Chronicles Of Harps ¦ 雨 ● Haikyū AU

¦Capitolo 9: Lame¦

▪

Le Arpie, figlie di Taumante e della ninfa oceanina Elettra, le dee delle procelle rapaci e della fame, che rubavano i cibi delle persone che prendevano a perseguitare.

▪
◽
▪

«Hi... Hinata, veloce, spegni il fuoco! Qualunque fonte di luce, spegnila, alla svelta!» Tobio continua ad urlare nella direzione del rosso, non provocando però nessun movimento da parte del cavaliere, che, come se fosse in uno stato di trance, fissa -con occhi vuoti e spenti- la ribollente sostanza nera sul terreno. «Maledetto idiota, cosa ti è preso all' improvviso?!» Il sovrano digrigna i denti, irritandosi inevitabilmente di fronte a quel suddito che non obbedisce agli ordini impartiti da un' autorità decisamente superiore a lui.

"Di nuovo... una nuova carneficina di fronte ai miei occhi... un bagno di sangue... e io... non riuscirò a fare nulla... c'è un muro invisibile che non riesco a sorpassare... per quanto mi sforzi di farlo..."

Hinata crolla sulle ginocchia, sporcandosi l'armatura di quel ribollente petrolio, che continuava ad espandersi irrimediabilmente attorno a loro. Nel frattempo il sovrano, madido di sudore, si era allontanato di metri e metri dal rosso, inoltrandosi nel fitto bosco del Nekoma. Si toglie alla svelta il lungo mantello e lo abbandona a terra, spiegando a fatica le pesanti e pericolose ali. Respirando a scatti e socchiudendo gli occhi, cerca il posto più in ombra di quella parte di bosco, correndo per esso, senza una meta precisa. "Devo trovare l'ombra... la sola ombra, altrimenti sono morto." Pensa, poco prima di inceppare su una radice e cadere sull' umido suolo di faccia. Con gli occhi velati di lucido e scosso da tremolii, per la prima volta nella sua vita decide di abbandonare l'orgoglio nel suo animo e lasciare spazio alla parte più debole di sé. Corrugò le sopracciglia e prese un bel respiro, prima di urlare: «Aiuto! Qualcuno mi aiuti! Verrò ucciso!» Stringe i denti, ben consapevole che nessuno sarebbe andato a salvarlo.

▪

«Forza, usciamo.» Un soldato dall' armatura lucente esce da un tetro e maestoso palazzo, seguito da un enorme cane nero a tre teste. Questo cane, nella testa centrale, ha due linee giallo oro che percorrono la distanza tra gli occhi e le orecchie. I suoi occhi scarlatti scrutano con rabbia attorno a sé, mentre della bava cola dalle sue bocche. Ringhia all' oscurità, sentendo la presenza del soldato avanti a sé. «Kyotani, sta calmo. Fra poco ti potrai saziare con qualche buona anima, come ti ha già riferito l' imperatore.» Disse con tono fermo la persona davanti a lui, che tenendo la possente spada con la mano destra, fa strada a quella anomala creatura. Il cane, in risposta, fece una specie di sbuffo, seguito da del bollente fumo che fuoriuscì dal suo ruvido tartufo.

▪

«Forza Akaashi! Vai!» Afferma con un bel ghigno stampato in viso il sovrano felino, mentre viene immerso lentamente in un' aura rossastra.
«Agli ordini, Kuroo-san.» La creatura notturna spiega le ampie ali castano scuro e si inoltra in un batter d'occhio nel bosco del Nekoma. Agilmente schiva i fitti e rigogliosi rami, grazie alla sua incredibile vista notturna da rapace. I suoi occhi incrociano quelli del sovrano corvino, che agonizzante si sta abbandonando alla sostanza nera. «Forza, reagisci!» Atterrando poco prima del corpo del Re delle Arpie, la creatura di nome Akaashi unisce le mani, chiudendo gli occhi. E in uno sprazzo giallo chiaro li riapre, lasciando che la misteriosa luce proveniente da essi si faccia spazio fra le fronde degli alberi circostanti.
È costretto ad alzarsi in volo, e con i potenti artigli afferra il Re; usando la forza e conficcando senza alcun riguardo i suoi attrezzi affilati nelle spalle del ragazzo, cerca di farlo sfuggire dal petrolio. «Oi... tu, sei un Arpia, se non sbaglio... e allora perché non usi le tue ali per volare e i tuoi artigli per tranciare?!» Afferma a fiato corto, con un accenno di disperazione nella voce, la creatura notturna, che, con ultimo strattone, riesce finalmente a strappare il corpo di Tobio dall' avanzamento della poltiglia nera.