5. Dorian

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Quando mi svegliai era ancora notte.
Non seppi dire che ore fossero ma l'oscurità avvolgeva l'auto come inchiostro denso.
Vidi delle goccioline rincorrersi lungo i finestrini della macchina seguite dal costante ticchettio dei tergicristalli sul parabrezza.
A quanto pare l'uggioso tempo inglese mi avrebbe accompagnata per tutto il viaggio verso la Scozia.
Sospirai assonnata chiedendomi quanto tempo fosse passato e quanto ancora avrei dovuto stare seduta su quel sedile di pelle prima di arrivare a destinazione.
Cercai di guardare oltre il sedile del conducente ma non riuscii a vedere nulla, un vetro ci separava lasciando che il rumore dell'acqua fosse l'unica cosa a riempire quel piccolo abitacolo in cui stavo.
Tirai la testa indietro sbuffando.
Sul sedile accanto al mio era rimasto l'artefatto, con il nome dell'Antico che compariva scuro tra le pieghe della carta.
Rimasi a fissarlo per non so quanti minuti, chiedendomi che aspetto avesse.

Ma un rumore attirò la mia attenzione.
Il vetro blindato di fronte a me si abbassò rivelando una grossa testa di corvo a fissarmi.
Rimasi interdetta con gli occhi fissi nei suoi.
Un demone con il corpo umano e la testa di volatile, in divisa da autista con tanto di cravatta e cappello, mi fissava per accertarsi che fossi sveglia.
"Siamo quasi arrivati milady" fu tutto ciò che disse.
Nonostante l'aspetto antropomorfo la sua voce era calda ed accogliente quanto quella di un umano.
Vedere quel grosso becco muoversi di fronte a me fu quasi surreale.
Non avevo visto molti demoni in vita mia e solitamente avevano un aspetto simile al nostro per confondersi, era difficile si mostrassero come mezzi uomini e mezzi animali.

Ma feci finta di niente per non destare troppo la sua attenzione e feci un cenno con il capo per confermargli di aver capito.
Guardai dunque fuori dal finestrino quando finalmente, in lontananza, vidi piccole luci apparire dal nulla, danzando attraverso le gocce di pioggia come in un ballo regale.

Non seppi dire da dove provenissero ma lentamente, nell'oscurità in cui eravamo immersi, si delineò il profilo di un'enorme magione, sicuramente molto più grande di quanto mi fossi mai potuta aspettare.
Dalle finestre compariva una luce calda e fioca, tutt'intorno regnava invece il silenzio interrotto solo dal rumore della pioggia.

La macchina attraversò un lungo vialetto di ciottoli per poi fermarsi proprio davanti alle scalette che portavano all'entrata della villa.
Rimasi in auto con il naso quasi incollato al vetro spiando ogni piccolo dettaglio che i miei occhi riuscissero a vedere.
Il demone-corvo scese e mi aprì gentilmente la portiera accompagnato da un ombrello per ripararmi dalla pioggia.
Per quanto assurdo fosse in apparenza mi trasmise un senso di calma, ben più di quanta ne avessi io in corpo.
Uscii quindi anch'io seguita da quel mezzo uomo fino ad arrivare davanti al portone d'entrata oltre il quale avrei conosciuto il mio nuovo Padrone.
Strinsi l'artefatto dietro la schiena cercando di nascondere l'angoscia che mi attanagliava quando un uomo distinto, alto circa un metro e un barattolo, mi aprì la porta sfoggiando il suo sorriso semi nascosto da due folti baffi castani.

"Benvenuta!" esordì con un caloroso abbraccio.
"Io sono il maggiordomo della tenuta, puoi chiamarmi Poe e quello dietro di te è il nostro autista Vladimir che avrai già conosciuto ovviamente" disse sorridendomi affabile.
Aveva un'aria composta e buffa e quella breve presentazione bastò a farmelo piacere.
Mi fece cenno di entrare e mi accolse nell'enorme salone della villa.
Al suo interno l'architettura era piuttosto antica ma ben tenuta, l'atmosfera era calda ed accogliente e un profumo di vaniglia e sale aleggiava nell'aria soave.
In effetti, mi resi conto di aver sentito un odore salmastro appena scesa dalla macchina, tuttavia ero ancora troppo nervosa ed intimorita per farci caso.

Poe mi presentò a tutta la servitù, non saranno stati meno di una dozzina tra cuochi, cameriere e giardinieri.
Era impressionante il numero di persone che lavoravano all'interno di quel luogo, doveva essere davvero enorme per richiedere tutta quella manovalanza.
Rimasi poi immobile a fissare l'enorme scalone principale che si divideva in due portando al piano superiore.
Mi aspettavo di veder comparire l'Antico da un momento all'altro, proprio su quei gradini, tuttavia fui sorpresa alle spalle.

Il portone da cui ero entrata si spalancò sbuffando al suo interno una violenta folata di vento e pioggia facendo arretrare tutti i presenti.
Mi voltai di scatto e un grosso essere alato, nero come la notte, fece il suo trionfale ingresso all'interno del salone, lasciandomi totalmente a bocca aperta.
Completamente fradicio e con dei riflessi che richiamavano il blu del mare, il manto dell'essere comincio a scomparire in denso vapore rivelando al suo interno un uomo...anzi, un demone.

Due occhi celesti, quasi di ghiaccio, si piantarono nei miei.
Rimasi a bocca aperta cercando di inalare più aria possibile ma in quel momento mi parve quasi che quella creatura se la fosse risucchiata tutta.
Alto qualcosa come un metro e novanta, con i capelli di un castano tendente al ramato ed un aspetto estremamente elegante tipicamente inglese, l'Antico fece un passo in avanti nella mia direzione tendendo una mano per presentarsi.

"Io sono Dorian di Scozia, il demone più potente di queste terre nonchè il tuo futuro Padrone"
Lo disse in un modo così glaciale... era chiaro che il suo intento fosse quello di incutermi timore, un essere del genere non lo incontri tutti i giorni e lui di sicuro ne era consapevole.
Deglutii cercando di non soddisfare quel suo palese desiderio di vedermi atterrita ma, anzi, tesi la mano convinta e mi presentai a mia volta:
"Sophie, futura erede del Nuovo Regno Unito e tua futura regina" ribattei piccata.
Colsi nei suoi occhi un lieve stupore, era chiaro che nessuno lo avesse mai sfidato con cotanta arroganza.
Tuttavia non si tradì e rimase a fissarmi impassibile.

Con estrema riluttanza gli porsi dunque la Dichiarazione di Fedeltà.
Dorian afferrò il pezzo di carta come se fosse un insetto disgustoso, un'espressione seccata comparve sul suo volto.
"Perfetto, quindi è ufficiale" concluse secco.
Con un cenno del capo fece avvicinare poi il suo maggiordomo.
"Poe, accompagna la nostra ospite nelle sue stanze, domani poi, quando si sarà riposata, le mostrerai il resto della casa ed inizierete con le lezioni, io adesso ho da fare" disse infine, staccando i suoi occhi dai miei.
Girò seccamente i tacchi dandomi le spalle e scomparì sulla tromba delle scale lasciandomi sola con il resto della servitù.
Che cafone pensai.

Poe mi guardò sempre sorridente "E' fatto così" esordì come se potesse leggere nei miei pensieri.
Lo guardai confusa ma non dissi nulla e lo seguii verso i miei alloggi.
Mentre attraversavamo i lunghi corridoi della villa mi sorse una domanda:
"Di che lezioni parlava?" chiesi.
Il maggiordomo nel frattempo trafficava con le chiavi.
"Non si preoccupi" rispose "domani le spiegherò tutto, ora la prego di riposarsi, ha fatto un lungo viaggio e immagino sarà stanca" disse facendomi accomodare nelle mie stanze.

La camera era assurdamente grande e assurdamente bella, piena di decorazioni che riprendevano lo stile gotico e barocco, colori sgargianti e rifiniture in oro, le pareti di un azzurro cielo e le tende scure con piccole conchiglie e stelle marine ricamate sopra.
C'erano tantissime finestre e il letto era moderno e riprendeva i colori del mare, sui cuscini erano state ricamate le mie iniziali e nell'aria si poteva sentire il profumo del gelsomino, il mio preferito.
Mi voltai verso Poe, estasiata, come potevano sapere che amavo questa fragranza e sopratutto che quello era il genere di arredamento che prediligevo?

Ancora una volta l'uomo mi sorrise come se sapesse perfettamente a cosa stavo pensando:
"Ho avuto modo di parlare con suo padre milady e mi sono preso il permesso di sistemare la camera in modo che si sentisse più a casa possibile, è di suo gradimento?"

Era stato così dolce e gentile nei miei confronti sin da quando ero entrata, ed era chiaro che non lo facesse per dovere, ciò che aveva fatto per me era al di fuori dei suoi compiti e non potei che sentirmi in un qualche modo legata a lui.
Mi portai le mani al cuore in segno di apprezzamento.
"E' bellissima Poe, dico sul serio, non sai quanto mi faccia piacere" risposi continuando a guardarmi intorno ammaliata.
"Ne sono molto felice milady" disse con un lieve inchino "speravo proprio che le piacesse"
Non feci in tempo a rispondergli che proseguì.

"Vede... capisco come può sentirsi, lontana da casa, sola e nelle mani di un demone, perciò ho pensato di farla sentire il più a suo agio possibile. Sappia che può contare su di me, in qualsiasi momento!" esclamò quasi con gli occhi lucidi.
Non capii molto come mai fosse così dolce e quasi apprensivo con me, tuttavia non potei che sentirmi gratificata da quelle inaspettate attenzioni.
Gli sorrisi infine congedandolo con un piccolo bacio sulla guancia che lo fece arrossire, la sua reazione fu quasi spassosa.
Mi chiusi dunque la porta dietro e sospirai, finalmente, lasciandomi cadere poi su quel morbidissimo letto a tema marino che Poe mi aveva preparato.
E chiusi semplicemente gli occhi, con il volto di quel demone fisso nella mente prima di farmi divorare dai sogni.

E chiusi semplicemente gli occhi, con il volto di quel demone fisso nella mente prima di farmi divorare dai sogni

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