cinque

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sono già al capitolo cinque cos'é questa stregoneria
mi sveglio verso le otto con una strana sensazione intorno. non sono sonnambulo quindi non posso essermi alzato dal letto, l'unica cosa che posso fare a letto é dormire e di conseguenza sognare... oddio.
adesso si che mi ricordo che cosa ho sognato. dominic che mi faceva un pompino nel reparto natura e animali della biblioteca (cioè il posto meno frequentato) della scuola. la mia testa urla "incubo!" ripetutamente e come se fosse un allarme, ma un'altra parte di me gode nel farmi soffrire. come ho imparato a fare in questi casi (anche perché non mi sono mai fatto una cosiddetta "sega" e neanche vorrei provare) mi faccio una doccia fredda, dato che mi sono svegliato tutto sudato e almeno in questo periodo non ho nessuno che entra in bagno mentre mi sto lavando manco fosse un autostrada di ritorno da rimini durante la sera di ferragosto. mi lavo anche i capelli, che stanno diventando ad ogni lavaggio di un rosso sempre più sbiadito. ho già deciso che la prossima volta li voglio fare neri.
uscito dalla doccia mi peso, 51 chili come al solito (tanto sono basso) e mi ripeto che devo correre di più, o almeno camminare.
faccio colazione con una tazza di the, poi mi metto a guardare la televisione, anche se so che finirò a dormire mezzo-morente sul divano. programmo già di dormire fino all'ora di cena, e allora mangerò dell'insalata, poi tornerò a dormire e chi s'é visto s'é visto.
i miei piani vengono mandati a fanculo con qualcuno alla porta che bussa. e indovinate un po'? é tornato prepotente dominic, con un mazzo di rose in mano e la solita faccia da cazzo. "spero che abbiano le spine, perché ad infilartele su per il culo senza dolore non sarà per niente divertente" scherzo, aprendo la porta.
"sono venuto qui a chiederti scusa".
"ah, davvero?".
"si, mi sono pentito davvero di quello che ho fatto".
"ok, dimmi che ne pensi" questo é un esercizio che mi ha insegnato mia madre, dato che ha una laurea in psicologia, ma ormai zero neuroni in quel cervello da gallina che si ritrova. lo usava quando combinavo qualche guaio, mi pentivo e poi mi chiedeva che ne pensavo per vedere se le mie scuse fossero state veritiere.
"beh, facendo quello che ho fatto ti ho mancato di rispetto" mi guarda, poi continua:"per prima cosa; e anche ho sfruttato quel momento in cui eri indifeso per farlo, e mi sento uno schifo, davvero".
"mh, può andare, ma le rose te le potevi anche risparmiare".
"mi stai facendo fare delle figure di merda una dopo l'altra, ma questo credo che a te piaccia".
"si, e non sai quanto" poi, dopo aver preso un bel po' di coraggio, gli chiedo anche:"posso chiederti un favore?".
"certo".
"puoi baciarmi seriamente?" sono così nervoso che mi sto infilzando il braccio con le unghie. non mi risponde, appoggia le rose sulla tavola e stavolta mi bacia, ma per davvero, e sento davvero come si dice in giro, le farfalle nell stomaco (no, non ho fame), e forse la cosa ci scappa un po' di mano perché mi ritrovo con le spalle contro la porta ormai chiusa, respiro di nuovo a fatica, ma stavolta non ho per nessuna ragione al mondo voglia di smettere. solo quando cerca di infilare la mano sotto alla felpa mi accorgo che stiamo andando un po' oltre, al che lo fermo, ringraziandolo. "di niente, miss". ho perso la testa, perché non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello di rispondergli indietro o di metterlo in imbarazzo come al mio solito. non voglio convincermi di essere innamorato, perché non é vero, non lo sono per niente (no no!) ma adesso non lo odio più.
🕷️
mi porta al centro commerciale, con la scusa che domani ci sarà la festa di liam e che lui non ha niente da mettersi. con la stessa scusa ci ritroviamo nel reparto lingerie. "come ci siamo finiti qui?".
"é il tuo momento, miss".
"ti prego, andiamo via di qui" vado in panico, ho paura che mi faccia provare qualcosa (eh eh) e che mi voglia anche vedere. "sei un bastardo, andiamo via".
tira fuori dalla mischia di pizzo e altro un perizoma costituito solamente da un nastro verde scuro. "dentro a quel coso non ci entra nemmeno una chiappa, amico".
"vuoi provare?" mi domanda con tono di sfida.
"assolutamente no! per chi mi hai preso? se vuoi una prostituta chiedi a tua madre".
"puoi offendere me, ma non mia madre, lei no".
"sei tu che cominci ad offendermi chiedendomi di fare cose che ovviamente non voglio fare. stai cercando di farmi sentire in colpa su una cosa in cui hai torto tu".
"é vero, hai ragione" afferma, cominciando a utilizzare una tecnica che mia madre chiama:"ti do ragione basta che stai zitto".
"voglio tornare a casa" gli proferisco fermamente.
"tu non torni a casa finché non ti ci porto io" questa risposta mi mette altamente a disagio, perché mi viene in mente mio padre, quando mi ricatta perché troppo ubriaco per connettere una semplice frase di senso compiuto. camminiamo fianco a fianco, lui che cerca di stringermi la mano, forse perché ha capito il suo sbaglio, ma é più probabile che vuole farsi vedere davanti a tutti. io piango in silenzio, e quando mi sta per scendere una lacrima me l'asciugo girandomi dalla parte opposta.
sono stato uno stupido ad accettare le sue scuse. io vivevo la mia vita tranquillamente e senza intralci, perché ho accolto uno come dominic ad importunarmi?
mi sta trattando con il silenzio, mi sta ricattando con l'affetto, cosa che io trovo molto sbagliata. appena torno a casa, nel mio mondo, chiuderò tutti i contatti che ho con lui, e se mi ricatterà sul patto delle sigarette, che vadano al diavolo tutti  insieme.
al supermercato del centro commerciale prende delle birre e una bottiglia di gin, anche se non so cosa sia, ma presumo sia un superalcolico o qualcosa del genere.
in macchina mentre guida continua a blaterare di quanto io sia stato irrispettoso nei confronti della sua famiglia e bla bla bla, che dovrei farmi un esame di coscienza, che non mi hanno mai insegnato l'educazione e tutte cose del genere, che non stanno né in cielo né in terra. dopo aver visto che annuisco a qualsiasi sua affermazione, prende un po' troppa confidenza e appoggia la mano sulla mia gamba. al che io gli intimo di levarla all'istante se non vuole vedersela staccare a morsi, e allora lui dice che si scusa e ricomincia a blaterare. nel frattempo mi accendo una sigaretta, e lui ovviamente non perde l'occasione per farmi notare "quanto io sia dannatamente sexy mentre fumo dovresti vederti amore". faccio finta di non sentire e apro il finestrino.
verso le quattro e mezza si ferma nel bel mezzo di una stradina di campagna. sa che qui in mezzo non avrò via di scampo.
"dimmi, matt, cosa vuoi che io faccia per te, affinché tu mi rivolga almeno una parola?".
"voglio che mi lasci in pace" dico, ancora tra le lacrime, perché per tutto il tragitto non ho smesso di piangere nemmeno per un secondo.
"risposta errata, non posso lasciarti in pace. ho già sbagliato una volta, e questa é la seconda, ma non ti vorrei perdere del tutto...".
"lo vuoi capire che non farò mai sesso con te?!" gli urlo.
"non é quello che voglio".
"ah no? hai provato a farmi vestire da puttana, al che avresti usato la scusa di essere stato troppi su di giri per scopare in un dannatissimo camerino di un dannatissimo centro commerciale!".
"tu viaggi troppo con l'immaginazione, il mio intento non era quello!".
"ah no, perché ad una cheerleader col culo sfondato non gliel'avresti chiesto, dato che se la sono fatta già in troppi. sei solo uno dei tanti ragazzi con gli ormoni a mille che vuole scopare ventiquattrore su ventiquattro. e adesso portami a casa, oppure chiamo la polizia".
"un ragazzo minorenne che non va a scuola all'insaputa dei genitori non verrebbe preso tanto sul serio dalla polizia".
"io ti odio!" gli tiro un pugno che va dritto sullo zigomo destro. mi ferma i polsi, ma non é valido, lui é molto più forte di me. "mollami subito!" piango ancora più forte, ma nessuno mi può sentire.
"adesso fai un respiro profondo e ti calmi, poi ti porto a casa".
"si ma quando mi sarò calmato ti offendo in qualsiasi modo possibile".
"basta che stai al tuo posto, perché mi hai fatto male e adesso mi esce sangue dal naso" prende un fazzoletto e ce lo appoggia sopra.
"ok. sei un pezzente che mi vuole far sempre passare dalla parte del torto anche quando non ce l'ho, ti conosco da tre giorni ma già ti voglio ammazzare di botte, spero che quella puttana che ti sposerà sia sterile cosicché nessuno sappia più dell'esistenza di certi elementi. tu non lo vuoi ammettere ma stai cercando di tenermi con te solo per portarmi a letto, scopare senza pietà e sfottermi davanti a tutti. mi farai sentire in colpa perché a questo punto rifiuterò qualsiasi contatto con te, io a questo punto sarò emotivamente distrutto ma a te non fregherà un cazzo dato che mi manderai i membri della tua gang a bullizzarmi. ok credo di aver finito, almeno per ora".
"persino i tuoi insulti sono poesia per le mie orecchie".
"mi stai prendendo in giro?!".
"non farei mai una cosa simile".
"mi fai ridere, perché l'hai appena fatto".
frena davanti al giardino di casa mia. "ti vengo a prendere domani sera".
"come fai a sapere che sono stato invitato? nessuno sa chi sono".
"io si. ci vediamo alle nove di domani, non fare tardi".

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