1.Incontri e scontri

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Quella mattina.
Quell'esatta mattina in cui tirava un forte vento,
in cui ero in ritardo,
e il vento si divertiva a scompigliarmi
ulteriormente i capelli.
Insomma, sentivo che quella mattina
le cose stavano andando diversamente,
non saprei dire se in senso positivo o negativo,
ma sicuramente era una mattina strana.

Era uno di quei giorni
in cui corri avanti e indietro
trascinando pensieri, progettando le mille cose da fare.

La calma non era un mio pregio.
Non lo era e mai lo sarebbe stato.
Insomma,
la immaginate una come me
con mille pensieri, dubbi, paranoie
che riesce con calma a dare ordine alla sua vita?
Beh vi assicuro di no.

Ho sempre avuto paura di cambiare
anche una minuscola parte
della mia quotidianità,
come se potesse avere ripercussioni
sul mio futuro.
Assurdo.
Già, la mia mente è assurda.

A volte mi chiedo
se questi miei pensieri
siano condivisibili dagli altri.
Se anche il resto del mondo
potrebbe viaggiare con la mia mente,
pensare in modo simile al mio
e poi viaggiare sempre,
perché la mia mente non riesce mai a fermarsi.

Ma all'improvviso i miei viaggi mentali furono interrotti
dallo scontro con qualcuno sulle scale.
La prima cosa che notai furono le scarpe. Vans nere.
Salendo con lo sguardo fu inevitabile soffermarmi sui capelli biondi che la facevano sembrare Rapunzel, una principessa, si.
Gli occhi erano celesti come il cielo di quella mattina.
Le labbra sottili e le guance un po' aranciate dal blush.

Dopo qualche minuto di imbarazzo, si presentò dicendo
“Ciao, io sono Micol”
E io risposi con un timido “Piacere Joey”
“Sei nuova? Non ti ho mai vista qui”
“No, in verità frequento il terzo anno. Ma neanche io ti ho mai vista, strano”
“Vabbe ora scappo che sono in ritardo, ci vediamo ciao” salutandomi con la mano
“Ciao”

Dopo qualche minuto già l'avevo persa di vista tra i corridoi, tra tutta quella gente che correva avanti e indietro.
Arrivai vicino l'armadietto e trovai Pacey, il mio migliore amico, ad aspettarmi come ogni mattina.

Era un ragazzo semplice, sia caratterialmente che esteticamente.
Sapeva dare spazio e tempo alle persone che aveva affianco, senza mai farle sentire sole.
Sapeva ascoltare ma senza essere troppo invadente, e spontaneamente gli confidavi i tuoi segreti.
Era davvero un grande amico, e non solo nei momenti di bisogno, ma anche in quelli stupidi, quando vuoi semplicemente divertirti e fare un giro.
E lo era sempre stato dai tempi della prima elementare, quando mi chiese di sedersi vicino a me e mai nessuno prese il suo posto.
Il suo look rispecchiava il suo carattere: molto semplice ma originale, con colori sia scuri che vivaci un po' come i colori del suo viso. Aveva i capelli castani che creavano contrasto con gli occhi verdi. Il viso era ovale, con due fossette agli angoli della bocca.

“Hey buongiorno Joey” disse sorridendo
“Ciao Pacey. Tutto bene?”
“Diciamo di si, a parte l'ansia per l'interrogazione d'inglese. Tu che mi dici?”
“Stai tranquillo, prenderai otto come sempre. Stamattina mentre salivo le scale..” gli volevo raccontare del mio incontro/scontro con Micol ma la campanella mi ha interrotto, così entriamo in classe poiché alla prima ora avevamo inglese.

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