Legilimens

147 12 10
                                    


Capitolo tre

Legilimens

«Io per oggi ho finito.» Voleva tornare a casa -o forse no- e il pensiero di portare la Granger al Manor lo tormentava. Avrebbe preferito che Potter gli offrisse un'altra soluzione, ma non era successo.

«Ok, usciamo dal Ministero e poi ci smaterializziamo.» Nascose il tremito che voleva percorrerle la voce. Non tornava sul luogo del misfatto da... sì, da quel giorno, e la sola idea di dovervisi recare le faceva accapponare la pelle.

Per fortuna almeno Malfoy non sembrava sul piede di guerra e la seguì senza dire nulla, ma quando si trovarono al di fuori delle mura del Ministero, fu costretta a rivolgergli la parola.

«Sei pronto?» Ebbe l'impressione che lui la stesse fissando in maniera strana e si domandò che gli passasse per la testa e per un solo istante le venne il dubbio che anche lui avesse... poi scosse il capo e si disse che non era possibile, figurarsi se lui si potesse fare alcuno scrupolo al riguardo.

Draco agì d'impulso, certo di beccarsi un ceffone. La prese per il gomito, pensò al Manor e, avvolti in un turbine confuso, rimise i piedi per terra solo per capire meglio le parole che lei gli stava sbraitando contro.

«Ma ti sei rincitrullito?» sbottò, irritata. Non solo si permetteva di prendere l'iniziativa ma l'aveva toccata.

D'improvviso si liberó dalla stretta di Malfoy, cercando di ricomporsi.

«Sono a casa, ora puoi andare.» Era stato bello toccarla di nuovo, anche troppo, e se lei non se ne fosse andata, era sicuro che avrebbe commesso una pazzia. Starle vicino e percepire il suo profumo rappresentavano una tentazione troppo forte per la sua anima spezzata, ma non poteva e non lo avrebbe fatto, non l'avrebbe oltraggiata a tal modo.

«Posso ritenere concluso il mio compito solo dopo averti lasciato a casa.» Hermione alludeva a doverlo scortare sin dentro la villa, anche se sospettava che Malfoy fosse restio, remora che non riusciva a capire.

«Potter ha detto che non ce n'è bisogno e io prometto solennemente di andare dritto a casa.» Non voleva confessarle il motivo per cui la stesse cacciando, preferiva fingere di non ricordare, ma se lo avesse costretto, l'avrebbe trattata male al sol fine di convincerla ad andarsene.

«A me non ha detto nulla.» In effetti Harry non era stato preciso al riguardo, ma si ripromise di verificare.

«E non posso pretendere che tu ti fidi della parola di un Malfoy, ovviamente.» Il tono fu più sarcastico e scocciato di quanto avrebbe voluto, se ne rese conto dallo sguardo perplesso che lei gli rivolse.

Hermione tentennó prima di rispondergli. Le stava offrendo un'occasione per andarsene e uno spiraglio per sfuggire da non sapeva nemmeno lei cosa, ma era da codardi filare via.

«Non è questione di fiducia, ma di mansioni e rispetto dei propri compiti.» In fondo era vero, per quanto non tenesse affatto a mettere piede in quella dannata casa.

Si girò verso la stessa e la fissò: era una dimora elegante, ma le dava i brividi. Si perse a guardarla e, per la prima volta dopo tanto tempo, avvertì le lacrime colmare gli occhi. Si sentì come se fosse tornata indietro negli anni, tra le spire di quell'incubo che l'aveva perseguitata a lungo.

«Non c'è più.» Malfoy le si avvicinò da dietro e osò quasi estinguere la distanza fra loro. Era così vicino da percepire il calore del corpo di Hermione, il suo profumo, ma non tanto da toccarla.

«A che ti riferisci?» chiese confusa.

«Sai che non puoi materializzarti nel Manor senza invito?» Era una cosa a cui Potter non doveva aver pensato e lui la volle sfruttare a proprio vantaggio.

Reach out for my handWhere stories live. Discover now