Cap 27
Sono giorni che non sento Donatella. Mi manca. Non sarò certo io a cercarla però. Sono ancora pieno di rancore per come mi ha umiliato l'ultima sera.
" Eh che cavoli! Nessuno mi ha mai maltrattato in quel modo. Messo alla porta senza motivo apparente".
Eppure devo ammettere che mi manca. Mi scopro a guardare il cellulare nella speranza che mi chiami. In alcune occasioni addirittura sono stato io sul punto di chiamarla. L'orgoglio però mi ha fermato. Sono persino arrivato a rileggere i nostri messaggi. Sono patetico. Davvero patetico.
Sono giorni che mugugno dentro di me e sto male. Per compensare il mio malumore mi accorgo che in reparto mi comporto da vero capo rompiscatole.- Ciao – mi saluta allegramente Giulio – come sei questa settimana. Riusciamo a farci una partita?
- Ho tanto lavoro arretrato – rispondo a malincuore – una lista operatoria infinita. Tu quando saresti libero? Se riesco nel tardo pomeriggio di venerdì potrei raggiungerti al campo.
- Questo venerdì no. - ride e poi riprende – La sai la novità, no?
- Di quale novità parli? Non saranno i soliti pettegolezzi di corridoio, spero. - aggiungo scocciato.
- Oh no. La notizia è sicura. Venerdì noi festeggiamo.
- Dai dimmela. Forza.
- La dottoressa Da Sist torna da dove è venuta: Brescia. - poi esplode in un verso da tifo da stadio – hurrà, hurrà hurrà.
La notizia mi stende. Mi arriva come un pugno nello stomaco. Non riesco neppure a rispondergli.
A fatica mi riprendo.
- Allora ci aggiorniamo per la prossima. - riesco a bofonchiare – Ciao."Ma come? Se ne va e non mi dice niente?"
Sprofondo nella poltrona e vengo assalito da una rabbia feroce. Se ci fossero qui Martino o Luca spiegherei loro il perché non ho mai voluto una relazione seria.
Qualche momento di felicità va pagato con giorni di tensioni, agitazioni, sofferenze, ansie, lacerazioni e malesseri che una sana scopata all'occasione invece non richiede.
"Calma" mi impongo.
Verifichiamo intanto l'informazione. Magari è solo un pettegolezzo, un sentito dire senza fondamento.Prendo il cellulare e scorro i messaggi. Tra noi usiamo Telegram che ci assicura una maggior privacy soprattutto per le foto. Così almeno mi aveva assicurato lei a suo tempo.
Io: " Ciao, come stai?" comincio vago.
Vediamo se risponde. Solitamente le sue repliche sono immediate, ma ora? Aspetto cinque minuti. Dieci minuti.
Il cellulare si illumina.
Luca: " Venerdì dopo la visita si va da Toni. Segnatelo."
Non perdo tempo a rispondergli: lui e il suo stupido fidanzamento! Tutte interferenze che mi snervano. Perché non mi risponde? Quindici minuti. Un'agonia.
Finalmente ...
Donatella: "Io sto bene, grazie. E tu?"
Almeno chiede di me. Adesso come continuo? Dritto al punto.
Io: " Mi hanno riferito che te ne stai andando. È vero?"
Ora la risposta è immediata.
Donatella: "Sì"
Io: "Perché?"
Donatella: "Sono incompatibile."
Oh no, questa risposta non mi basta. Devo vederla. Devo parlarle. Posso ancora farle cambiare idea?
Io: "Possiamo incontrarci?"
Donatella: "Sono molto impegnata"
Eh no bella, non mi scarichi senza dirmelo guardandomi negli occhi.
Io: " Devi pur mangiare. Quando vuoi e dove vuoi. Ti farò compagnia"
Mi sento patetico. Uno zerbino.
Donatella: "Questa sera nella pizzeria sotto casa. Alle otto."
Un sospiro di sollievo.
Io: "Ci sarò. A dopo""Adesso Mario devi giocarti il tutto per tutto. Devi dare il meglio di te questa sera. Ne va del tuo equilibrio. Non puoi continuare come in questi giorni. No. Proprio no."
Cominciamo.
Alle donne piacciono i fiori? Un mazzo di rose potrebbe andare bene come inizio.
Colore. Rosso!
Cerco il telefono della fioreria vicino a casa sua. Chiamo e prenoto un bouquet con tutte le rose rosse che ha. Numero dispari naturalmente.
Mi preparo velocemente: una doccia, un deodorante maschile, la barba non la faccio perché ricordo che le piace un accenno di peluria, un abbigliamento casual, ma griffato.
Pronto.Spostarsi da Venezia alla terraferma è sempre un viaggio lungo: vaporetto e bus che non sempre sono in coincidenza. Questa sera ho tempi stretti, quindi da piazzale Roma prendo un taxi. Giungo appena in tempo prima che la fioreria chiuda. Il mazzo è stato confezionato con cura. Nulla da eccepire anche se il conto mi sembra un po' esagerato. D'altronde questa sera dobbiamo lanciare un segnale, non badiamo a spese. Puntiamo all'effetto.
Arrivo sotto casa sua in anticipo.
Suono o l'aspetto fuori?
Sono troppo impaziente. Suono.
- Ciao – mi risponde al videocitofono – sei in anticipo. Io non sono ancora pronta.
- Posso salire io, così ti aspetto comodo – propongo sfrontato.
- D'accordo sali. Ti lascio la porta aperta. Io sono in camera.
- Arrivo – dico mentre sento il suono metallico dell'apriporta.Salgo le scale evitando l'ascensore per cercare di stemperare la tensione che mi attanaglia da quando ho ricevuto la notizia. Sono emozionato come un adolescente. Non è possibile.
Entro nell'appartamento che conosco bene. Una casa come la mia: ordinata e asettica. Potrebbe benissimo essere fotografata per qualche servizio di arredamento.- Ciao. Sono arrivato – grido dall'entrata.
Il tempo di entrare nel soggiorno e appare. Le porgo immediatamente le rose perché voglio avere le mani libere. Ho voglia di toccarla. Mi è mancata troppo.
- Oh sono per me le rose? - mi chiede stupita.
- Vedi qualcun altro qui? – cerco aiuto nell'ironia per tener sotto controllo quest'agitazione che mi rende incerto e insicuro.
- Oh bella. Mi avevi detto che non dovevo aspettarmi nulla di romantico da te. Sbagliavi? - si avvia in cucina per scegliere il vaso adatto per metterle in acqua.
- Ebbene hai vinto. Mi sei mancata. Queste rose sono il mio modo per scusarmi per non averti cercata in questi giorni. L'ultima volta mi hai messo alla porta e mi sono offeso.
- Ti accorgi ora che sono importante per te. Ora che me ne vado?
- ... Sì ... no ... sì – balbetto senza riuscire a completare il mio pensiero.
- Sì o no? - ripete burlandomi.
- No, sapevo da molto che stavi diventando importante per me. Sì, la tua partenza ha scardinato tutte le mie sicurezze. Mi ha spinto a venire qui per chiarire quello che provo. La paura di perderti mi ha portato una tale confusione ... Ma davvero te ne vai?
- Avevo deciso, sì. - mi guarda attentamente ora che le rose ingombranti non sono più tra noi. - Avevo firmato ma non ho ancora spedito la richiesta. So che alcuni collaboratori festeggeranno venerdì la mia partenza. - conclude amareggiata.
- Lo fanno perché non ti conoscono. Se mi permetti, sei tu non ti sei fatta conoscere.
- Oh sì. Riconoscono le mie competenze, ma non mi possono soffrire. E poi sono una donna. Conosci tanti uomini che amano farsi comandare da una donna? Io dico sempre quello che penso.
- In questo modo troppo diretto hai rattristato molti tuoi collaboratori. Io per primo mi sono sentito attaccato e mal giudicato da te.Mi viene un'ispirazione. Se riesce potrei anche farle cambiare idea. La domanda non è stata ancora inviata. Tutto si può aggiustare.
- Ho una proposta da farti.
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Non succederà mai ...
ChickLitScoprire che si può superare il passato. Che non si può resistere all'amore. Che si può nuovamente sentire il bisogno di una famiglia. Di un figlio. Che importa se anche tu romperai la promessa che unisce i tre amici ...