II

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Mara

«Dai, Carlotta! Apri questa maledetta porta, sarà da almeno cinque minuti che continuiamo a suonare il campanello e non ci hai ancora degnato della tua presenza!» si lamenta Lorenzo, senza smettere di premere ripetutamente il pulsante del campanello come un forsennato e bussando, inoltre, con la mano sinistra chiusa in un pugno contro la porta bianca, provocando del forte rumore fastidioso, come se sua sorella fosse sorda.

Magari non sente suonare perché in questo momento si trova sotto la doccia o è sul divano ad ascoltare tranquillamente la musica con le cuffie alle orecchie. Diamole tempo, tanto non c'è alcuna fretta, anche se devo ammettere che la fame aumenta ad ogni respiro emanato.

Io mi diverto nel vedere il mio migliore amico agitarsi in questo modo, quindi mi limito a sorridere davanti alla sua solita impazienza che lo contraddistingue fin da piccolo; Edoardo, invece, si fa tranquillamente i fatti suoi guardando il telefono e mettendosi a ridacchiare per una barzelletta appena inviatagli da un amico, molto probabilmente, che poi fa leggere anche a me, facendomi scoppiare subito in una fragorosa risata.

Lorenzo si volta verso di noi e ci fulmina con lo sguardo, ammonendoci all'istante.

«Non potete rimandare i vostri momenti felici e spensierati a più tardi? Sto cercando di farci entrare, quindi gradirei un po' di collaborazione e serietà da parte vostra. Grazie» dice, con l'intento d'improvvisare un'espressione seria, ma invano, visto che sia io che Edo scoppiamo a ridere all'unisono. Dovrebbe vedersi, è proprio buffo. Credo non riusciremo mai a prenderlo veramente sul serio se continua a comportarsi in questo modo.

«Che avete da ridere, oggi? Non è giornata» sbuffa lui indignato, rigirandosi verso la porta che non accenna ad aprirsi. In effetti è preoccupante il fatto che Carlotta ci metta così tanto ad accorgersi di avere degli ospiti affamati...dove diamine si sarà cacciata? Solitamente viene subito ad aprire, non è da lei far aspettare la gente.

Con la coda dell'occhio noto che il biondo sorride ancora, perfino mentre rinfila il cellulare nella tasca dei pantaloni con gesto svelto...cavolo, il telefono! Devo avvisare Debora del mio improvviso cambio di programma per questo weekend, prima che esca da scuola, altrimenti saranno guai! Poi chi lo sente più papà?

Affondo la mia piccola mano nella tasca dei jeans color carbone, pescando per la seconda volta il telefonino per inviare a mia sorella un messaggio veloce, scrivendole di prendere il pullman per tornare a casa e di non aspettare, quindi, l'arrivo di Lorenzo in macchina.
Ogni giorno, infatti, Lore porta a casa anche Debby da scuola perchè sarebbe scortese da parte nostra lasciarla da sola in città e farla tornare a Marina con il pullman. Ha pur sempre quindici anni ed è la mia sorellina. Che buon esempio potrei darle se non mi prendessi cura di lei?

Con il pollice, premo sul tasto invio e attendo che appaiano presto due stanghette, di modo che sappia se il messaggio le è arrivato oppure no. Spero si sia ricordata di mettere il cellulare in modalità silenzioso, altrimenti la suoneria riecheggerà in tutta l'aula, facendo andare su tutte le furie la professoressa di Diritto durante la lezione in corso.

«Giuro che sfondo la porta se tra cinque secondi non si decide ad aprire» afferma nel frattempo Lorenzo, serrando i pugni in segno di rabbia. Non c'è proprio nulla da fare: impaziente è e impaziente rimarrà per il resto dei suoi giorni, ma a me in fondo piace così com'è.

Proprio mentre Lorenzo è sul punto di sferrare un destro alla povera porta per poterla aprire, essa si apre magicamente e sulla soglia appare subito una Carlotta in jeans, abbinati a una camicetta color crema, con un asciugamano sistemato sulla testa, come fosse una specie di turbante, ciabatte ai piedi e del rossetto rosso sulle labbra con il quale non va mai in giro senza; ci guarda stupita, evidentemente non aspettandosi minimamente di trovarci lì da lei, e nasce subito un sincero sorriso sul suo viso che le risalta ancora di più il colore cioccolato dei suoi occhi da cerbiatto indifeso.

Resta per vincere, torna per amore #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora