#039 - Un duello che trapela strani sentimenti

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«Patetico. Quel tuo piccolo cervellino non è ancora in grado di trovare una soluzione per intaccare i miei Life Points.» una voce gelida come il ghiaccio mi trascinò via dai miei pensieri, nonché quella del mio avversario che si stava ormai spazientendo delle mie continue distrazioni, a giudicare dal suo tono alto. Inutile dire che ci era riuscito, perché sapevo che da quelle visioni non ne sarei più potuta uscire. Era tutto così strano, e capire attraverso quelle immagini per me era uno sforzo enorme da sopportare. Per quanto ancora avrei continuato in quel modo? «Diavolo...»
«Hahaha! Forse faresti bene ad ascoltarmi e fare quello che ti ho suggerito poco fa. Non credi?» mi voltai verso il ragazzo, sul cui viso vi era stampato un nuovo sorrisetto colmo di malizia smisto alla furbizia. Aveva ragione. Non potevo andare avanti così. Perché, però, voleva spronarmi ad evocare quel mostro? Era come se lo volesse disperatamente, anche se non lo dava a vedere. Ma proprio perché eravamo impegnati in uno scontro che non mi fidavo di quelle parole, come del resto non ponevo un briciolo di fiducia nel giovane.
«...No. Non ho bisogno di fare affidamento su di lui.» sussurrai a testa bassa, per non mostrare le mie emozioni. Quando però fui prossima ad aggiungere altro, decisi di sollevarla per fissarlo con decisione e mostrargli la determinazione che volevo infondere nella mia frase. «Voglio sconfiggerti con le mie sole forze. Mi hai sentito?»
Quelle parole parvero smuovere qualcosa all'interno del maschio, le cui iridi spalancate non si distoglievano mai dalla mia immagine seria. Una decisione che in quei momenti gli trapelava un senso di stranezza. Perché? Da dov'era saltato fuori, quel sentimento? Di certo non poteva essere semplice stupore. Era compiaciuto dalla mia determinazione, e aggiungerebbe, dal mio essere illusa se speravo di batterlo sul serio. Ma aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di più, e lo constatò dal fatto che all'incrocio di quei castani e profondi occhi si sentì improvvisamente strano. La domanda era, cosa?
[...]
«Aaaaaah!» (??? LP 1500; ??? LP 0)
L'avversario cadde a terra, perdendo gli ultimi pochi Life Points che gli restavano contro un avversario troppo potente per lui. Un avversario il cui potenziale superava i limiti dell'immaginazione di tutti, tant'è che tutta la sua scuola lo temeva e gli stava alla larga. L'unica ragione per cui erano tutt'intorno ai due sfidanti era per assistere al loro incontro, convinti che uno dei loro compagni più bravi potessero avere qualche chance di sconfiggere quello che tutti definivano come un demonio, per via della sua smisurata forza. Le sue capacità non erano neppure paragonabili a quelle di un duellante destinato a tirare avanti nel migliore dei modi: si stava parlando del suo modo spietato di battere gli avversari, e godeva vederli soffrire per colpa sua. Ma ormai, avevano capito che era meglio non avere nulla a che fare con lui se volevano evitare di passare dei grossi guai. «Acc... è-è troppo fo-forte...»
La vittima, impaurita come il resto dei presenti, indietreggiò senza distogliere lo sguardo da colui che lo aveva ridotto in quello stato, come se l'idea di smettere di guardarlo lo spaventasse visto che avrebbe potuto abbassare la guardia, riservandogli con quelle ferite vere la più brutta esperienza della sua vita. «Ti prego, non farmi del male... Lasciami stare!» gridò, alzandosi con tutta la forza di volontà che aveva per darsela a gambe levate come un cucciolo bastonato.
Il vincitore si stava gustando la scena in cui lo sconfitto stava scappando da lui dalla paura. Questo dimostrava che nessuno poteva raggiungere il suo livello, impensabile per qualsiasi altro duellante. Senz'altro aveva ancora da imparare sui duelli, ma per il momento era già fiero di sé stesso per non averne mai perso uno. Ma ciò che sperava era che avesse suscitato l'attenzione delle persone, e non allontanarle. Non se ne rendeva conto, ma l'idea che un giorno si sarebbe ritrovato senza nessuno sfidante disposto a confrontarsi con lui e i suoi mostri lo spaventava un po'. Non poteva rinunciare al suo unico passatempo a causa di altri, e non ne aveva l'intenzione. Fino ad allora, si stava godendo il divertimento che agognava, anche se non sempre perché appunto isolato e ci avrebbe messo la mano sul fuoco che gli spettatori se la fossero filata dopo una sua performance, sopratutto vedendo come tremavano e mormoravano tra loro, pur sempre cerando di non farsi notare dal bambino per timore di uscirne malconci, o addirittura morti.
«È davvero pericoloso come si dice in giro...», «Avete visto come l'ha conciato? Non voglio fare la sua stessa fine!»
«Nessun altro vuole sfidarmi?» l'improvvisa domanda del ragazzino al centro dell'attenzione mise tutti a tacere, facendoli tremare come delle foglioline a quella richiesta che speravano che mai fosse arrivata a loro. «Dunque? Il gatto vi ha mangiato la lingua, forse?»
«Mi offro io.»
Stupiti, tutti si voltarono verso dove una voce femminile aveva parlato, compreso il suo interlocutore. Quest'ultimo, al solo incrocio dello sguardo di quel familiare cappuccio dalle sembianze di volpe, e quelle frangette castane che ne uscivano allo scoperto, percepì una sensazione che lo pervase da cima a fondo. Pensò per un breve momento, prima di realizzarne l'identità, non appena quella persona si tolse con esitazione il cappuccio, lasciandoselo cadere sulle spalle: era la stessa bambina che aveva incrociato poche settimane fa, a seguito dello spiacevole accaduto in cui era intervenuto in tempo alla volta di un gruppetto di bulli che non solo stavano sparlando di lei, bensì anche di lui mentre era all'oscuro di tutto. Il nervosismo delle loro parole lo aveva spronato a immischiarsi nella faccenda, rimettendoci come conseguenza. Non si era affatto pentito delle sue gesta, e oltretutto quella bambina sembrava veramente innocente... Perché mai qualcuno dovrebbe prenderla di mira, maltrattarla e definirla un mostro? Non ne conosceva il motivo, il che era un caso difficile da portare a termine. Sapeva però che quella storia continuava a ricordargli di sé stesso, e di come tutti cercassero di evitarlo per le sue abilità, come quella fanciulla — da quel che aveva potuto notare — che era sempre sola e celata nell'ombra. Forse, entrambi erano legati allo stesso destino. Poteva essere possibile una cosa del genere?
«Tu...» sussurrò il piccoletto, sorpreso dal suo arrivo. La bambina rispose abbozzando un mezzo sorriso, un sorriso che non aveva mai visto in nessun altro: non era la spensierata espressione di un bambino allegro che giocava con gli amici. No, in qualche modo sentiva che in quelle labbra curvatesi verso l'alto ci fosse dell'altro. Non poteva essere certo se quello fosse un sentimento positivo o negativo. Sapeva soltanto che era... diverso.
Anche gli altri alunni l'avevano riconosciuta, il che spiegherebbe la ragione per cui si stavano stringendo fra loro, come se fossero terrorizzati non soltanto dal duellante fusione, ma anche dalla fanciulla di poche parole. Ma questo ai due non importava affatto: continuarono piuttosto a confrontarsi sguardo nello sguardo, travolti da una quiete che poteva colmare anche gli animi più agitati. La sensazione fece per intensificarsi quando un leggero venticello passeggero mosse i loro capelli, picchiettando dolcemente i lineamenti dei loro volti attratti l'un l'altro come calamite. Quasi quasi, si poteva dire che in quella scuola una pace come quella non la si era mai sentita.
«Quindi? Ti va di giocare?» quella melodiosa vocina risuonò nelle orecchie del maschio come il ritocco di una campana, riportandolo alla realtà, lontano da dei pensieri che lo stavano trasportando fuori dal mondo che lo circondava. Era la prima volta che aveva udito un tono così piacevole da ascoltare, ma sopratutto, non intimorita. Come se non avesse paura della sua crudeltà. Questo ardé il fuocherello che lo stava scaldando internamente, e che si era acceso nel sapere che magari non era l'unico, lì, ad avere dei problemi ad avvicinarsi alle persone. E chissà, forse perfino per lo stesso motivo. Se così fosse, quello doveva per forza essere il frutto del destino che voleva che i due s'incontrassero per una ragione sconosciuta. Di coraggio ne aveva per proporgli una sfida, cosa che diede al ragazzino la spinta di replicare.
«Hmph! E va bene, mi sembri decisa. Ma ti avverto, non ci vado affatto leggero in questo tipo di sfide... Neppure di fronte a quello sguardo. Accetti lo stesso, volpina?»
Presa un tantino alla sprovvista da quel soprannome, la piccola distolse lo sguardo dal suo nuovo avversario col desiderio affondare la testa nel cappuccio per nascondere il suo disagio. Era la prima volta che qualcuno gliene aveva dato uno, e questo la fece sentire leggermente differente dal solito. Inoltre, era da tempo che non aveva sfidato un duellante: magari era quella la causa principale per cui si era offerta per fronteggiare un ragazzino violento e famigerato del suo calibro, ma la cosa non parve spaventarla.
Questo era ciò che il maschio non riusciva a levarsi dalla testa, perché nessuno gli aveva mai chiesto di combattere. Infatti, era sempre lui quello che trascinava gli altri e non il contrario. Chiunque sapeva di perdere in partenza. Ma lei... per lei non era la stessa cosa.
«D'accordo.» sussurrò fredda la fanciulla, tornando a volgere i suoi occhioni castani verso quelle magiche iridi rosa che bastarono per darle la forza di attivare il suo duel disk. «Io sono pronta. Quando vuoi.»
Le labbra del maschio si curvarono in un sorriso compiaciuto, mentre si apprestò a sua volta ad accendere il suo disco. «Se sei pronta, lo sono anch'io.»
«Duello!» (??? LP 4000; ??? LP 4000)
[...]
La sfida tra i due contendenti stava facendo il suo corso, e il pubblico era rimasto incuriosito ad assistere all'incontro per una ragione: il fatto che finissero ogni volta con l'avanzare di un passo che portasse allo stesso dell'altro li stava lasciando a bocca aperta. Eppure si aspettavano che avesse eliminato la ragazzina che si era stupidamente proposta per combatterlo nel giro di pochi turni, ma non era successo ed era passato un bel po' di tempo dal colpo decisivo, che ormai avevano imparato che aveva un suo momento fisso durante tutti i suoi match. E non perché era stato messo alle strette. Era come se invece stessero scherzando, in quei minuti trascorsi a ingoiare saliva e tremare di trepidazione di come la situazione avrebbe preso piega. Nessuno, finora, era avanti rispetto all'altro, e una scena ridicola si stava attualmente svolgendo sotto i loro nasi proprio sul più bello, quando si pensava che finalmente si fossero decisi a fare sul serio.
«Coraggio! Sei il solito pigrone! Sbrigati, attacca il suo mostro!» ordinò la duellante, disperata a tal punto da arrivare a pregare il suo mostro in balia di un pisolino durante la fase di battaglia. Un mostro unico nel suo genere, comodamente sdraiato sul soffice prato a godersi l'atmosfera di pace di quel posto con la pancia all'aria, come quando qualcuno si abbufferebbe di cibo fino ad arrivare a rotolare come un panda. E, malgrado gli incessanti sforzi della padroncina, non voleva saperne di darle retta, non battendo neppure una ciglia.
«Hahah! Guardalo, dalla posizione d'attacco è passato a quella di difesa!»
Con le guance che assunsero un colorito roseo dall'imbarazzo della situazione, l'avversaria fece di tutto pur di non far incontrare il suo viso con quello del giovanotto, concentrandosi esclusivamente sulle pessime figure che gli stava facendo fare quel presuntuoso felino dalla pelle rossastra e bianca, che ricordava il suo cappuccio. «Gh... E MUOVITI!»
Più si andava avanti e più il match diventava uno spettacolo, nel vero senso della parola. Quella faccenda sembrò destinata a durare non poco, tutto sommato però i bambini erano rimasti incantati da un confronto tra quei ragazzini: in qualche modo, il fatto che finissero sempre per restare sulla stessa piattaforma in fatto di Life Points aveva suscitato la loro attenzione, cosa a cui non avevano mai assistito, specie se si trattava di loro. Quelli furono bei momenti, piacevoli da trascorrere insieme. Momenti tanto meravigliosi da sembrare immaginari, o anche, destinati a venir dimenticati per sempre.
[...]

«Ora sei tu quello che sta cominciando a distrarsi.»
Yuri scatto alla realtà, confuso da quelle parole uscitemi dalla bocca che gli avevano dato una svegliata da una distrazione piuttosto particolare. Aveva molte altre domande che si erano formulate in mente sua, dopo quello che aveva visto all'incrocio dell'immagine della mia faccia, a partire dal perché questa gli avesse mostrato delle scene insolite. E non poteva essere un caso: non era da lui perdere la concentrazione durante un match. Poteva esserci un collegamento che avrebbe spiegato ogni cosa, doveva esserci. La situazione non gli tornava, un segreto continuava a nascondersi alle sue spalle.
Aveva bisogno di vedere ancora. Ma per farlo, doveva assolutamente concludere quell'incontro e senza nessuna fretta, o il suo piano sarebbe andato in fumo.
«Finisci il tuo turno?»

Yu☆Gi☆Oh! ~ Five Duelists, Five DragonsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora