Era una stanza piena di luce, eppure io mi sentivo così spenta.
Era una stanza piena di volti, eppure io vedevo solo maschere.
Era una stanza piena di aria, eppure mi sentivo soffocare.Era una stanza piena di tante cose,
sentimenti, emozioni,
che sentivo non potevano appartenermi.
Mi sentivo così fuori luogo, eppure ero obbligata a rimanere lì.Durante l'interrogazione di Pacey in inglese presi un foglio e iniziai a disegnare.
Lo facevo abbastanza spesso, pur non avendo grandissime doti artistiche; anche se ad alcune persone piaceva ciò che disegnavo e cosa volessi esprimere con i disegni.Quel giorno presi un pastello blu,
non avevo mai disegnato con i pastelli e volevo provare.
Mi lasciai completamente andare e senza farci troppo caso disegnai una ragazza, sembrava ballare.
'Sembrava' perché me la immaginavo così, un po' libera inseguendo i suoi sogni.Inaspettatamente Pacey prese il foglio e osservò il disegno per qualche minuto.
“Sembri quasi tu” disse sorridendo
“Davvero? Ma se sono negata nel ballo”
“Vero, hai ragione. Ma rimane un bel disegno, non so come tu faccia a dar vita a un semplice foglio bianco”
“Non do vita, guarda quelle linee e le proporzioni: orrende”
“Non essere così cattiva con te stessa”E in effetti aveva ragione.
Ero sempre stata autocritica nei miei confronti, come se qualsiasi cosa facessi potessi farla meglio.
Non ero mai completamente contenta.
Nessuno era mai severo con me come lo fossi io con me stessa.Suonò la campanella di ricreazione e come ogni giorno andavamo alla mensa con altri nostri amici.
Quel giorno cercavo di trovare da qualche parte Micol, ma non ci riuscivo.“Hey chi stai cercando?” mi chiese Pacey notando il mio continuo girarmi intorno
“Ah giusto, non te l'ho detto. Stamattina ho conosciuto Micol, una ragazza bionda, alta, non so in che classe sia”
“E sembrava interessante?”
“Non saprei, non ci ho parlato molto. So solo il nome” dissi facendo spallucceMi alzai per posare il vassoio e incrociai lo sguardo di Austin, un ragazzo di quarta che abitava vicino casa mia.
Nonostante vivessimo vicini, non ho mai stretto amicizia con lui.
Sembrava un ragazzo abbastanza sicuro di sé, simpatico e carino.
Ciò che mi ha sempre colpito di lui erano i capelli, ricci e quasi sempre spettinati, gli occhi castani e un abbigliamento sui toni freddi, soprattutto il nero e il blu.Notavo che mi guardava e cercavo di accennare un sorriso, anche se ero in totale imbarazzo.
Non sapevo se salutarlo, in fondo non ci conoscevamo bene.
Stavo ritornando al mio posto quando sento un "Ciao Joey" e dei passi veloci raggiungermi.Mi giro ed era lui, con un sorriso un po' timido e le mani nelle tasche dei jeans.
“Ciao Austin” dissi sorridendo
“Io e Nathan, il mio migliore amico, stiamo organizzando una festa da me per questo weekend. Mi chiedevo se ti farebbe piacere venire, in fondo abitiamo anche vicini.”
“Si, perché no. Posso venire con qualche mio amico?”
“Certo. Magari se mi lasci il numero ti scrivo per dirti l'ora e i vari dettagli” notò la mia faccia dubbiosa e aggiunse “Sempre se ti va”
“Si, nessun problema” dissi dandogli il numero
“Bene, allora ci sentiamo. Ciao Joey”
Ricambiai salutando con la mano e tornai dai miei amici.Appena mi sedetti al tavolo, iniziarono a farmi mille domande.
Con calma spiegai l'invito e chiesi chi volesse venire.
Pacey e Harriet dissero subito di sì, mentre Ethan mi avrebbe fatto sapere tra qualche giorno.Harriet e Ethan era due dei miei amici più stretti, entrambi li ho conosciuti al primo anno di liceo.
Harriet era una ragazza molto tranquilla ma al tempo stesso amava scatenarsi. Aveva i capelli corti e spesso si divertiva a tingerli; gli occhi verdi che adorava truccare con ombretti chiari; sottili labbra e delle lentiggini che tendeva a coprire; non era molto alta però a lei piaceva definirsi come una 'persona piccola, quasi tascabile', il che faceva ridere quasi tutti.
Ethan era un ragazzo molto sportivo, amava qualsiasi sport, soprattutto quelli di squadra. È stato capitano diverse volte di squadre scolastiche, sia pallavolo che baseball, ma non mancava il calcio e il rugby.
Era abbastanza alto e muscoloso, con un ciuffo biondo e gli occhi azzurri.
Aveva sempre la battuta sarcastica ed ironica al momento giusto, anche quello più drammatico. Sapeva ironizzare sui problemi e soprattutto su se stesso.Io e Harriet decidemmo di prepararci insieme per la serata, seppure era ancora mercoledì.
Ci saremmo consigliate a vicenda quale vestito ci stava meglio e quali tacchi sapevamo portare senza cadere.
STAI LEGGENDO
⭐Light⭐
ChickLit«Sii luce, illumina questo mondo con la tua spontaneità e talvolta acidità. Sii luce nei momenti bui, rialzati sempre. Sii te stessa e brillerai sempre come una stella e anche di più. Non permettere a nessuno di spegnerti.» È una storia che parla di...