anche la più piccola e per te insignificante. – si passa una mano fra i capelli neri come la pece con fare esausto.
Potessi passare io le mani fra quei capelli...
Calma Anastasia, calma. Già cominciamo e siamo atterrati da nemmeno un quarto d'ora.
E' un po' preoccupato per me a quanto pare, non credevo che la cosa potesse toccarlo così. Però lo apprezzo, avessi anche io una amica come mio fratello, con cui confidare tutto ciò che penso, sarebbe molto bello.
Eppure non è così, ma fa lo stesso, si vive comunque.
-Anastasia? – Victor mi riporta alla realtà.
Lo guardo di soppiatto perché sono improvvisamente avvampata, non mi ero accorta di essermi persa nei miei pensieri.
-Scusami, i-io... - e adesso cosa mi succede? Non parlo più? Mi è morta la lingua? Accidenti a me stessa e al mio perdermi con poco.
-Senti caldo? – domanda sorridendo.
Ha notato il mio rossore. L'imbarazzo sta crescendo a dismisura e io ho bisogno di una bella ventata gelida. Non riesco nemmeno a guardarlo, che vergogna...
-S-sì, sto morendo di caldo qui dentro, ho bisogno di un po' d'aria. – dico frettolosamente, sorpassando Victor di fretta e furia.
Senza badare alla sua presenza, se mi fosse dietro o meno, sono uscita dall'aeroporto, come se qualcuno mi stesse spingendo da dietro per darmi la forza di andare via.
-Anastasia! – sento urlare.
Faccio finta di non sentire il mio nome e faccio respiri profondi, quando una mano sulla spalla mi afferra da dietro in modo da farmi girare di scatto.
I nostri sguardi si incrociano e i suoi occhi neri per un momento sembrano un tutt'uno con la pupilla.
Stupendi.
-Se già cominci a scappare a fare così da ora, non riusciremo ad andare d'accordo. -
Lo fisso con la bocca aperta, ancora incredula per il tono di voce che ha usato terribilmente severo e deciso.
Sembra così perfetto nei suoi lineamenti, la barba perfettamente rasata, gli zigomi alti e pronunciati, per finire col suo respiro veloce per aver corso.
Dopo poco allenta la presa della mano sulla mia spalla e si schiarisce la gola, come per tornare il dolce comprensivo Victor di prima.
Io abbassola testa e mi volto verso i tassisti fermi: voglio tornare a casa il prima possibile e distrarmi, esser lontana da lui.
-Provo a chiedere a quell'autista fuori dall'auto se aspetta qualcuno. - mi dice.
-Va bene. - rispondo senza nemmeno guardarlo in volto.
Lo osservo avviarsi verso colui che forse potrà accompagnarci a casa e dopo poco tempo, mi fa cenno di andare da lui.
Forse ci siamo, il  lungo viaggio sta per terminare.


********************

Ciao a tutti!
Abbiate pietà di me, ma sto studiando tanto e più di così non sono riuscita a buttare giù niente, perchè gli esami mi occupano per gran parte la testa, ahimè.
Questo Victor sta cominciando già ad imporsi hehe.

Questo Victor sta cominciando già ad imporsi hehe

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



Scent #3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora