Capitolo quattordici.

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Aria:

Arrivati in spiaggia, Drew era notevolmente sotto sforzo. Lo notavo. Notavo com'era teso, come si comportava. Glielo leggevo negli occhi. Ogni volta i miei occhi incrociavano i suoi, lui si girava. Era impaziente di andarsene, e scappava via da noi ogni volta, per una scusa diversa. Lo guardavo compiaciuta.

Christopher non notava nulla, era lì a parlare con Alex, senza il minimo dubbio.

«Chris, io vado a prendere qualcosa da bere» dissi, sapendo che avrei trovato Drew lì, seduto a bere la sua terza birra.

Mi appollaiai su uno sgabello non poco distante da Drew, facendo finta di non notarlo.

Quando un cameriere, moro con occhi scuri mi si avvicinò chiedendomi cosa volessi, mi sembrò la stessa scena di quando avevo conosciuto Drew.

«Vorrei un Vodka Lemon.» Dissi.

Erano rare le occasioni in cui bevevo, anzi quasi rarissime.

«Subito, bellezza.» Rispose il cameriere.

Gli sorrisi e tornai a concentrarmi sulle venature del legno, del bancone.

Poco dopo sentì qualcuno sedersi accanto a me.

«Lo fai apposta, vero?» mi chiese Drew.

Sorrisi di sbieco, poi gli feci l'occhiolino.

«Non ho mai sopportato le persone false. Mi fanno venire il voltastomaco.» Dissi con aria riluttante.

Lui deglutì a fatica. «Non sono falso, so solo evitando una lite di proporzioni bibliche.» Disse con una risata nervosa.

«Hai paura di quello che potrebbe farti Christopher?» gli chiesi incerta.

Lui serrò la bocca. «Abbiamo già litigato di brutto una volta. Mi ha quasi ammazzato.» Disse con voce tremante. «Quello che è di Christopher non si tocca.» precisò.

Impallidì al pensiero che mi si stava formando in mente. Immaginava la scena in cui Christopher picchiava Drew, rabbrividì. 

«Credevo fossi forte.» cercando un consenso nel suo sguardo.

Lui rise. «Ma non quanto lui. Sono anche più grande, ma ha fatto boxe per anni, arti marziali. Quel ragazzo è letale.» Disse con voce sofferente.

«Lo è sempre stato?» gli chiesi. Che domanda idiota.

«Da piccolo era sempre stato una testa calda, faceva a botte con tutti i suoi compagni di classe. Voleva sentirsi il capetto della situazione. Poi ha incominciato ad uscire con persone poco affidabili, quando andava al liceo. Ormai era rinomato. Christopher sa di essere un bel ragazzo, e tutte le ragazze che gli ronzavano intorno, gli facevano guadagnare punti agli occhi degli altri. Ma non gli bastava. Voleva essere temuto, voleva che le persone tremassero in sua presenza. Ero due anni più grande di lui. E quando ha incominciato a fare boxe era irriconoscibile. Sempre sul 'Chi va là' per trovare un pretesto. Per menare. Poi ha fatto arti marziali.» Mi confidò Drew.

Rimasi spiazzata. Sapevo che Christopher era il classico ragazzaccio, ma non credeva fino a quel punto.

«E' sempre stata colpa di mio padre. Ci educava come soldati. Diceva che la pietà non esisteva. Che se qualcuno ci faceva un torto, doveva pagarla. Chris passava più tempo con mio padre che con il suo. Io ero contento, eravamo così uniti da piccoli.» Notai il disprezzo nelle sue parole, e gli posai una mano sul braccio, in segno di conforto.

«Quando è cresciuto, è cambiato. Adesso non è più la testa calda che era un tempo, ma le cose che impari non te le scordi. Se dovessimo litigare così tanto da incominciare a menarci, finirei dritto in ospedale. E per quanto tu possa essere bella, così tanto da farmi girare la testa, rischiare la mia vita per te sarebbe non solo un cliché unico, ma anche una perdita di tempo. Verrei messo K.O. in meno di cinque minuti.»

Il ragazzo dagli occhi blu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora