Pioggia fredda

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Era una mattina piovosa, una ragazza si trovava in macchina con una coppia molto felice. La giovane sembrava annoiata, i lunghi capelli biondi le cadevano sul viso imbronciato, gli occhi azzurri erano lucidi, le lacrime minacciavano di uscire fuori. La tensione della giovane sembrava essere scaricata soltanto dal piede che era scosso da movimenti continui dettati dal ritmo della canzone che usciva dalle cuffie, il quale volume era messo così alto da echeggiare in tutta l'auto. Lei non se ne accorgeva, o perlomeno, non voleva farlo, i suoi occhi erano fissi sulle gocce d'acqua che scivolavano lentamente sulla parte esterna del finestrino.
A differenza della ragazza i due che sedevano nei due posti davanti erano molto felici, sorridevano, l'uomo era alla guida e picchiettava con un dito il volante nero che teneva stretto con due mani, i capelli scuri con evidenti strisce grigie marcate soprattutto ai lati della testa, all'orecchio un'auricolare Bluetooth bianco con una lucina verde che lampeggiava, il suo viso era sereno, anche se le parole che uscivano dalle sue labbra screpolate erano serie, dure e sembrava fossero inerenti al lavoro. La donna aveva folti capelli biondi, due occhi marroni, investigatori, ad analizzare la strada vuota e bagnata dalla pioggia. La sua bocca era arrossata dal freddo, la sua pelle era chiara, le mani erano coperte da guanti rossi di lana, e tenevano stretto un fazzoletto. Entrambi sembravano molto stanchi, occhiaie scure erano ben esposte sotto gli occhi della coppia. La macchina, che era in movimento ormai da ore, si fermò, l'uomo si staccò dal volante e il suo corpo iniziò a rilassarsi contro il sedile di pelle, spinse un bottone dell'auricolare e chiuse gli occhi emettendo un sospiro. La donna si girò verso la ragazza che aveva ancora gli occhi fissi sul finestrino e le cuffie poste sulle sue orecchie, come se da queste dipendesse la sua vita, ma non molto dopo si accorse di avere uno sguardo addosso. Con una mossa veloce si tolse le cuffie, spense la musica e si voltò verso la signora bionda, sembrava che nessuna delle due volesse iniziare a parlare, quando qualcuno decise di rompere quel silenzio infernale.
"Ti sanguineranno le orecchie se continui ad ascoltare la musica con il volume così alto, Melanie."
"Non ti porre neanche il problema Edith, ormai si è scaricato il telefono." disse con tono distaccato la ragazza, mostrando il cellulare con ormai lo schermo nero, e un sorriso troppo spinto, così tanto da evidenziare la sua falsità.
"Tesoro, ti ho già detto che mi puoi chiamare anche mamma, ora." disse la donna con espressione dolce. La ragazza la guardò come se avesse detto la cosa più stupida al mondo.
"Preferisco chiamarti Edith. Sai è un po' difficile abituarsi." i suoi occhi tornarono sulle gocce di pioggia. A quel punto Edith le prese la mano con un gesto quasi istintivo, ma la ragazza fece uno scatto e la ritrasse, a disagio. L'uomo che fino a quel momento era rimasto fuori dal discorso parlò.
"Eddy, amore, lasciala stare, è stanca, siamo tutti stanchi." il suo tono era calmo e rilassato, la donna lo guardò per qualche secondo poi annui. Dopo attimi di silenzio, il signore dagli occhi stanchi, alzò la testa prese dei fazzoletti dal borsello e si stampò un sorriso in faccia.
"Bene, io vado a prendere qualcosa da mangiare, volete venire?" disse l'uomo con un sorriso.
"No, voglio stare un po' in macchina a godermi il mio libro." disse la giovane a denti stretti
"Allora sto con te."
"No, no, non c'è bisogno, anzi sai, stare da sola mi potrà solo far stare bene. Tu vai tranquilla." il tono della ragazza era diventato quasi insistente.
"Ah, ehm, Ryan possiamo andare." disse Edith sconfortata. L'uomo aprì la portiera, fece il giro e aiutò sua moglie ad uscire. Quando se ne andarono Melanie sospirò, prese un libro dalla copertina quasi del tutto usurata, si leggeva a malapena il titolo:
"Quello che il nostro mondo nasconde."
La giovane lo stringeva forte e lo guardava con sguardo triste, con una lacrima che le rigava il viso e scendeva calda fino a bagnare una della pagine. Dopo qualche minuto passato a sfogarsi la ragazza si strofinò le mani chiare sui suoi grandi occhi angelici, guardò in alto e sussurrò:
"Ti prego, ti prego, dimmi che questa è l'ultima." fece una smorfia di dolore, come se queste parole la stessero distruggendo dentro, si guardò un'attimo il polso, si intravedevano dei segni rossi, poi spostò lo sguardo sul libro, di nuovo, mormorò qualcosa, parole per lei significative.
"Un anno, l'ultimo anno, poi la mia vita cambierà." strinse i pugni, sfogò così la sua immensa.
A Melanie faceva male la testa, forse perché era in viaggio da una giornata intera e non voleva dormire per paura di svegliarsi da quello che sembrava un bel sogno, oppure perché odiava i viaggi in auto. Continuava a pensare a tutto ciò che le era capitato fino a quel momento, era sfinita, ma non voleva riposarsi, così iniziò a leggere, a leggere quello strano libro, fin troppo vecchio per sembrare da ragazza...quindi perché, perché lei lo leggeva? Nel frattempo pioggia fredda scendeva giù dal cielo grigio e le domande della ragazza non trovarono alcuna risposta, neanche tra le pagine giallastre di quel libro rovinato a cui lei teneva tanto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 12, 2019 ⏰

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