Capitolo 21

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“Madison”

Eravamo poco distanti dalla stanza in cui erano tutti riuniti, le voci si sentivano allegre e squilanti, anche a 100 metri di lontananza. Luke era sempre girato dalla parte opposta, pronto ad avvisare in caso di un avvistamento. Justin apriva la fila, con me subito dopo. Camminavo fianco a fianco con Lilly, che teneva un coltello in una mano e una frusta nell'altra. Che cavolo voleva fare lì dentro con una frusta?

Arrivammo a pochi passi dalla porta.

-Sono tutti armati- sussurrò Justin, girandosi verso di noi.

-Quando busserò voi dovrete stare sull'attenti. Sono troppi non posso non usare una pistola. - disse, ma non lo capii. E forse nemmeno gli altri. Lui alzò gli occhi al cielo.

-Io entrerò lì dentro e sparerò a più uomini che posso, ma se dovessero colpirmi, e lo faranno, saranno già tutti armati. Madison e, tu dovrai andare a chiamare Austin e Ash e voi...- disse guardando gli altri. Loro lo fissavano increduli, alle sue parole. Lui non poteva essere colpito, non poteva sacrificarsi.

-Voi dovrete ucciderli, tutti- disse.

-No- risposi, mi fissarono, increduli. Forse non avevano mai detto di no ai piani di Justin.

-Non permetterò che ti uccidano- dissi, trattenendo le lacrime. Lui era un ragazzo egoista, stronzo, crudele, ma restava Justin il più grande killer della sua età.

-Tu sei Justin Bieber, tu non puoi fallire- dissi, con tale sicurezza che mi sbalordii di me stessa. Lui mi sorrise, in risposta.

-Cercherò di non morire, ma in caso contarario...scappa- disse. Io annuì. Poi non capii più nulla. Justin teneva tra le mani due pistole e ai fianchi altre due. Portò la mano alla porta e diede due colpi secchi.

-Avanti Greg, non devi mica bussare!- rispose una voce, seguita da alcune risate. Justin abbassò piano la maniglia, infastidito dall'impugnatura dell'arma. La porta si aprì cigolando e gli spari iniziarono. Justin sembrava indemoniato. Sparava a più non posso, per tutta la stanza. Delle urla invasero l'aria, sembrava un campo di battaglia, ma la cosa che più mi sconvolegva era che quegli uomini era dodici. Dodici contro Justin.

Del fumo e del sangue uscirono dalla stanza, chiusi gli occhi, cercando di non piangere. Che cosa stavo facendo? Dove ero arrivata?

Sentii qualcuno urlare il mio nome, aprii gli occhi, era Lilly.

-Scappa Madison, vai dagli altri- urlava, dietro di lei non c'era più nessuno. Voleva dire solo una cosa.

-L'hanno colpito- balbettai, con gli occhi lucidi. Lilly mi prese per un braccio e mi fece girare, lui era lì, ancora in piedi, ma ferito. All'interno di quella stanza era tutto un caos. Michael era contro un uomo, alto molto più di lui, lo guardava ridendo, mentre alzava un coltello su di lui.Urlai, urlai più forte che potevo. Ci fu un altro sparo e quel gigante cadde a terra, dietro di lui Luke teneva la pistola dritta davanti a lui. Mi guardò, con il panico negli occhi.

-Scappa Madison!- urlò, mentre un altro uomo gli fu addosso. Lo spinse a terra e inizio a lanciargli pugni in faccia, essendo a cavalcioni su di lui. Mi si ammoliromno le gambe, non potevo permetterlo. Mi feci coraggio e strinsi a me il coltellino che Ash mi aveva regalato. Entrai, l'aria era umida, con una puzza immensa di sangue. I corpi di molti uomini erano a terra, tramortiti, alcuni ormai senza segno di vita. Vidi un ombra su di me, in preda al panico alzai lo sguardo e uno di loro era lì. Caricava un pugno, non avevo nemmeno la forza di urlare. Qualcosa di sottile, come un filo, gli circondò la mano e tirò, facendolo cadere in ginocchio. Urlava dal dolore, mentre io ricominciai a camminare verso l'uomo che picchiava Luke. Il mio migliore amico era ormai sfinito, non lottava più per la vita e l'uomo sopra di lui era pronto per buttargli un mattone in pieno viso. Feci ciò che non mi ero mai sognata di fare. L'uomo abbassò il mattone e si girò. Lo vidi, metre tenevo il coltello infilato tra le sue scapole. Riuscii a vedere la luce dei suoi occhi, abbandonarlo. Cadde addosso a Hemmings. Con le mani insanguinate lo spinsi via e mi inginocchiai accanto a lui.

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