il filo del ragno

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Partiamo col dire una cosa:
io non sono depressa.

...Allora, che ve ne pare come inizio?
Scommetto che state già pensando che questa sarà una storia deprimente.

Forse è così, non saprei dire.

Il fatto è che non ho mai pensato a me stessa come ad una persona depressa.
Bene o male so come stanno le persone realmente depresse e io semplicemente non me la sento di abusare di questo termine, facendolo mio quando in realtà non mi appartiene affatto.

Certo, ogni tanto mi chiedo come sarebbe addormentarmi stando con la testa sotto le coperte.
Chiudere gli occhi mentre l'ossigeno si consuma e... Insomma, avete capito.

Ma credo che sia normale fare pensieri del genere di tanto in tanto a questa età, no?
Con la faccenda della crescita, gli ormoni che impazziscono e tutta quella roba lì...
Voglio dire, tutti abbiamo detto almeno una volta della vita "voglio morire".
Che fosse stato per scherzo o per davvero.

Io non voglio morire.
Non vedo come possa farmi sentire meglio se poi, di fatto, non potrei più sentire proprio nulla.

Ecco perché non mi considero depressa.

Al tempo stesso però non voglio neanche vivere.

O meglio, forse "non voglio" non è l'espressione più adatta.
Diciamo che più che altro mi annoia, o altre volte non riesco semplicemente a capire che senso abbia.
A volte mi guardo intorno e mi viene solo voglia di vomitare, o magari di chiudermi da qualche parte e mettermi pensare.

Ecco, è questo il mio problema.
Il problema è che penso troppo.

Probabilmente se la smettessi di pensarci e mi decidessi semplicemente a godermi la vita finchè ne ho la possibilità, le cose sarebbero molto più semplici.
Questo è poco ma sicuro.

Ma non posso, semplicemente non posso smetterla di pensare.
Sarebbe strano se fosse il contrario, no?

A volte però vorrei semplicemente che tacesse tutto.

Vorrei precipitare lentamente in un abisso senza fine.
Rimanere avvolta nel buio, nel silenzio più assoluto.
Continuare a cadere in eterno.

Ma chiedo decisamente troppo, eh?

Ogni tanto mi chiedo (vi avverto, mi sentirete spesso iniziare così un discorso) se, avendo la possibilità di precipitare davvero nel sopracitato abisso, venendomi porsa durante la caduta una fune, una sorta di filo del ragno, io proverei ad afferrarlo per tornare su, o lo ignorerei e basta.

Non ne ho la più pallida idea.
Ancora oggi me lo chiedo.

È indubbio che la vita abbia milioni di cose da offrirmi.
Sono fermamente convinta del fatto che con la perseveranza e la determinazione si possa ottenere praticamente di tutto.
Peccato solo che io sia sprovvista di entrambe.

In tutta la mia vita non ho mai trovato nulla per cui lottare.
Insomma, non mi sto certo lamentando delle mie condizioni.
Dopotutto ho tutto ciò che si potrebbe chiedere dalla vita: una famiglia, una casa, quattro pasti al giorno e anche una situazione scolastica abbastanza buona.
Non sono mai stata vittima di bullismo, non fumo, non mi drogo e non mi taglio.
Al tempo stesso però, pur avendo così tante cose, non ho ancora trovato nulla per cui valga la pena vivere.

E così mi limito ad esistere e basta.

Troppo spaventata e scettica per morire e troppo annoiata e stupida per vivere.

Cammino distrattamente su una trave sospesa nel vuoto.
Senza chiedermi cosa ci sia sotto e senza chiedermi cosa ci sia alla fine o lungo il cammino.

Scommetto che adesso state pensando ancora più di prima che questa sarà una storia deprimente.

E chi può dirlo?

Magari adesso vi rivelerò che un giorno, svegliandomi con l'immancabile trillo della mia sveglia, scoprii di non essere affatto nelle mia camera, bensì in uno straordinario mondo fantasy.
Con tanto di draghi, fatine svolazzanti, streghe e tutto il resto.
E allora avrei capito che la vita è molto di più di ciò che credevo.

O magari, mentre ripulivo la mensola in cucina (non chiedetemi perchè dovrei fare una cosa del genere, già non saprei che dirvi riguardo la sopracitata sveglia. Voglio dire, ormai usiamo tutti il cellulare, no?) sarei potuta incappare in un documento super top secret, o magari in un vecchio album nel quale avrei trovato la foto tutta stropicciata della mia deceduta sorella.
O almeno, questo è ciò che io credevo.

O ancora...
Ma a che serve continuare con gli esempi?
Tanto lo avete già capito che la mia risposta a tutto questo sarà "e invece no".

E in effetti è proprio così.
Niente mondi fantasy per me.
Niente missioni di spionaggio e niente passati tormentati.

Solo un abisso.
Un profondo, eterno abisso di tenebre.

E un filo.
Il luminoso, piccolo e fragile filo della tela di un ragno.












Ehilà gente!
Allora, vi pare abbastanza deprimente come prologo? XD
Vi giuro che non ho la più pallida idea del perché le storie yuri mi escano sempre così depresse...
Ma ad ogni modo, nei saluti finali della mia ultima storia (un minuto di silenzio, prego) io ho detto che non avrei più scritto storie con finali tristi, non storie tristi.
Quindi... benvenuti nel mio piccolo mondo di depressione!

Al prossimo capitolo,
Bye Bii!!!

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