Scrivimi

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SCRIVIMI



"The Very first moment I beheld him, my heart was irrevocably gone."




L'aeroporto di Londra sembrava così vuoto, forse perché erano le quattro del mattino, ma non mi aspettavo così poca gente, poteva comunque essere una buona cosa, non amavo salutare mia madre davanti a così tanti sconosciuti.
La notizia che mi avevano accettato in erasmus alla Sorbonne aveva sorpreso tutti in famiglia e mia madre non faceva altro che piangere da un mese perché non mi avrebbe visto per un anno, cosa del tutto comprensibile, ma non volevo che ci stesse male, volevo che fosse felice di questo mio traguardo.
L'altra notizia che aveva sorpreso tutti, me meno di altri, era che sarei partito insieme a tutti i miei colleghi di Oxford a cui ero più affezionato, non so per quale miracolo, ma Liam, Niall, Edward e Zayn erano riusciti anche loro ad essere accettati per l'erasmus ed era un sollievo perché non avrei fatto quell'esperienza da solo.
"Hai preso il passaporto?" mia madre era intenta a controllare i biglietti aeri e il mio portafoglio come una forsennata, non si dava pace.
"Mamma ho preso tutto lo stretto necessario e le cose fondamentali, se ho dimenticato qualcosa, lo aggiungerai al resto degli scatoloni da spedire." Rassicurarla era ormai diventata una reazione automatica.
"Harry devi chiamarmi ogni volta che sei libero, promettimelo."
"Te lo prometto." Dissi con tono solenne, sorridendole e abbracciandola.
"Andrà tutto bene, avrò gli altri insieme con me e poi vado lì per studiare, non per diventare un fuori legge."
"Ti verrò a trovare appena posso."
"Non voglio che spenda soldi per fare avanti e indietro, cercherò un lavoro lì e appena avrò abbastanza soldi, verrò io da te." La cosa che mi rendeva più felice al mondo era lo sguardo che mi stava regalando in quel momento: puro orgoglio e felicità, potevo vivere per quello sguardo.
"Harry, se non ci muoviamo, perdiamo l'aereo." Mi richiamò Ed tirandomi via dalle braccia di mia madre e prima di darle le spalle le sorrisi ancora, per poi trattenere le lacrime appena distolto lo sguardo dal suo.
Cercavo sempre di non pensarci, ma adesso che tutto si stesse rendendo concreto, non riuscivo a immaginare la mia vita senza la presenza di mia madre per un intero anno, certo ero andato via di casa per l'università, ma potevo raggiungerla con mezz'ora di treno, andare in Francia era tutt'altra cosa.
"Stai bene?" Niall mi circondò le spalle con un braccio per confortarmi.
"Sto bene, solo che non amo vederla così triste."
"Nessun genitore è felice di veder andar via un figlio, ma torneremo e poi potrete fare chiamate su skype, vi vedrete in qualche modo!"
"Niall ha ragione, mia madre mi ha obbligato a un appuntamento fisso settimanale." Disse, sbuffando Zayn.
"Meglio di niente, no? I miei genitori non si sono neanche presentati all'aeroporto." Provavo compassione per Liam, chissà com'era vivere una vita con genitori sempre assenti.
"Prendiamola con filosofia: siamo stati accettati tutti quanti in erasmus, stiamo per passare un anno in Francia tutti insieme, per me sarà un avventura pazzesca, me lo sento."
Iniziavo ad assimilare la carica emotiva che Ed sprizzava da tutti i pori, come lui, desideravo solo godermi quel viaggio.
Con la nostra solita fortuna riuscimmo ad arrivare a Parigi per le otto e mezza, recuperati i bagagli, all'uscita c'era ad aspettarci un taxi a sette posti mandato dall'università che ci fece fare un piccolo giro panoramico della città, amavo Parigi, desideravo visitarla da quando avevo otto anni e mia madre mi aveva fatto vedere Moulin Rouge, a dodici quando avevo conosciuto le opere di Van Gogh e a sedici dopo aver visto Les Miserables, adesso potevo camminare tra quelle strade e rivivere la storia cinematografica e storica che mi aveva accompagnato negli anni e mi sentivo felice, libero, una persona nuova.
L'autista ci lasciò proprio davanti all'ingresso principale, avevo cercato già mille informazioni e foto sulla struttura, giusto per farmi un'idea di dove avrei vissuto per un anno intero e nessuna foto poteva rendere giustizia alla maestosità di quello stabile, alla sua imponenza e alla sua bellezza, si respirava un'aria nuova, il mondo sembrava aver cambiato colore, era tutto così luminoso e ai contorni sfocati, mi sembrava di star vivendo in un sogno ed ero febbricitante.
"Siete voi i ragazzi dell'erasmus?" il mio sogno ad occhi aperti fu interrotto da una voce francese che riusciva a parlare stranamente bene inglese e così, controvoglia abbassai lo sguardo su una figura minuta di un ragazzo forse quanto noi o di un anno più grande che ci sorrideva cordiale.
Rimasi a fissarlo come se non avessi mai visto la bellezza personificata prima d'ora, certo era più basso di me, ma era imponente, sicuro e quegli occhi, erano due zaffiri incastonati in quel viso spigoloso, ma con sembianze dolci, ne ero incantato e forse anche un po' eccitato, aveva i capelli castani perfettamente in ordine ma quell'ordine che in realtà è un arruffato organizzato, indossava dei pantaloni neri super attillati, una maglia bianca sotto un cappottino di jeans nero e delle vans che gli lasciavano scoperte le caviglie anche se nascondevano un piccolo tatuaggio.
Aveva un accenno di barba e un sorriso divertito che animava le labbra sottili ed io non smettevo di fissarlo, mi era impossibile.
"Io sono Louis Tomlinson, sono nato in Inghilterra ma ho passato la maggior parte della mia vita a Parigi, ho ventiquattro anni, sono del dipartimento di Scienze umane e sarò la vostra guida turistica non che referente per l'erasmus." ci guardò tutti e quando posò lo sguardo su di me, indugiò più del dovuto, ne ero certo, non l'avevo immaginato.
"Io sono Liam Payne." E gli strinse la mano.
"Io sono Zayn Malik."
"Piacere di conoscerti, amico, io sono Niall Horan." E come al suo solito, invece di dargli la mano, Niall lo abbracciò.
"Io sono Ed Sheeran."
"Ci mancava un rosso in quest'università." Ironizzò Louis, stringendogli la mano e poi tornò con lo sguardo su di me che ero ancora imbambolato come un completo idiota.
"Immagino che tu sia Harry Styles." E mi porse la mano ed io la strinsi con dolcezza, concentrato più a scoprire se avesse la pelle liscia o ruvida, se fosse calda o fredda, se aveva le mani callose o sottili.
"Piacere di conoscerti." Accennai, abbozzando un sorriso e nessuno dei due era intenzionato a lasciare la presa sull'altro.
"Il piacere è tutto mio." Aggiunse improvvisamente, spiazzandomi e lasciandomi andare la mano.
Si mise a capo gruppo e ci chiese di seguirlo ed io lo feci volentieri perché guardandolo finalmente da dietro, non riuscì a non notare il suo culo perfetto, marmoreo e delineato dai pantaloni attillati, muoversi con una sinuosità da mozzare il fiato.
Da brava guida, Louis ci portò a visitare tutte le parti più importanti della Sorbonne, ma io non guardai nulla che non fosse lui, il suo modo di parlare, di sorridere, di arricciare il naso, di alzare gli occhi al cielo, di fare facce buffe e col tempo iniziai a percepire anche un pizzico di accento inglese mentre parlava, amavo il modo in cui si esprimeva o descriveva qualcosa, in lui c'era quella scintilla, quella gioia che riusciva a farti vedere la cosa più brutta come la cosa più bella dell'universo.
Potevo passare ore ad ascoltarlo parlare, mi sarebbe bastato più di una carezza o di un bacio.
Nel nostro tour notai anche che era riuscito subito a far amicizia con Zayn, a quanto pare aveva messo piede in suolo francese da appena due ore e già era alla ricerca di erba e per la sua felicità Louis, poteva procurargliela.
Niall, come me ma in modo nettamente diverso, era rimasto abbagliato dal cameratismo della nostra guida, lo seguiva come un cagnolino, li faceva domande e rideva a tutte le cose che diceva.
Liam, invece, anche se non lo dava a vedere sembrava trovarlo simpatico, lo conoscevo abbastanza da capire se gradiva o no la presenza di qualcuno e su di Louis, non aveva nulla da ridire.
Anche Ed, che era rimasto per lo più sempre vicino a me, rideva e parlava con lui come se fossero vecchi amici, era riuscito a metterci tutti a nostro agio, quasi come se fossimo ancora in Inghilterra ed io lo trovavo straordinario.
"Non hai detto una parola per tutto il tempo." io e Ed eravamo gli unici a esser rimasti indietro, gli altri accerchiavano Louis come se fosse il loro nuovo idolo.
"E' una brutta cosa?" chiesi, fingendo indifferenza.
"Per te? Sì, poiché abbiamo visto tutto quel che desideravi visitare da tempo e non hai fatto neanche un commento. Tu. Che non commenti."
Aveva ragione, ma non sapevo cosa dirgli.
"Non volevo interrompere le spiegazioni di Louis."
"Spiegazioni? Ma se tra poco sapevo più cose io di lui." Alzai gli occhi al cielo, sospirando.
"Oooh. Ho capito!"
"Sta zitto, Ed."
"Ti piace!" esclamò dandomi una gomitata complice.
"Vuoi abbassare la voce, per favore?" lo fulminai con lo sguardo e mi girai verso il resto del gruppo per assicurarmi che non avesse sentito.
"Sì, ti piace, sei anche arrossito."
"Andiamo, quando crescerai?" borbottai, innervosendomi.
"Non c'è nulla di male ad ammetterlo, tanto lo sappiamo tutti che ti piacciono anche i ragazzi."
"Sì ma non sappiamo cosa ne pensa lui e non voglio farmi odiare da qualcuno a due ore dal mio arrivo a Parigi." Cercavo sempre di essere attento con i miei atteggiamenti, il mio modo di essere non andava a genio ad alcune persone e non ero la tipica persona che te lo sbatte in faccia senza ritegno, preferivo vivere in pace con la mia verità.
"Non credo che sia il tipo, anzi, secondo me è come te."
"Da quando hai il gay radar?"
"Da quando ho conosciuto te. Senti, non farti problemi, è un tipo tranquillo sono sicuro che non avrà nulla da ridire."
"Sì ma non ho intenzione di dirglielo, cioè non mi metto a dire a tutto il mondo che mi piacciono i ragazzi, di certo per lui non è un informazione di vitale importanza."
"Qualcosa non va?" la sua voce richiamò la mia attenzione come un cane che sente fischiare il proprio padrone.
Si erano fermati tutti pochi passi avanti a noi e ci stavano aspettando, fissandoci.
"No, perché?" chiese Ed al posto mio, poiché aveva perso la capacità di parlare.
"Non saprei, il tuo amico non ha fiatato per tutto il tempo." Quindi se ne era accorto anche lui, perfetto.
"Sto bene, preferisco ascoltare." Il che era vero, quindi per fortuna nessuno dei ragazzi ebbe da ridire.
"Va bene, ma unitevi al gruppo, non fate gli asociali." E così dicendo mi prese da un braccio e mi tirò in avanti così da posizionami al suo fianco e mi venne meno il respiro per la velocità e la bellezza di quel gesto anche se avevo il terrore che potesse sentire il mio cuore cavalcare nel petto come un forsennato per quanto eravamo vicini.
"Ti è piaciuto il tour?" mi chiese mentre gli altri parlavano e commentavo tra di loro.
"Certo, sei stato un'ottima guida turistica."
"Meno male, temevo di esser stato a dir poco pessimo." Rise, nervosamente.
"Dove stiamo andando?" gli chiesi, guardandomi intorno cercando di orientarmi.
"Mi sto portando ai vostri dormitori. Vi abbiamo assegnato due stanza, una da tre e una da due."
"Tu dormi qui?" gli chiesi, speranzoso di vederlo nei corridoi la mattina appena sveglio e la sera prima di andare a dormire.
"Ho un appartamento non poco distante da qui che condivido con la mia ragazza."
Con la mia ragazza.
Quelle quattro parole distrussero tutta l'immensa felicità che avevo provato dal momento in cui i miei occhi si erano posati nei suoi.
"Wao, convivenza, deve essere una cosa seria."
"Stiamo insieme da tre anni e abbiamo voluto provare." Si strinse nelle spalle, non sembrava convinto di quel che diceva.
"Che tradotto, significa: lei ti ha costretto a provare."
"Diciamo, non si fida di me e come darle torto." Il sorriso malizioso che mi regalò fermò definitivamente il mio cuore.
"Bene, ragazzi, queste due sono le vostre camere, sistematevi come meglio preferite e. . Harry?"
"Si?" mi tremava la voce.
"Dammi il tuo telefono."
"Okay?" stranito uscì dalla tasca il telefono e sbloccandolo glielo porsi e lui, con molta tranquillità scrisse a salvò un numero di telefono.
"Il signor Styles ha il mio numero di telefono, se avete bisogno di qualcosa, potete mandarmi un messaggio, li preferisco alle chiamate."
"Esci con noi stasera, vero?" gli chiese Zayn speranzoso.
"Non posso, è il compleanno della mia ragazza, sarà per domani." E mi guardò immediatamente e ci scambiammo un paio di sguardi d'intesa per dirgli che lo sapevo già.
"Sentito? E' fidanzato, non farà mai baldoria con noi." Disse con tono affranto Niall che era il tipico ragazzo da feste e libertà assoluta, così come lo era Zayn.
"L'essere fidanzato non mi ha mai privato di fare baldoria." Il tono con cui lo disse fece ben intendere a tutti che nonostante i tre anni con la sua ragazza, si dava alla pazza gioia come se non fosse fidanzato e in un certo senso la cosa m'infastidiva, non amavo le persone così irrispettose, forse ero io troppo fissato con la fedeltà.
"Allora a domani, amico." Gli disse Zayn e tutti lo salutarono con abbracci e pacche sulla spalla, ma quando arrivò il mio turno, si limitò a porgermi la mano.
"Non scriva il mio numero sulle porte dei bagni, signor Styles." Disse scherzando per poi andar via.
Io e Ed prendemmo la doppia e Liam, Niall e Zayn la tripla senza neanche farci troppi problemi, anche perché eravamo vicini di camera quindi bastavano due passi per stare insieme.
Le nostre valige erano già in camera ed io mi lasciai cadere sul letto stremato e con il cuore già spezzato.
"Quindi è fidanzato con una ragazza..."
"Visto, Ed? Il tuo gay radar è difettoso."
"Lo speravo solo per te, Harry."
"Lo so, scusami, solo che non voglio distrazioni, voglio passare quest'anno in Francia nel migliore dei modi, dare quei maledetti esami e tornare a casa trionfante come non mai."
"Non iniziare a stressarti, sei il migliore del corso, puoi rilassarti almeno un po' poiché siamo in qui."
"Ero il migliore del corso in Inghilterra, ma potrei non esserlo qui, quindi non mi adagerò sugli allori."
"Il solito. Vai tu a fare per primo la doccia?"
"Sì, per favore." Mi alzai di scatto dal letto e dopo aver preso il necessario dalla valigia, mi tolsi i vestiti ed entrai in bagno in biancheria che tolsi per entrare in doccia.
Il getto dell'acqua calda contro la schiena era tutto ciò che chiedevo in quel momento, quel dolce massaggio mi liberò i sensi, mi rese più tranquillo, più leggero come l'aria che avevo respirato appena sceso dal taxi, o come quando avevo incontrato i suoi zaffiri, o quel sorriso malizioso, o il profumo che si elevava dal suo giubbotto, o le sue smorfie e.. dopo un po' fui costretto ad aprire l'acqua calda o la situazione mi sarebbe sfuggita di mano.
Uscì dal bagno strofinandomi i capelli ricci e senza forma in un asciugamano aspettandomi di trovare Ed in camera, ma probabilmente era andato dagli altri per passare il tempo.
Mi gettai nuovamente sul letto e presi il telefono per controllare i messaggi, c'erano già due chiamate perse da parte di mia madre, dei messaggi da parte di alcuni amici e uno da mia sorella, ma non risposi a nessuno, non ne avevo la forza.
Chiusi tutte le applicazioni soffermandomi su quella della rubrica che aprì per cercare il suo numero, digitai Louis e mi uscì un solo numero, solo che vicino al suo nome c'era scritto "scrivimi".
Louis scrivimi.
Perché si era salvato in quel modo? Forse voleva che gli scrivessi così da poter salvare il mio numero, perché sennò non trovavo altre spiegazioni.
M'infilai un paio di mutande e dei pantaloncini e uscì di corsa dalla mia camera perché dovevo dirlo ai ragazzi o almeno ad Ed, lui sicuramente avrebbe capito il senso di quelscrivimi.
Appena aprì la porta, però, mi ritrovai con la strada bloccata, di fronte a me c'era una ragazza probabilmente della mia età, dieci centimetri più bassa di me, bruna con dei deliziosi occhi verdi, labbra carnose e formose così come il resto del corpo che aveva una mano chiusa a pugna ferma in aria come se fosse stata sul procinto di bussare.
"Salute! Je m'appelle Danielle, sei dell'erasmus?" era dolce, incantevole, avevo voglia di immergermi tra le sue braccia e godere della sua pelle soffice e della sua voce dolce.
"Sì, sono Harry Styles, posso esserti utile?"
"Mon dieu. Finalmente ti ho trovato, dove sono gli altri? Vi aspettavo all'ingresso almeno due ore fa."
"Ci aspettavi? Perché ci aspettavi?" chiesi confuso.
"Sono la vostra referente per l'erasmus, Danielle Bernard, dovevo accompagnarvi per il tour dell'edificio e mostrarvi le vostre camere ma a quanto pare vi siete già sistemati e dati una ripulita." Indicò i miei capelli mentre io cercavo di decifrare le parole francesi che mischiava con quelle inglesi.
"Non puoi essere tu la nostra referente. Louis Tomlinson è il nostro referente per l'erasmus."
"Louis? Dovevo immaginarlo, ce trou du cul." Borbottò, infastidita.
"Lo fa ogni anno, si finge il referente e fa danni su danni, spero che non vi abbia dato fastidio."
"No, è stato abbastanza bravo in realtà."
"Harry, fai già conquiste?" sia io sia Danielle ci girammo verso la voce di Zayn, a quanto pare i ragazzi erano tutti usciti per controllare cosa stesse succedendo.
"Ragazzi, le è Danielle Bernard, la nostra vera referente per l'erasmus."
"Bounjourn, garçon." Sorrise le con una dolcezza adorabile.
"La nostra vera referente?" chiese confuso Niall.
"A quanto pare Louis si finge il referente ogni anno." Spiegai divertito.
"Bè, non mi dispiace una referente donna." Disse Zayn.
"Sai che può capirti, vero?" gli fece notare Ed e Danielle rise, scuotendo il capo.
"Mi dispiace per l'inconveniente, ma se avete bisogno di me, fatemi sapere, sarò sempre a vostra disposizione anche per parlare con i professori per qualsiasi problema, come voi sono del dipartimento di Lettere e sono del vostro anno, quindi seguiremo i corsi insieme e vivo qui nel dormitorio." e come aveva fatto Louis, anche Danielle mi prese il telefono dalle mani.
"Je peux?"
"Oui." Le sorrisi e anche lei segnò sul mio telefono il suo numero.
"Chiamatemi quando volete, ovviamente solo per le cose importanti."
"Oui, Mademoiselle." Disse Niall prendendole la mano per baciarle il dorso.
"Che razza d'idiota." Sbuffò Liam, alzando gli occhi al cielo.
"Bien, io adesso devo andare, per qualsiasi cosa fatemi sapere." Mi ridiede il telefono e ci salutò tutti.
"Me la devo fare." Affermò Zayn.
"Non penso che avrei qualche chance." Disse Liam.
"Perché? Mi hai visto, amico?"
"Perché è stracotta di Harry." Continuò Ed e Liam annuì divertito.
"Di me? Non ho fatto niente."
"Bè, ti stava mangiando con gli occhi e le hai aperto la porta dopo esserti appena fatto la doccia, è il sogno di ogni ragazza." Disse Niall ridendo.
"Idioti." Alzai gli occhi al cielo ridendo sotto i baffi e anche loro scoppiarono a ridere tornando in camera e io ed Ed nella nostra.
"Vedi? Mai dire mai, Styles."
"Lascia stare Danielle, ti devo far vedere una cosa."
"Che è successo?"
"Guarda come si è segnato Louis sul mio telefono." Gli passai il telefono.
"Questo è il numero di Danielle." Mi ero dimenticato che aveva appena usato il mio telefono.
"Cerca Louis." Digitò le lettere sulla tastiera e trovato il risultato alzò gli occhi su di me.
"Scrivimi? Si è salvato con scrivimi?"
"Sì e non so perché."
"Gli hai scritto?"
"No."
"Dio, perché sei così idiota alle volte? Scrivigli, forza!" e mi ridiede il telefono.
"Ma perché dovrei scrivergli? Non è il nostro referente e poi è fidanzato."
"Ha fatto ben capire che la cosa non è un problema."
"Bè, se per lui non è un problema, lo è per me, non sono la puttana di nessuno."
"Del semplice e bellissimo sesso non ti basta? Deve essere per forza qualcosa di sentimentale?" disse sfinito dal nostro solito discorso.
"Non dico che deve innamorarsi di me, ma almeno non essere la ruota di scorta, o me, o nessuno."
"Egocentrico del cazzo. Vado a farmi la doccia."
Il mio non era questione di egocentrismo, semplicemente avevo delle regole personali da seguire, me le ero imposte dopo le brutte batoste del passato ed ero sicuro che seguendole sarebbe sempre andato tutto bene e di sicuro Ed non sarebbe riuscito a farmi cambiare idea, speravo lo stesso per Louis.
Tutti avevano deciso di recuperare qualche ora di sonno prima di andare a pranzo, avevamo ancora una settimana di tempo libero prima dell'inizio delle lezioni e io ne volevo approfittare per conoscere ogni luogo della Sorbonne così da non dover chiedere costantemente informazioni, così mi vestì, lasciando i capelli ancora un po' bagnati e uscì facendo un veloce giro per i dormitori incontrando qualche studente qua e la, ovviamente c'era poco affluenza, per mia fortuna dal momento che non amavo il caos, la frenesia, l'urgenza e l'ansia che respira di solito nei corridoi di un università, ma ci ero abituato quindi cercavo di estraniarmi e di vivere il mio momento.
Per mia fortuna c'erano delle cartine in giro per i corridoi che segnavano il punto in cui ero e tutte le aule e le zone più importanti e appena vidi la scritta: "bibliothéque" lo colsi come un segno del destino.
Sembrava di essere entrati in un museo, i soffitti e le pareti erano ricoperti da dipinti con colori sgargianti e chiari per non parlare delle immense vetrate che facevano entrare la luce del giorno illuminando gli scaffali pieni di libri e i lunghi tavoli occupati da alcuni studenti intenti a leggere, a scrivere e a ricercare.
Avevo trovato il mio posto sicuro, lo era a Oxford e lo sarebbe stato anche qui, tanto di sicuro nessuno dei ragazzi sarebbe mai entrato in biblioteca, quindi potevo passare il tempo in cui avevo bisogno di stare da solo sommerso dal profumo dei libri, dalla sapienza e dalla bellezza della letteratura.
"Bounjour." Cercavo di sfoggiare il mio miglior francese, anche se un po' titubante.
"Bonjour, monsieur, puis-je vous aider?" la signora alla reception poteva avere qualcosa come sessanta anni, ma aveva apparentemente l'energia di una quarantenne.
"Sono un nuovo studente dell'erasmus inglese, vorrei sapere se serve una tessera per la biblioteca.
"Oui, oui! Ecco a te i moduli da compilare per avere la tessera." Pescò da sotto il bancone dei fogli e me li consegnò con una penna al fianco.
"Merci." Le sorrisi e iniziai a compilare i fogli con i miei dati generali, specificando che ero uno studente dell'erasmus e tutte le varie formalità.
"Tenga." Le riconsegnai i fogli e lei li lesse con attenzione da dietro i suoi occhiali da vista a mezza luna.
"Perfetto, è tutto in ordine. Deve solo mettere una firma sulla tessera e abbiamo finito." Firmai la tesserà che mi passò e la infilai in tasca ringraziandola.
Chissà quanti studenti, il primo giorno che arrivano in una scuola nuova, vanno dritti in biblioteca per fare una tessera.
M'incamminai per i corridoi pieni di libri così da familiarizzare con le varie sezioni e mi soffermai in quella delle prime rilegature, a quanto pare c'erano scaffali interi con le prime edizioni scritte di tutti o quasi i libri francesi e con cura tirai fuori dallo scaffale il primo nome che risaltò all'occhio.
Jane Austen, Love and Friendship.
Era il libro preferito da mia sorella, non vedevo l'ora di dirle che avevo tenuto tra le mani un'edizione originale.
Appena aprì il libro per sfogliarne con cura le pagine, un foglio cadde per terra, o meglio, una lettera.
Presi il foglio su cui c'era scritto: Pour Henri.
Aprì il foglio che era chiuso in quattro e le mani iniziarono a tremarmi, era una lettera d'amore?


Parigi, 1799

Mio caro Henri,

voglio parlarti del primo giorno in cui ti ho visto, in questa libreria sperduta tra le stradine di Montmartre, con il tuo completo elegante blu notte che uno sguardo disattento avrebbe scambiato per nero, ma conoscendoti so quanto ami confondere la gente con i particolari, è il tuo test personale, solo chi è abbastanza attento è degno del tuo amore.
Ricordo il tuffo al cuore che ho avuto quando hai levato il cappello lasciando cadere quei riccioli bellissimi sul tuo viso e ricordo ancora il modo in cui i tuoi occhi brillavano mentre bevevano dalla bellezza dei libri e da ciò che potevano raccontarsi, perché tu desideravi solo storie, storie d'avventura o d'amore, poesie scritte da sfortunati amanti, monologhi di persone perdute in molteplici vite, forse è stato il tuo modo di guardare i libri che mi ha fatto amare di te.
Non mi hai notato subito, come avresti potuto, io ero solo il garzone della tua libreria preferita che puliva gli scaffali e ordinava i libri, come poteva un gentiluomo come te notarmi, come potevano i tuoi occhi verdi come la perfezione, posarsi su uno come me.
Ma mi hai sorpreso, come hai sempre fatto e hai distolto lo sguardo da ciò che amavi di più al mondo per guardarmi, per sorridermi e rubarmi un pezzo d'anima.
Ricordo tutto come se fosse ieri eppure sono passati anni dal nostro primo incontro e a volte sembra non esser cambiato nulla.
Non potevamo sapere, giovani, sciocchi e ribelli, come sarebbe finita la nostra storia, in quel momento non mi sarei mai aspettato neanche che sarebbe mai iniziata, eri troppo per me, non ti avrei mai potuto dar nulla, quel che ti meritavi, perché tu meritavi il mondo, meritavi la vita più bella, la felicità immensa, non meritavi il povero amore di un garzone che a stento riusciva a mangiare, ma che tu ammiravi per il suo essere impeccabile dei comportamenti e nel vestire, non ti ho mai detto che lo facevo solo per te, per attirare la tua attenzione, per essere più bello che mai ai tuoi occhi, la tua sola presenza mi invogliava a migliorarmi, ad essere un uomo migliore per te e spero di non averti mai deluso, spero di essere stato abbastanza, spero di essere stato il tuo unico e grande amore perché è quello che tu sei stato per me.
Ti ho amato dal primo passo che hai messo nella mia libreria fino all'ultimo bacio.


Sempre tuo,
Lion.


Il mio francese non era dei migliori, certo, ma ero riuscito a decifrare la scrittura e a tradurlo a mente in inglese e, inaspettatamente, avevo gli occhi colmi di lacrime.
Cercai di calmarmi e di ricordarmi che periodo storico fosse il 1799 e sussultai quando mi venne in mente.
La rivoluzione francese era forse appena terminata e chissà cosa era successo a Herni o a Lion, chissà cosa era successo alla loro storia d'amore, volevo sapere, volevo scoprire tutto di loro ma nel libro non c'erano altre lettere, solo quella e mi sentivo morire, mi sentivo come se mi avessero tolto la cosa più cara al mondo e non sapevo neanche il perché.
Rimisi a posto il libro ma infilai la lettera nella tasca nei pantaloni assicurandomi che nessuno mi avesse visto.
Tremavo e avevo la pelle d'oca, come potevano le parole di uno sconosciuto turbarmi in quel modo, forse non era mio dovere leggere i pensieri privati di un sopravvissuto a una simile rivoluzione, non ero nessuno io per leggere di quel profondo amore, ma non avendolo mai provato sentivo la necessità di leggerlo e scoprirlo attraverso le parole di Lion, volevo sapere, come si erano amati?
"Terra chiama Harry. Terra chiama Harry." una grande mano mi passò davanti allo sguardo distogliendomi dai miei pensieri.
"Mh?" alzai lo sguardo su Zayn seduto vicino a me.
"Mi hai sentito?" ed io scossi il capo, sospirando.
"Hai ancora il numero di Louis?" erano passati tre giorni dal nostro arrivo a Parigi ed io non avevo ne scritto a Louis, ne ero tornato in biblioteca.
"Sì, certo, perché?"
"Ho bisogno di fumare e lui può passarmi qualcosa." Sospirai e gli passai il numero di Louis attraverso whatsapp.
"Louis scrivimi?" mi chiese perplesso.
"Si è salvato così." Mi strinsi nelle spalle.
"Perché scrivimi se di cognome fa Tomlinson?" chiese confuso Niall.
"Forse vuole che gli scriva." Suggerì Liam.
"Gli hai scritto?" chiese Zayn.
"No, non avevo nulla da dirgli."
"Aspettate.. ma mica Louis è bisex?" se ne uscì Niall.
"Harry che fa conquiste con i nostri referenti per l'erasmus!" disse divertito Liam.
"Non faccio nessuna conquista. Louis è fidanzato da tre anni con la sua ragazza, convivono anche e Danielle è semplicemente Danielle, nulla di più."
"Per non essere interessato a Louis ne sai di cose." Disse malizioso Zayn.
"Me le ha dette lui di sua spontanea volontà il primo giorno." Borbottai alzando gli occhi al cielo.
"Lasciatelo in pace." Mi difese finalmente Ed e per fortuna lo ascoltarono, ero ancora turbato per quella lettera che portavo sempre con me in tasca, avevo perso il conto di quante volte l'avevo letta in quei tre giorni.
"Ci dobbiamo vedere al ristorante fuori dall'università tra mezz'ora, volete venire?" ci chiese Zayn che a quanto pare gli aveva già scritto.
"Certo, veniamo tutti. Tu vieni, Harry?" mi chiese Liam mentre tutti mi fissavano speranzosi.
"Va bene." Cedetti e prendendo le nostre cose uscimmo dal dormitorio.
Lo riconobbi anche stando dall'altra parte della strada con milioni di macchine che schizzavano a destra e a manca tra di noi, era sempre bellissimo e l'effetto che mi aveva fatto il primo giorno non era cambiato, anzi, era peggiorato.
Attraversammo la strada di corsa anche sei i francesi erano più civilizzati sulla strada di noi inglesi e lo raggiungemmo sull'altra sponda che stava ancora parlando al telefono, ci salutò con la mano e un sorriso e continuò a borbottare cose in francese che non mi cimentai a tradurre.
"Amore mio, ci sentiamo dopo." Liquidò la faccenda, chiudendo la chiamata.
"La tua ragazza?" gli chiese Zayn, abbracciandolo per salutarlo.
"Mia sorella minore, mi farà uscire matto." Sbuffò salutando tutti con un braccio per poi, come il primo giorno, arrivare a me e porgermi la mano.
"Signor Styles."
"Signor Tomlinson, sempre se è questo il tuo cognome."
"Che intendi dire?"
"Abbiamo scoperto che non sei tu il nostro referente." Dissi, stringendogli la mano velocemente per poi riportarla in tasca, vicino alla lettera.
"Ah." Mi guardò spiazzato ma poi immediatamente divertito.
"Avete conosciuto Danielle, vero?"
"Sì, e pensiamo che voglia farsi Harry." Disse immediatamente Niall.
"Non credo." Rispose immediatamente Louis, fissandomi.
"Perché?" chiesero in coro i ragazzi intorno a lui.
"Perché è la mia ragazza." mi si gelò il sangue nelle vene e tutti, nessuno escluso, ci fissarono con la bocca aperta.
Come ero finito in quella situazione ancora dovevo capirlo.
"Se è la tua ragazza, perché mi ha detto che dorme nel dormitorio?" ero confuso e anche un po' incazzato.
"Perché è vero."
"Ma se mi hai detto che convivete in un appartamento qui vicino."
"Come la questione del referente, anche quella è una bugia." Ci stavamo guardando male a vicenda, nei suoi zaffiri non c'era più la luce che mi aveva fatto infatuare di lui qualche giorno prima, ma un muro di vetro che rifletteva la mia scarna figura.
Odiavo le persone che mentivano, certo lui ci aveva solo fatto uno scherzo, ma non riuscivo a controllare la mia reazione esagerata.
"Tranquillo, non ho intenzione di rubarti la ragazza." lo rassicurai rimanendo freddo e poi mi rivolsi a Ed.
"Torno in camera, buon pranzo."
"Harry, andiamo, stava scherzando." Mi supplicò Niall trattenendomi dal braccio ed io sbuffai sfilandomi dalla sua presa.
"Lascialo stare, lo sai che quando sta così non vuole sentire ragioni." Ero fortunato ad avere Ed in queste occasioni, sapeva sempre quando era il momento di lasciare la presa.
Tornai su i miei passi, attraversando nuovamente la strada con la lettera stretta nel pugno, avevo bisogno di un posto tranquillo in cui sedermi a leggerla, di sicuro l'incazzatura dopo mi sarebbe passata.
"Louis, che cazzo fai?" sentì Zayn urlare e una macchina inchiodare sulla strada alle mie spalle e quando mi girai vidi il ragazzo davanti a un taxi che per fortuna non lo aveva investito, il cui conducente si era sporto dal finestrino urlando cose incomprensibili in francese e lui come se niente fosse continuò ad attraversare la strada per venire da me.
"Ti volevi far ammazzare?" ero senza parole e lui invece sembrava imperturbabile.
"Lo sai che quello era solo uno scherzo, vero?"
"Sì, lo so."
"Allora perché te la sei presa così tanto?"
"Perché.. il perché sono fatti miei."
"Non amo stare sul cazzo a qualcuno senza un vero motivo."
"Non mi piacciono le persone che mentono."
"Era un cazzo di scherzo, Styles."
"La cosa del referente ci stava, ma tutta la cosa di Danielle? Potevi risparmiartela."
"Sei pesante, te l'hanno mai detto?"
"Si, tante volte. Ora, con permesso." Gli diedi nuovamente le spalle.
"Perché non mi hai scritto?"
"Cosa?" gli chiesi, colto alla sprovvista, girandomi.
"Hai sentito perfettamente."
"Se questo fa ancora parte dello scherzo, non lo capisco, mi dispiace."
"Sono serio." lo sembrava sul serio, aveva le mani in tasca e mi guardava fisso negli occhi come se ci fossimo solo noi due sul marciapiede e mi sentivo intrappolato, senza via di fuga.
"Non sapevo cosa scriverti e poi non mi serviva il tuo aiuto, ho il numero di Danielle, devo chiedere a lei se ho bisogno di qualcosa."
"Non mi hai scritto per questo motivo?"
"Louis, dove vuoi andare a parare, si può sapere?"
"Da nessuna parte, dolcezza, ci si vede in giro." Non mi diede neanche il tempo di controbattere che tornò ad attraversare la strada raggiungendo gli altri.
Ero frustrato, ero nervoso, arrabbiato, triste e inerme.
Odiavo non avere il controllo della situazione, odiavo non sapere le cose e il fatto che lui mi abbia lasciato lì, sul ciglio della strada con più domande che risposte, mi mandava su tutte le furie e avevo voglia di urlare.
Volevo tornare in biblioteca ma sapevo che se fossi entrato lì dentro mi sarei messo a cercare altre lettere di Lion e se non le avessi trovate, bè, avrei dato di matto questo è poco ma sicuro, quindi evitai come la peste tutta quell'ala dell'università e finì per andare in caffetteria che era stracolma di persone, sbuffai e optai per uscire del tutto dall'università e cercare qualche posto tranquillo nei dintorni, magari un caffè, una libreria, un fioraio, avevo bisogno di distrarmi.
Camminando e osservando le vetrine notai un annuncio: cercavano personale.
Senza neanche pensarci entrai ritrovandomi in un caffè letterario di media grandezza, era il paradiso in terra, sembrava un posto di nicchia, dove sarei riuscito a liberarmi se non come commesso almeno come compratore.
Fermai una cameriera chiedendole informazioni per il posto libero e con un francese comprensibile mi disse che sarebbe andata a chiamare il capo.
Mi guardai intorno cercando di familiarizzare anche con questo posto e respirai a pieni polmoni l'odore di libri, caffè e cioccolato che c'era nel negozio.
"Parli inglese?" sobbalzai quando qualcuno si presentò improvvisamente alle mie spalle.
"Sì, parlo inglese, cioè sono inglese."
"Perfetto! Avevo davvero bisogno di un ragazzo inglese, vengono molti turisti e le cameriere non lo sanno parlare per bene."
"Sono in erasmus alla Sorbonne, vengono da Londra."
"Alla Sorbonne? Ma è meraviglioso! Io sono Nicholas, tu sei?" mi porse la mano.
"Harry Styles, signore." Gli strinsi a mia volta la mano.
"Deliziato, deliziato! Dimmi, hai esperienza?"
"Ho lavorato come fattorino in una pasticceria e fatto il cameriere in un paio di bar e poi amo leggere, potrei aiutare anche per quello."
"Interessante, interessante." Era divertente il modo in cui ripeteva le parole.
"Ti propongo una cosa: lavorerai sei giorni la settimana, un solo giorno libero, tre giorni come cameriere e tre giorni come commesso in libreria, che ne dici?"
"Sarebbe perfetto, signore."
"Bene, sceglieremo insieme quali giorni vuoi fare la mattina e quali il pomeriggio, fai pure un giro per guardare il negozio, ma dovrai ripassare domani mattina per sistemare tutto e iniziare la settimana di prova."
"La ringrazio infinitamente, signore." Ci stringemmo di nuovo la mano e lui uscì dal negozio di fretta e furia.
Mi accomodai a uno dei tavolini e senza aver ordinato nulla, una cameriera – la stessa di prima - , mi portò un caffè e un dolcetto in un piattino.
"Benvenuto a bordo, compagno." Anche lei parlava inglese, certo le sfumature francesi c'erano, ma meglio di niente.
"Io non ho ordinato nulla..."
"Offre la casa, tranquillo. Io sono Taylor, piacere di conoscerti."
"Io sono Harry e grazie per il caffè e il dolcetto."
"Di niente." Mi sorrise raggiante e tornò alle sue mansioni.
Ringraziavo la mia buona stella per la discussione con Louis, senza di quella non avrei mai trovato questo posto, anche se una parte di me desiderava ardentemente parlargli, chiarire, farmi dire cosa intendeva il suo maledettissimo: scrivimi.
Chissà come avrebbe reagito Lion, chissà se Henri lo abbia mai fatto innervosire così tanto, si erano mai odiati prima di amarsi?
O si erano amati nonostante l'odiarsi?



SALVE A TUTTIIo sono Charlie e sono qui con l'ennesima FF sui Larry, lo soSpero che vi piaccia, siamo solo all'inizio ma succederanno tante cose improvvise quindi tenetevi pronti!Per qualsiasi cosa sono a vostra disposizione.

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