1. C'era una volta

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Ci sono storie che si tramandano di generazione in generazione, storie che parlano di miti e leggende, di uomini e donne coraggiose, di eroi, di creature mistiche e malvagie, di cavalieri e di maghi, di re e di regine.E poi ci sono quelle che parlano di principi e principesse, tutte storie romanzate dove l'amore trionfa e dove la principessa aspetta con ansia il suo cavaliere, sul suo nobile destriero, in attesa che egli la salvi da un destino infausto.

Ma la realtà è ben diversa e non tutte le principesse, alla fine, scelgono di amare il principe.
E dove ci sarebbe stato un "per sempre felici e contenti" questa volta sarà l'oscurità a trionfare.

Guardai l'orologio sul comodino.
Sono già le 11.00? No, non ho voglia di alzarmi, non oggi, non nel giorno del mio ventunesimo compleanno.

Poche decine di anni fa quello sarebbe stato un gran giorno per una normale ragazza inglese, ma da quando vennero istituiti i Regni Antichi tutto prese una forma diversa, un'inclinazione di una realtà distopica che nessuno si sarebbe mai aspettato.
All'improvviso sorsero i re e le regine, ognuno a capo di un Regno diverso, tutti loro circondati da una gerarchia che li vedeva indissolubilmente a capo di quelli che fino a pochi anni prima erano dei semplici stati.
Fattostà che da semplici nazioni si trasformarono in Regni, la monarchia prese posto alla democrazia e per quanto assurdo potesse sembrare funzionò meglio questa forma di governo rispetto a molte altre in precedenza.
Ma per far sì che ogni principato non entrasse in conflitto con l'altro si istituirono poche e semplici regole tra cui stringere alleanze attraverso matrimoni combinati tra i futuri eredi al trono degli imperi confinanti.
Buffo perché, se non fosse stata questa la situazione avrei creduto di trovarmi in una magica quanto assurda fiaba Disney.
Ed essendo in un mondo bello quanto assurdo la regola voleva che ogni principessa, al compimento dei propri ventun anni, si trasferisse in pianta stabile da uno degli Oscuri Signori che popolavano il Regno, nobili demoni dalla potenza e crudeltà tale da incutere timore nella maggior parte delle persone; tutto questo per far si che ella rimanesse ad attendere il nobile cavaliere che avrebbe sfidato il diavolo carceriere, sconfiggendolo e di conseguenza ottenendo la sua tanto ambita mano. Il che implicava che se nessuno fosse riuscito a sconfiggere il demone... bhe, lunga vita e prosperità alla zitella che avrei rischiato di diventare.
E conscia di essere vicina alla mia incarcerazione e di non aver nemmeno potuto scegliere il mio cavaliere... come avrei potuto dunque festeggiare?
Praticamente questo era (e probabilmente sarebbe stato) il mio ultimo giorno da donna libera.
C'erano tante cose che avrei voluto dire prima di andarmene, urlare contro mio padre che quel sistema era vecchio e bigotto, che era ridicolo che nonostante le leggi sui diritti umani e inumani ancora ci fossero queste regole assurde che limitavano la libertà di alcuni. Avrei potuto battere i pugni, dirgli che ero sua figlia e non semplice carne da vendere al miglior offerente... eppure se era questo il mio destino non potevo fare altro che arrendermi, perché trasgredire a poche semplici regole significava andar incontro a morte certa. Un bel modo di concludere la propria esistenza no? Sotto la lama di una spada, al cospetto dell'intero Regno, inneggiando ad una libertà che non potevo avere.

Probabilmente la stavo facendo più pesante di quello che era. Magari non avrei dovuto attendere nemmeno qualche mese prima che il mio futuro marito mi salvasse, magari avrei potuto ambire a qualcosa di meglio in futuro e la libertà non sarebbe stata più solo una mia illusione.
Anche se in cuor mio avevo già accettato l'idea di finire come una di quelle anziane signore che vivono sole con una marea di gatti. L'idea non mi sembrava così male a pensarci, dopotutto sarebbe potuta andare peggio. Non sapevo ancora in che modo ma era possibile.

Dopo mille pensieri riferiti a quanto sfigata io fossi mi accorsi di aver speso quasi un'ora a rimuginare a letto.
"Oh mio dio" guardai l'orologio come se lo vedessi per la prima volta "è quasi mezzogiorno porc...di quella..." cominciai a correre per la stanza cercando abiti in ognuno degli armadi a muro che avevo nonostante finissi sempre col mettere gli stessi paia di jeans e la stessa consumata camicetta lilla smanicata.
Mentre mi lasciai prendere dal panico sentii il telefono vibrare da qualche parte nella camera.
"Ma dove..."
Vidi una palla di lungo pelo bianco stiracchiarsi sul mio letto.
Barone? Eri sul letto con me e non me ne sono nemmeno accorta?
Per qualche strana ragione più mi avvicinavo a lui più sentivo la vibrazione del cellulare.
Alzai il sederone paffuto del micio e trovai l'oggetto incriminato vibrare quasi fino ad esplodere.
Diciotto chiamate perse???
Era Astrid, ma cosa vuole a quest'ora del... del giorno in effetti, sbaglio pure a chiedermelo.
Risposi alla diciannovesima chiamata fingendo nonchalance per non farla insospettire.
"Ma dove stracazzo eri? Ti ho chiamato venti volte!" la sua voce era così acuta e potente che Barone si vide costretto a fuggire via dal letto prima che il suo strepitare gli perforasse un timpano.
"Stavo... cercando di... bhe... " cercai di accampare scuse ma con lei non attaccava.
"Stavi dormendo, ecco cosa stavi facendo! Possibile che nemmeno con le chiamate ti sei svegliata!?" alzai gli occhi al cielo, eccola che ricomincia.
"Senti non mi va di parlare adesso, non sono dell'umore..." provai a concludere lì la chiamata ma Astrid non demordeva.
"Lo so lo so, è per questo che ti ho chiamata, per tirarti su di morale e per dirti che questo pomeriggio vengo a prepararmi per la festa da te!" Aspetta cosa?
"D-davvero?" non seppi come reagire.
"Davvero! E' una serata importante, vedrai tutti i principi che si contenderanno la tua mano nei prossimi mesi, non sei eccitata?"
Sospirai cercando di riappacificare il cervello che non faceva altro che urlarmi di riattaccare.
"Potrebbero passare anni" risposi infine con rassegnazione.
"Ma che anni e anni! Sei bella, giovane e sei la futura erede al trono di uno dei Regni più importanti del pianeta, vedrai che ci sarà mezzo mondo stasera, una costellazione di figaccioni, roba che Manzolandia a confronto è solo un parco giochi!" sorrisi divertita. Manzolandia era un nome che Astrid aveva affibiato ad un locale in cui eravamo solite andare famoso per essere frequentato dal meglio del meglio che la città potesse offrire, modelli, attori e chi ne ha più ne metta. In realtà il nome del posto era "The dead star" ma lei aveva preferito ribattezzarlo con un titolo che suonasse più appropriato.

"E se fossero tutti brutti? Tipo nerd sfigati?" finsi un broncio che lei non poteva vedere.
"Prendi in giro? Tu stessa lo sei!"
"Si ma inganno tutti con l'apparenza" me la risi sotto i baffi ma convinta che Astrid non fosse riuscita a sentirmi dall'altro capo della cornetta.
"Si si fai meno la sbruffona, stasera dovrai fare colpo su quanti più manzi trovi, così almeno non dovrai stare molto tempo lontana da casa" ribattè.
"Farò del mio meglio" questa conversazione è imbarazzante.
"A proposito, sai già da chi andrai? Avevo sentito tuo padre annunciare che essendo l'erede al Trono del Regno Unito ti avrebbe assegnata ad un demone antico, uno dei più anziani di queste terre"
Sospirai.
"Infatti, era questa la mia preoccupazione, più un demone è antico più è forte,di conseguenza maggiori sono le possibilità che nessuno lo sconfigga e che io rimanga zitella"
"Oh mio dio quanto la fai lunga, vedrai che non sarà poi così male, ho sentito anche dire che certi di loro sono sin affascinanti" inarcai un sopracciglio confusa.
"E dove l'avresti sentita questa roba? Lo hai almeno mai visto un demone comune? Se sono giovani sono scialbi e se sono vecchi sono tutti rattrappiti e orridi, nonostante la loro capacità di prendere l'aspetto umano non sono un granchè" ribattei.
"Siiiii ma stiamo parlando di un demone antico, quelli sono di tutt'altra pasta dammi retta, non essere così pessimista, e poi dovrai solo conviverci no?" sospirai per l'ennesima volta.
"Senti ne riparliamo poi stasera ok? Ora non mi va, ci vediamo dopo" e chiusi la chiamata dopo aver sentito un suo "ciao" stizzito.
Guardai svogliatamente camera mia, probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta della mia vita là dentro. Anche volendo essere ottimisti, una volta tornata niente sarebbe stato più come prima, mi sarei trovata accompagnata da un uomo che probabilmente nemmeno avrei amato per poi dover regnare su questo paese in veste di regina. Non me la sentivo, eppure erano ventun anni che venivo preparata a quel preciso momento.
Tutte le mie coetanee erano libere di scegliere da sé, avevano mille ambizioni e sogni da realizzare, mentre io, tra quelle quattro mura mi sentivo in trappola prima ancora di entrarci effettivamente.
Quella vita era per me una condanna, e pensare che ci fossero state pure persone che mi invidiavano o che avrebbero voluto essere al mio posto mi dava il voltastomaco.
Barone si stiracchiò pigramente per poi venire verso di me.
Piegandomi per prenderlo in braccio mi fece una piccola smorfia infastidita.
"Mi mancherai piccola peste" gli sorrisi tristemente "potessi ti porterei con me".
Mi osservò con quei suoi grandi occhi verdi, come se improvvisamente potesse leggermi nell'anima.
"Che passino giorni, mesi o anni, farò del mio meglio per tornare!" e, chiudendomi la porta della stanza dietro, mi avviai verso quello che sarebbe stato il mio ultimo giorno di libertà.

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