Quella ero io - cap 3

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- Grazie... - rispondo esitante. Lui mi tiene ancora per le spalle, come se pensasse che io possa cascare da un momento all'altro. Di nuovo. Continuiamo a guardarci negli occhi, e continuo a non trovarci assolutamente niente. -Grazie - gli ripeto. - Se mi lasci andare, giuro che non cascherò di nuovo col sedere sull'asfalto. - Lui scoppia in una fragorosa risata e allenta la presa sulla mie spalle. - Scusa, è che volevo essere sicuro che stessi bene. Perfetto, ho salvato la principessa, ora posso andare - sorride lui, infilando le mani nelle tasche della sua giacca. Io gli sorrido e lo guardo voltarsi e andare via. Ha le spalle larghe, è alto e i suoi capelli sono di quella meravigliosa tonalità tra il biondo ed il rosso. Ci siamo guardati così a lungo, eppure non ricordo di che colore fossero i suoi occhi.

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Chiudo la porta alle mie spalle facendola sbattere. Pochi passi e sono già in bagno a regolare la temperatura dell'acqua per riempire la vasca. Ho bisogno di acqua calda, schiuma e vino. Sfilandomi la maglia raggiungo lo stereo. L'atmosfera musicale è fondamentale per un bel bagno caldo. Mi sfilo lentamente i jeans, soffermandomi su ognuna di quelle vecchie ferite. Le accarezzo, una ad una, con i palmi delle mani. Sono queste le lezioni che ho imparato, i pugni in faccia che ho preso, le conseguenze delle scelte stupide che ho fatto. Entro lentamente nella vasca, gustando a fondo il piacere che mi da l'acqua caldissima, che bagna man mano la mia pelle. Quando, finalmente, mi siedo avverto una piccola fitta al sedere. Probabilmente la caduta mi ha lasciato un livido. Riempio un bicchiere con il vino, faccio un lungo sorso per poi abbandonarmi poggiando la schiena alla parete della vasca. Questa è la pace. L'unica che mi concedo.

 La schiuma profumata e il vapore dell'acqua bollente, mi stordiscono i sensi, mi rilassano ogni muscolo e mi costringono a pensare. Si insinua, nella mia mente, la certezza di essere stata, per l'ennesima volta, una persona odiosa nei confronti di Elisa. - Ah! Elisa! Il bene che ti voglio sarà la mia fine! - esclamo ad alta voce per poi immergermi anche con la testa sott'acqua.

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Tic, tic, tic. Gocce d'acqua che annegano.

Tic, tic, tic... e poi il tonfo di un'altra ora passata. Guardo l'enorme orologio a pendolo, sono le quattro. Poi c'è silenzio per alcuni secondi. - È morto! - sento urlare. Mi guardo intorno per vedere, per capire. - È morto - piagnucola ancora quella voce stridula e strozzata. " Dove sta questo morto? " mi domando muovendomi verso una porta socchiusa. Afferro il pomello della grande porta marrone, esito qualche istante, poi la tiro spalancandola. - È morto! - urlo io inorridita. Tic, tic, tic. Gocce d'acqua che muoiono.

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Dicono che un sogno duri, in media, solo sette secondi. Svegliandomi di soprassalto, facendo straripare tutta l'acqua dal bordo della vasca, mi domando quanto, invece, durino gli incubi. Il mio cuore sembra impazzito, lo sento esplodere nel petto. "basta!" penso e prego me stessa, ma le lacrime arrivano meschine e non riesco a fermarle. Lentamente, singhiozzando mio malgrado, esco dalla vasca e mi copro con un enorme asciugamano. Mi copro la testa, la faccia e tento di tapparmi la bocca. Mi lascio andare accasciandomi, letteralmente, a terra. Respirando attraverso il tessuto spesso dell'asciugamano, il respiro rallenta diventando più profondo. Ancora poche boccate e mi sentirò meglio. Pochi profondi respiri ancora e questo groppo soffocante andrà via. Respiro. Scopro il viso, lo sento scottare. Resto ancora qualche minuto in questa posizione, poi allungo la mano verso il cellulare. - Pronto? - sento la sua voce. – Vieni da me? - gli chiedo, pronta a sentirmi rispondere, finalmente, un deciso rifiuto.  - Arrivo appena mi libero - mi delude lui. Andrea stacca la telefonata ed io so che arriverà il prima possibile. È dolce Andrea, mi da quello che io voglio senza mai fare domande. Prende quello che io posso dargli, senza mai chiedere di più.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 12, 2014 ⏰

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