Giorno cinque - La fine senza fine

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Presi il computer e prenotai il primo volo disponibile per lo stesso giorno. Il volo era previsto per le 10:30.
Erano le 9:00, dunque avevo meno di un'ora per preparare tutto. Dopo essermi fatto una doccia super veloce ed essermi vestito alla velocità della luce, presi una borsa e ci misi dentro alla rinfusa qualche maglietta, un paio di giacchetti, qualche pantalone e pantaloncino e un beauty case contenente schiuma da barba, rasoio, spazzolino e dentifricio, shampoo e bagnoschiuma. Misi in borsa anche un paio di scarpe e in fretta e furia, dopo aver preso tutti i documenti e il cellulare feci una corsa folle per l'aereoporto.

Il volo partì in orario e fu tranquillo.

In quelle 11h 50m pensai a tutto. Pensai a quando partimmo insieme e ad ora che mi trovavo solo, pensai a quando mi comunicò di stare male e alle parole che non riuscivano ad uscire dalla mia bocca e pensai ancora a quando era stato tanto male ed eravamo proprio in America e lui mi disse col sorriso di andarmene in giro e quando poi tornavo da lui aveva il sorriso pronto, è vero... Ma se ne stava andando senza farmelo sapere.

Arrivai in America alle 22:00 italiane ma lì col fuso orario erano le 13:00.

Appena sceso dall'aereo presi un taxi per arrivare all'albergo dove avevo alloggiato con Matteo. Arrivato in camera sistemai le mie cose e mi stesi sul letto.

Ero un pochino stanco e non sapevo nemmeno se stavo facendo la cosa giusta. Passai dieci minuti a fissare il soffitto, poi presi il cellulare lo accesi e cercai il numero di Michele, il produttore e nonchè amico di Matteo. Utilizzai il telefono della camera per chiamarlo, poiché era un numero americano.

<<Hello?>> mi rispose. <<Michele, sono Luca... Ti ricordi?>> pronunciai d'un fiato. <<Luca! Certo... Dimmi, che succede? Dove sei?>> si mostrò molto molto premuroso. <<Sono qui a Los Angeles, sono arrivato da poco e ho bisogno di vederti>> sentivo che lui sapesse già tutto ed era strano pensarlo. <<Va bene, allora ci possiamo incontrare per le otto? Andiamo a berci qualcosa e parliamo se per te va bene>> era piuttosto tranquillo. <<Si dimmi solo dove...>> io ero quasi isolato, mi sentivo ovattato. <<Possiamo andare all'Angel City Brewery, ti mando la via per sms ok? Ci vediamo più tardi>> mi salutò dolce e riagganciai.
Dopo due minuti mi arrivò un messaggio che diceva "216 S Alameda St. ci vediamo dopo, ti abbraccio forte".

Era stranamente dolce con me, non mi odiava ovvio, non lo aveva mai fatto. In quel momento sapeva secondo me tutto ciò che io ignoravo.

Mi misi dunque a riposare qualche ora e quando mi svegliai mi accorsi che erano le sette e che mancava poco all'appunamento.
Mi preparai e dalla hall dell'albergo mi feci chiamare un taxi che arrivò poco dopo.

Raggiunsi il bar e dopo una decina di minuti arrivò Michele che appena mi vide accennò un sorriso come a dirmi "va tutto bene, tranquillo", istintivamente lo abbracciai forte. Dopo qualche minuto ci staccammo e lo ringraziai non so nemmeno per cosa ed entrammo dentro.
Aveva prenotato un tavolo per due, un pochino in disparte da tutto e tutti e lo apprezzai. Ordinammo un paio di birre e ci accomodammo.

<<Posso permettermi di chiederti come stai?>> esordì Michele. <<Ci credi che non lo so? Ci credi che non realizzo ancora nulla? E' come se fosse tutto un sogno>> mi aprii immediatamente con lui, ispirava fiducia. <<Immagino non sia facile... Non lo è per nessuno a maggiorn ragione per te>> aveva ragione in effetti.
Nel frattempo arrivarono le birre e sorseggiandone un po' continuammo a parlare.
<<Matteo ha scritto delle lettere, lo sapevi? Penso le abbia scritte quando ha capito che se ne stava andando. Io volevo chiederti come li ha vissuti i suoi ultimi momenti, come ha vissuto sapendo di star andando via a scrivermi quelle lettere...>> avevo le lacrime agli occhi. <<Lui è stato forte, sempre! Non voleva che tu lo vedessi stare male, non voleva che ti sentissi in colpa per non averlo potuto salvare, lui sapeva che nessuno poteva farlo. Quando ti diceva di farti una passeggiata, di andare in giro, lo faceva perché i trattamento era forte e passava tutto il tempo a vomitare, aveva dolori atroci e contro la sua volontà era aggressivo con tutti ma poi... Poi lo sai quanto lui fosse rispettoso e passava molto tempo a chiedere scusa. La sera, prima di vederti scriveva e poi chiedeva la morfina. Lo faceva perché sapeva di andarsene e scrivere lo faceva stare male perché il tumore premeva sul cervello e limitava le sue azioni. Quando arrivavi tu, era tranquillo e sempre lucido, voleva godersi ogni attimo con te>> si prese una pausa e poi continuò <<Un giorno mi disse che lui sapeva che presto se ne sarebbe andato, mi disse che voleva scriverti delle cose perché tu non l'avresti presa bene e mi disse anche che tu saresti tornato qui perché era qui che lo avevi perso e solo qui avresti potuto ritrovarlo. Mi disse che superare la sua perdita sarebbe stato difficile per te e non ti rimproverava nulla, voleva però che tornassi a vivere e a non pensare a lui come una cosa triste, voleva che tu non perdessi mai il tuo sorriso e tornassi ad amare e a farti amare senza paure perché lui ti avrebbe amato sempre. Voleva che fossi felice Luca... Lui, l'ultimo giorno della sua vita sapeva cosa stava succedendo e non voleva vedere i tuoi occhi tristi, voleva ricordarti col sorriso... Pensava sempre agli altri prim'ancora che a lui stesso. L'ultimo momento, prima di vedere te mi disse che avrebbe sorriso, ti avrebbe detto di amarti così non ti saresti preoccupato e poi... Poi lo sai>> era molto commosso e io interdetto da tutte quelle sue parole, ero immobile.
Dopo una decina di minuti cercai di parlare e lo feci a stento. <<Grazie, era importante sapere tutto questo e... Pensare a quanto lui abbia messo da parte le sue paure per me. Io sono venuto qui perché credo che lui abbia lasciato qualcosa anche qui>> non so perché avessi questa convinzione. <<E' vero, infatti ti ho portato quello che mi ha chiesto lui>> tirò fuori dalla tasca una scatola media e me la porse. Io la guardai e l'afferrai.

Rimanemmo un altro pochino a parlare e poi ci salutammo ed io presi un taxi e tornai in albergo.

Arrivato nella mia stanza, mi liberai del giacchetto che avevo e mi misi seduto sul letto fissando quella scatola, facendo un respiro profondo la aprii.
Trovai una lettera e un lettore mp3 con cuffie incorporate e iniziai a leggere.

"Amore mio,
mi ricordo il giorno in cui ti dissi tutto e tu... Tu mi hai chiesto di sposarti e poi siamo arrivati in America. Sapevo che saresti tornato laddove avevi perso tutto per riprenderti quel tutto.

Ti ricordi quella giornata stranissima? Ecco... Quella segnava la fine di qualcosa o probabilmente l'inizio, non so dirtelo. So solo che quello è stato un momento difficile, il momento in cui te lo comunicai e poi amore mio... Poi c'è stato il meglio di noi, della nostra vita.

Io ti amo e lo voglio scrivere pure sui muri e se solo potessi... Te lo direi anche ora mentre leggi questa lettera.

Ascolta la canzone ora

Matt".

Mi misi le cuffie e avviai la canzone.
"Quel giorno c'era il sole ma dentro un temporale, credevo fosse un sogno, invece era reale, la fine era vicina e nonla percepivo, pensavo solamente a star con te per sempre perché quella fine amore mio, non era mica la fine".

Mi si gelò il sangue pensando a quel momento e poi a tutto quello che mi aveva detto Michele.

Iniziai a capire di quanto fosse splendido Matteo, di quanto fosse da ammirare e ricordare col sorriso come diceva lui.

Quella notte mi addormentai con quella canzone.



Ciao a tutti ragazzi, questo è un capitolo più lungo del solito e forse il più importante.
A presto col nuovo capitolo.

ValeRio_Monkey

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