"Guarda il muro. Pensa a ciò che vuoi, guarda il soffitto. Ora chiudi gli occhi, inizia ad ansimare, guarda il soffitto. Inarca la schiena, giusto di un poco, tira indietro la testa, schiudi le labbra, guarda il soffitto. Muovi la testa nella direzione che vuoi, se vuoi tieni gli occhi aperti ma ricorda, non guardarlo negli occhi. Tieni gli occhi aperti, ancora un po'. Non guardarlo
Non guardarlo
Non guardarlo
Non guardarlo
Preparati, è l'ora dell'orgasmo."
No, non è troppo presto, sento il suo respiro accelerare; poggio la mia mano - che è sul mio fianco - sul suo petto e il battito veloce del cuore, definisce e avvera la mia ipotesi. "È l'ora dell'orgasmo" mi ripeto. Ho fatto del sesso un lavoro e ne conosco i precisi step. Quasi nessun uomo fa i convenevoli quando ti mostri a loro e ti spogli, guardandoli dritto negli occhi senza che se ne accorgano, perché loro i tuoi occhi non li guardano mai. Nessuno di loro ti chiede se vuoi un bicchiere d'acqua, se hai freddo, lì in piedi, nuda di vestiti e di pudore. Non voglio lamentarmi di questo, ma sono cose che mi fanno riflettere. Molto.
Appena ti vedono andare verso di loro, si lasciano cadere sul materasso con la testa comoda sul cuscino e... aspettano. Aspettano che tu li serva, come un barista ti serve il tuo drink preferito, chiedendoti "Il solito?". Quello che si aspettano da te è proprio 'il solito'. È quando la tua pelle tocca la loro che diventi una bambola inanimata; sentito il contatto, iniziano a poggiarti non delicatamente su di loro e, iniziato l'atto, ti guardano con la bocca inarcata a formare un sorriso malizioso che resta fermo lì come a dire "Ti piace eh?". Tu quello che puoi fare è pensare che quando sarà tutto finito, avrai molti più soldi in tasca, uno stronzo al mondo in meno e molta più giustizia per le strade. Giustizia, sì. È etico dire 'giustizia'? Io sto violando la giustizia, vero? No io sono il capo della giustizia, io avvero il sogno di un mondo ripulito dal marcio e dalla merda. Io sono la giustizia.
Jeoff è arrivato all'apice e io voglio simulare quello che nessuno di loro riesce a farmi mai venire; dicono che quando gli orgasmi di due persone arrivano allo stesso momento, la virilità di un uomo si alza a livelli sovrumani. Mi piace far sentire virile l'uomo, è l'ultima cosa che potranno sentire e sono abbastanza umana da voler concedere loro un'ultimo senso di gioia. E in più, amo avere questo potere sulle persone. Quindi, simulo come al mio solito. Sentire la mia voce in questi momenti mi fa davvero salire un senso di vomito. Al contempo, posso dire di essere diventata una brava attrice.
Pochi secondi.
È tutto finito.
Lui stremato, io mi sposto sull'altro lato del letto e, atleticamente, infilo la mano nelle tasche del giubbotto, lasciato per terra un'ora o forse mezz'ora prima. Tocco il coltello e sono pronta. Sfioro però il pacchetto di sigarette. "Una sigaretta prima di ucciderlo, non me la toglie nessuno". Porto la fiamma dell'accendino vicino al tabacco e del fumo bianco inizia ad uscire dalla mia bocca. Jeoff è talmente stanco da essersi addormentato. Penso che sarà anche più facile da uccidere. Sorrido, tornando a guardare il soffitto e mi viene un colpo di genio. Mi ricordo di avere un set di pastiglie di xanax nella borsa, il mio psicologo me le ha prescritte circa un mese fa. Non ne ho mai presa una, non sono il tipo da medicine, quindi ci sono ancora tutte. Era da un po' che volevo provare un nuovo metodo per uccidere, un modo più femminile. D'altronde "Il veleno è l'arma delle donne". Mi incammino verso la cucina con la sigaretta ancora appesa tra le labbra. Cerco un bicchiere nella credenza e lo poggio sul pulitissimo piano in acciaio. Lo riempio di vino rosso e so che lo beve perché è già aperto sulla tavola. Sgretolo le 30 pastiglie e le mescolo al vino. Prendo un bicchiere anche per me, cercando di ricordarmi la differenza tra uno e l'altro. Spengo la sigaretta sul lenzuolo del letto, bucandolo, mi vesto, infilandomi anche il giubbotto e lo sveglio. Gli porgo il Suo bicchiere, facciamo un brindisi e beviamo voracemente entrambi il nostro vino. Tutto perfetto. Mi alzo, mi guardo intorno e trovo delle chiavi dentro ad un posacenere.
- Sono di casa tua queste?
Le fissa per qualche secondo, stringendo gli occhi.
- Sì perché?
Le lancio in aria, riprendendole al volo e guardo Jeoff.
- Nulla, mi serviranno. Buona giornata, caro Jeoff.
- Ehi, ma che stai dicendo. Smettila con le cazzate, che cazzo..
Mentre prova a finire la frase e ad alzarsi dal letto, ruzzola giù insieme a cuscini e coperte e stramazza a terra, sul tappeto che inizia a sporcarsi di bava e sangue.
- Che cosa mi hai fatto? - prova ad urlare l'uomo, storpiando le parole.
Io non guardo indietro ed esco semplicemente di casa, chiudendo accuratamente la porta a chiave per poi andare verso l'ascensore e decidere che 46 piani di scale fatti a piedi, mi avrebbero dato del tempo per pensare. Scelgo le scale.
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La Vedova Nera
General Fiction- Non è il sesso la parte più bella del mio lavoro; la parte più bella del mio lavoro è quello che accade dopo e, quello che accade dopo, è godermi l'espressione sul volto di quei cazzoni, morti, stesi a terra mentre puzzano ancora di orgasmo.