"Vento che soffia impetuoso dal Nord"

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Un paio di ore dopo la ragazza era pronta e si aggirava come un'anima in pena in mezzo al trambusto degli ultimi preparativi fermandosi a contemplare la propria immagine ogni volta che, nel suo girovagare senza meta, incontrava uno specchio o anche solo una superficie sufficientemente riflettente. Le serve l'avevano lavata e cosparsa di oli profumati poi Euridice, la schiava ionica che sua madre aveva ricevuto come dono di nozze da suo padre quando erano soltanto promessi, le aveva arricciato i lunghissimi capelli castani e glieli aveva acconciati intrecciandoli, secondo la moda greca, con nastri dorati che facevano risaltare il colore particolare dei suoi occhi cangiati. Il velo glielo avevano attaccato con fermagli alla base dell'acconciatura più come omaggio simbolico verso la tradizione che come segno di pudicizia visto che, nei fatti, non copriva nulla ed era puramente estetico come voleva la moda che giungeva dal mondo Occidentale. Infine le avevano fatto indossare l'abito verde smeraldo e oro che aveva ricevuto poche lune prima da sua madre in dono per il suo diciottesimo compleanno. Quando si era vista per la prima volta aveva pensato che non sembrava nemmeno più lei. "Lys! Per tutti gli dei dell'Olimpo, sei uno splendore!" la voce di suo fratello la sorprese alle spalle mentre era completamente assorta tra i suoi pensieri quindi non potè evitare ti trasalire vistosamente come un ladro colto in flagrante. "Hektor! Ma che vi prende oggi? Vi siete messi tutti d'accordo per farmi morire di paura? Poi sai che nostro padre non vuole assolutamente che nomini quei demoni che i greci osano chiamare dei. Nemmeno per imprecare." lui ignorò completamente il suo rimprovero stizzito. Il modo in cui il suo sguardo critico percorreva ogni centimetro del suo corpo, trattenendosi più a lungo sugli ampi lembi di pelle ambrata che l'abito lasciava generosamente scoperti, la irritava. "Non ti sembra troppo trasparente? Cos'è mamma ha deciso di trovarti marito? Ho sentito che ci saranno alcuni ufficiali degli Immortali ma gli farò scoprire, a loro spese, di essere mortali come tutti se solo proveranno a fissarti troppo a lungo." concluse cercando di dissimulare con una facezia il tono minaccioso. Lys sapeva bene quanto suo fratello poteva essere geloso e possessivo e per un secondo ebbe paura che si mettesse nei guai: per quanto fosse bravo con la spada la fama che circondava il corpo scelto della guardia personale del Gran Re non poteva essere certo immeritata. "Non dire sciocchezze! Sai bene quanto me che sono promessa fin dalla nascita al secondogenito del satrapo di Caria. Nostra madre vuole solo dare la miglior impressione possibile della nostra famiglia quindi cerca di non fare le cose assurde che fai di solito perché stavolta nostro padre sarebbe capace di darti in pasto ai suoi cani da caccia a costo di far ereditare a me la satrapia." gli rispose a tono fulminandolo con i suoi straordinari occhi che in quel momento avevano assunto riflessi dorati. "Sai se non fossimo due gocce d'acqua dubiterei fortemente che tu sia la mia gemella per quanto sei noiosa e poco brillante. Cosa sei diventata ora, un pappagallo? Perché sei davvero poco originale a imitare le minacce di nostro padre." la prese in giro bonariamente. "Smettetela subito di bisticciare voi due! Sono già entrati tra le mura della città, a momenti saranno qui." fu il satrapo stesso a mettere fine al loro battibecco.

Lys si sentiva il cuore in gola mentre si disponeva accanto al suo gemello davanti al lato destro del rialzo su cui erano state allestite in tutta fretta due ricche sedute per gli ospiti. Dall'altro lato si trovavano il satrapo suo padre e sua madre e, disposti lungo le pareti della sala, i dignitari e i nobili della città e della regione con le loro famiglie. Quando finalmente le porte di fronte vennero spalancate ormai le tremavano le mani per l'emozione. Hektor lo notò e intreccio le dita alle sue per pochi secondi cercando di darle conforto ma Lys sapeva benissimo che lui non era meno agitato. Per primi entrarono due bellissimi bambini che ritmavano una solenne melodia su piccoli tamburi. Fu poi il turno di mezza dozzina di Immortali, tutti rivestiti della splendente armatura da parata, che presero velocemente posto in giro per la sala in modo da tenere la situazione sotto controllo. Tre fanciulle e due fanciulli scarsamente vestiti attraversarono a passo di danza lo spazio che separava le porte dai troni improvvisati gettando petali di fiori sulla terra che avrebbero toccato i piedi del Gran Re e del suo erede. Infine due mangiafuoco e poi un giocoliere si esibirono tra le esclamazioni ammirate e divertite degli astanti. La ragazza cominciava ormai a pensare che quella vivace e coloratissima processione non sarebbe mai finita quando tutti gli astanti si ammutolirono all'ingresso di un uomo dall'aspetto a dir poco mediocre. Vederlo finalmente fu per Lys una pungente delusione. Aveva tanto sentito decantare la sua gloria e le sue imprese che aveva sempre associato al suo nome un aspetto fisico quanto meno "eroico": l'aveva immaginato come un alto e massiccio guerriero ancora molto affascinante benché non più giovane come un tempo mentre ciò che si trovava di fronte era un omino che aveva passato da un pezzo la cinquantina, di almeno mezza testa più basso di suo padre e decisamente tarchiato, per di più vestito meno riccamente del più umile dei dignitari lì presenti. Gli unici particolari che facevano capire che si trattava proprio del Re dei Re, Luce degli Ariani e Signore dei Quattro Angoli della Terra erano la sopravveste reale dalle ampie maniche pliessate e la tiara rigida che, contrapposta alle tiare flosce dei satrapi, era il simbolo per eccellenza del potere imperiale. Era talmente concentrata sul dispiacere per le proprie fantasie infantili infrante che suo fratello dovette darle un colpetto non molto delicato per farle capire che non stava rispettando il cerimoniale previsto per quando ci si trovava al cospetto del Gran Re e farle notare che era l'unica della sala che ancora non si era inchinata quindi, vergognandosi terribilmente per la propria gaffe, piegò le ginocchia e abbassò la fronte fin quasi a terra nella prostrazione che era un'antica tradizione del suo popolo. "Satrapo Jafar dell'Aria, alzati e parla liberamente al tuo Re." Dario scandì con decisione le parole della formula che dava, da quel momento in poi, il permesso alla persona cui era rivolta di parlargli anche senza essere direttamente interrogata. Suo padre ubbidì immediatamente e dopo aver baciato la terra ai suoi piedi si alzò con eleganza. "Mai come in questo giorno straordinario ho desiderato tanto ardentemente avere una dimora meno umile per poter accogliere più degnamente il mio Re e dio. Spero di riuscire a rimediare alla mancanza di risorse con il calore dell'ospitalità." rispose continuando a seguire il cerimoniale che prevedeva di parlare con estremo rispetto e umiltà. "Ne sono certo. Darice, cugina adorata, sono trascorsi molti anni dall'ultima volta che ti ho vista ma il tempo non ha fatto sfiorire per nulla la tua bellezza. Ti trovo forse persino più raggiante di un tempo." disse il Gran re dopo averli raggiunti ai piedi del rialzo e aver fatto cenno a tutti di alzarsi. "Il mio Re è troppo buono con me." rispose sua madre visibilmente lusingata dai complimenti tanto che Hektor non riuscì a reprimere una piccola smorfia di disgusto che cercò in fretta di dissimulare ma che non sfuggì allo sguardo attento di Lys. "E questi devono essere i vostri figli. La somiglianza tra loro è quasi straordinaria. Partorire dei gemelli è una benedizione rarissima, sopravvivere per la madre lo è ancora di più ma vederli raggiungere la maggiore età è quasi impossibile, miracoloso potrei affermare. Vorrei poter ricambiare presentandovi mio figlio, ma Serse è come il vento che soffia impetuoso dal Nord: freddo e indomabile. Nonostante le mie insistenze, ha voluto come al solito fare di testa sua e visitare la città prima ancora di venire a compiere il suo dovere di ospite." Benché quelle di Dario fossero parole di rimprovero per un comportamento universalmente ritenuto inappropriato, nel suo tono di voce si percepiva chiaramente una nota di orgoglio per quel figlio tanto fiero e deciso, degno del titolo che un giorno avrebbe ereditato.

Angolo autrice:
Mi sono resa conto solo ora che non ho detto che ovviamente ci sono e ci saranno personaggi, luoghi e fatti storici ma mescolati ad altri frutto della mia immaginazione (che comunque sono il più verosimili possibile). È pur sempre un romanzo, non un libro di storia. Ci tengo a precisarlo da subito per evitare che ci siano fraintendimenti o che qualcuno prenda tutto per vero. Alla prossima 😘

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