Il sole delle tre baciava la chiesa di piazza San Jacopo: a Emilia il giallo di Napoli che avvolgeva la facciata dell'edificio aveva sempre suscitato un accanito senso di repulsione, probabilmente perché lei, col giallo di Napoli, non ci sapeva fare per niente. Emilia era al terzo anno di liceo artistico, al Cecioni, roba che al terzo anno con gli acrilici dovresti essere un giovin Leonardo, o insomma, quasi. Ma Emilia da Leonardo preferiva tenere le distanze, perché lui era il grande maestro, non sia mai che poi diventasse più brava lei - e chi glielo diceva dopo alla professoressa che aveva eguagliato il Bastardo di Vinci?
Perché se all'artistico compri il rosa carne già fatto son guai seri, di colori bisogna avere soltanto i primari e qualche barattolo extra. Si parte dalla base giallo di Napoli e poi si aggiunge un po' di magenta, preferibilmente rosso vermiglio, una punta di bianco e uno sputacchio di blu... infine si mescola il tutto. A Emilia il rosa carne non usciva mai fuori come avrebbe dovuto, o troppo rosso che sembrava che il tipo dipinto fosse stato preso a pizze in faccia, o così giallo che incuteva il timore potesse attaccarti l'ittero, anche se l'ittero non è contagioso.
E poi, era dannatamente convinta che vicino al bar di Baracchina Bianca la chiesa dovesse esser bianca, altrimenti l'avrebbero chiamata Baracchina Giallo di Napoli, che a sentire un nome del genere gli ufficiali di marina si sarebbero rinchiusi in Accademia piuttosto che andarci a fare gli aperitivi.
Emilia saltò sul cornicione che divideva la piazza dal mare, si attorcigliò la corda che da sempre era legata ben salda alla terrazza intorno ai pugni e si calò giù, sulla passerella in cemento di San Jacopo.
Quando i piedi le piombarono a terra, iniziando a bruciare come avessero toccato un carbone ardente, Emilia rivolse lo sguardo verso il mare. Proprio lì, sull'ammasso di cemento che dava sullo scoglio livornese, Emilia si sentiva a casa.
E come la risacca che arriva a baciare la sponda per poi riprendersi ogni cosa e portarla via con sé, il mare si era ripreso gli occhi di Emilia e li aveva portati lontano, lì dove poteva starsene tranquilla.
E nelle orecchie continuava a cantare il suo Fabrizio, mentre le onde si infrangevano sugli scogli sotto di lei e il vento le rubava i pensieri: "...ma il vento che la vide così bella, dal fiume la portò sopra una stella".
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COME IL MARE IN TEMPESTA
Dragoste♡ COMPLETA ♡ Emilia ha sedici anni e un amore sconfinato per la sua terra. Tutti i pomeriggi, dopo scuola, si rifugia in piazza San Jacopo, dove il mare bagna le coste della sua Livorno, depurandole l'anima e lasciando scorrere via i pensieri più tr...