#025 - Chi sei tu veramente?

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La tensione regnava intorno a Sora e Yuri, il quale pretendeva immediatamente delle spiegazioni dal più piccolo su cosa finora avesse pianificato di fare sotto copertura, cercando di ingannarci attraverso un atteggiamento innocuo ed inconsapevole ma era tutt'altro che così. Per il ragazzo dai capelli color viola e rosa, quel piccoletto poteva prendere per i fondelli tutti quelli che voleva, ma di certo non lui: non gli risultava assai complicato capire le reali intenzioni di una persona che gli stava attorno, gli bastava semplicemente osservarne il comportamento e le azioni e riusciva a intuire in un batter d'occhio che essa celasse in sé qualcosa di negativo o simile. Che il bambino avesse tentato di mentirgli sin dall'inizio era già una cosa non per nulla positiva, e se preferiva rimanere solo con lui certamente quel che aveva da dirgli doveva trattarsi di un fatto importante, come aveva appena sostenuto. Si augurava per l'azzurro che lo fosse stato davvero.
«Dunque, da dove cominciare... Mmh... Innanzitutto, Yuri... tu ti ricordi di me?» a tal quesito, decisamente strano, il quattordicenne corrucciò le sue pronunciate sopracciglia fissando il ragazzino dritto nello sguardo con una seria espressione stampatagli in faccia. Che cosa voleva dire con quello? «Sì, sono Sora, uno dei tuoi colleghi con cui siamo stati mandati tutti in una certa missione. Non sono nell'autorizzazione di parlarne apertamente, e oltretutto non ci conosciamo neanche poi così tanto, ma... non puoi non rammentare il volto di un tuo compare.»
Yuri continuò ad osservarlo con aria smarrita. Voleva pensare che fosse impazzito dopo il colpo infertogli da Chimerafflesia, tuttavia la serietà che leggeva in egli come un libro aperto lo convinse del contrario. O magari lo stava solamente prendendo in giro, ma era incerto anche di questo. «Di cosa stai parlando, moccioso? Smettila di chiacchierare a vanvera e dimmi che cosa vuoi.»
Un lieve sospiro fuoriuscì dalla bocca dell'altro. Nella vana speranza che ciò che stava per afferrare dalle sue tasche avesse fatto breccia su un qualcosa anneritosi in un oscuro angolo della sua mente, oltre per il suo puro gusto, afferrò da una tasca un bombolone alla fragola e dopo essersi liberato della plastica che lo avvolgeva, se lo mise in un lato della bocca e lo assaporò in tutto il suo buon sapore, tranquillo come se nulla fosse. Evidentemente i sospetti che aveva avuto su Yuri da quando lo aveva incontrato presso quella strada insieme a me furono fondati. Non sarebbe stato per niente facile eseguire il proprio compito e ottenere il traguardo desiderato. «Lo immaginavo. Qualcosa ti ha fatto completamente perdere la testa, a tal punto che i tuoi ricordi sembrano molto offuscati... Non sarà che quella tipetta c'entri qualcosa?» da allora ci fu di nuovo solo ed esclusivamente il silenzio, un silenzio in cui il maschio dalle iridi rosee preferì non replicare a quella stupida domanda giocosa, fin troppo da utilizzare in circostanze del genere. Anche perché, in tutta onestà, con quel "tipetta" non aveva bene in chiaro a chi si stesse riferendo esattamente. «Tralasciando gli scherzi... Adesso vedrò di farti schiarire meglio le idee. Fai particolare attenzione alle mie parole, e partiamo dal punto esatto dell'ultima volta in cui qualcuno ebbe mai avuto notizie su di te, i tuoi compagni per la precisione. O alleati, come preferisci chiamarli. Non so se ricorderai anche questo ma devi sapere, Yuri, che è da un po' di tempo che sei stato assegnato ad un compito specifico. Ossia... scovare una certa ragazza e portarla al cospetto di un uomo che certamente non potrai aver scordato.»
«...» ancora non aveva compreso appieno chi fosse quest'uomo, e neanche se avesse mai avuto l'incarico di trovare qualcuno, una ragazza da quanto aveva sentito. A questo punto, non poté fare altro se non aspettare il proseguo della versione dei fatti del marmocchio e stare in quietudine ad ascoltare, abbastanza intrigato dalla faccenda. Ciò che non sapeva veramente spiegarsi fu una sua affermazione in particolare in cui aveva sostenuto che i propri ricordi fossero stati oscurati da qualcosa in passato: non ci aveva mai pensato. In effetti, talvolta continuava a percepire una stramba sensazione sul fatto che potesse aver scordato qualche cosa di presumibilmente fondamentale, ma mai che ne fosse venuto alla luce il mistero... Che questo potesse avere forse a che fare con la verità nelle parole di Sora? Non poteva esserne sicuro al cento per cento, per il momento però preferì rimuginar poco.
«Ma andiamo per ordine. Anche se non so esattamente chi sia questa ragazza, e né tanto meno come sia d'aspetto, sembra molto interessare i superiori. Hai avuto proprio una grossa fortuna nell'essere stato colui a cui è stata affidata la completa responsabilità di questa missione. Tuttavia... seppur siano stati previsti molti giorni, settimane e anche mesi per rintracciarla, per una lunga distanza di mesi di tua assenza dal giorno in cui sei stato mandato per setacciarla assieme ad alcune squadre speciali, nessuno si era più fatto vivo. E fu così che dopo un incidente che li ebbe colti di sorpresa, sono tutti tornati a casa. Senza di te.» continuò l'azzurro, prendendo tra il pollice e l'indice il bastoncino che sosteneva il bombolone ruotandolo a destra e sinistra distrattamente, concentrato perlopiù nel fornire altri dettagli al quattordicenne pur di togliergli quell'aria perplessa dal suo volto freddo e distaccato. Infilando le sue mani in un paio delle tante tasche dei suoi pantaloncini, quindi, tornò a parlare con il suo solito tono pacato. «Quando li abbiamo rivisti, erano completamente malconci e nel panico assoluto. Sostenevano di essere stati vittime di un tempestivo attacco da parte di potenti duellanti inarrestabili, così tanto da mettere al tappeto una delle migliori delle nostre divisioni in un nanosecondo. E in quelle circostanze così dannose, aggiunsero che ci fossi anche tu. Fosti il solo in grado di fronteggiarli alla pari assieme al tuo mostro più potente, che li affrontasti perché a quanto pare vi eravate già incontrati in precedenza poiché dalle loro parole sembravate conoscervi... e volevano riavere qualcosa a loro estremamente caro, affermando che l'avessi sottratto tu a ognuno di loro. Il vostro duello stava per prendere una svolta, quando all'improvviso qualcosa s'intromise nell'incontro e accade un inaspettato fenomeno che nemmeno io ho potuto capire che cosa potesse essere. E da quel momento, non si seppe più niente di te, come se improvvisamente ti fossi volatilizzato nel nulla. Proprio così... un accecante bagliore aveva causato la scomparsa di tutti i ragazzi, compreso te, Yuri. Una strana forza deve averti catapultato in un luogo diverso, per questo la squadra che era al tuo fianco ti aveva perso di vista. E, sempre riportando le loro parole, l'ultima cosa che avevano sentito poco prima che l'incidente fosse giunto al termine furono i tremendi ruggiti dei vostri mostri... E avevano avuto come l'impressione che a quei ruggiti se ne fosse aggiunto un quinto: potente e terrificante, che potrebbe avere forse a che fare con la tua scomparsa e quella dei tuoi precedenti avversari. Come ti ho anticipato non so granché di questa storia, ma mi è bastato osservare i tuoi comportamenti che in te non vi era più lo stesso Yuri di un tempo. In te ho capito che qualcosa è cambiato, e dovevo scoprire cosa. Ora l'ho realizzato. Hai perso parte di quel che c'era nella tua memoria.»
Questo ragazzino ne stava raccontando una più bizzarra dell'altra. Un conto era aver dimenticato un paio di cose come quotidianamente poteva succedere, e un altro era addirittura perdere i propri ricordi: gli sembrava una stupida fandonia, inizialmente, inventata dalla fantasia della sua piccola mente per voler prendersi gioco di lui. Ma ancora una volta, il tutto aveva un filo logico che collegava il fatto che spesso gli capitava di sentire dentro di sé quella sensazione di dimenticanza. Finora poco ci aveva fatto caso, ora però questa storia stava cominciando a stimolare realmente il suo interesse. Chissà, magari attraverso Sora, avrebbe potuto scoprire maggiori dettagli sul conto del proprio passato, celati nell'oscurità dell'isolamento annidata nel ragazzo. La sola cosa che aspettava, quindi, era sapere di più. «Continua...»
Al bambino sfuggì un sorrisetto, finalmente stava iniziando ad avere maggior credibilità da parte di Yuri, il che era alquanto complicato ottenerla se si trattava di lui e questo lo sapeva perfettamente. Non aveva tutto il tempo di questo mondo per spiegargli tutto in una volta, ragione per il quale fece quel che gli aveva chiesto il viola-rosa senza ribattere, tornando al suo strampalato ma interessante racconto. «Bene. Dunque, oltre al fatto che avessi osservato il tuo atteggiamento, ho sospettato che non ricordassi nulla per un altro motivo di estrema importanza: anziché preoccuparti di trovare la ragazza, gironzolavi con un'altra come se niente fosse e sai, non credo che concedersi pause o perdere tempo in missioni sia da te. E da allora tutto aveva un senso. Ciò che restava da capire era il perché a seguito di quell'incidente sia avvenuto un simile fenomeno. Ma adesso non ha importanza, ho un'altra urgente questione di cui parlarti: se non rammenti del tuo compito lasciato involontariamente in sospeso, allora non saprai neanche da dove provieni. Ne sono certo, altrimenti non saresti stato via per tanto tempo. Proverò a dirtelo chiaramente, ma non so se sarà facile.» l'azzurro smise di far roteare il bastoncino del bombolone per infilare piuttosto le mani in delle tasche, unendo saldamente le labbra per mantenere il dolciume in bocca, conferendogli un'espressione decisa sul suo viso. Anche le sopracciglia ciane corrucciate, i piedi incollati al terreno, gli davano un'aria di assoluta serietà da far comprendere a Yuri che il discorso stava prendendo una grossa svolta a cui avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione. Non era teso, nervoso o altro ancora, ma desiderava sapere subito dell'altro per poter veramente sentirsi soddisfatto. Un venticello freddo passeggero sfiorò i volti di entrambi, scostando alcune ciocche dei loro capelli all'indietro rendendo l'atmosfera colma di tensione come già non fosse presente dall'inizio, e un attimo dopo che la corrente svanisse, i due maschi non udirono niente che dei piccoli sassolini tra le vicinanze spostatosi dalla sua debole forza ma abbastanza per innalzarli dal pavimento.
Effettivamente non si era mai chiesto da quale luogo lui provenisse, dove sia cresciuto fino ad arrivare al presente, il presente in cui era divenuto un adolescente capace di decidere per sé stesso per conto suo, senza l'approvazione di adulti, o la gente tendeva a nominare... genitori. Faticava a ricordare anche questo. Tutti appartengono a un qualche posto dove hanno vissuto da tutta la vita o almeno per un lungo periodo nelle fasi più importanti della crescita personale, dove più potessero sentirsi a loro agio, dove riescono ad ambientarsi meglio come una sorta di territorio proprio che automaticamente prende il nome di "casa". E così doveva essere anche per Yuri, malgrado a stento lo credesse: non sapeva come, era casualmente arrivato in questa città senza meta, insicuro di appartenere seriamente a qualcosa. Per lui una casa non aveva esistenza, o almeno il ricordo di ciò che gli restava era ormai precipitato all'interno degli abissi profondi della sua testa, troppi per provare ad ottenere con buoni risultati una risposta dai suoi soli sforzi che faceva spremendosi quelle meningi a più non posso. E se così fosse... che nome aveva questa casa? Sarebbe stata davvero quella di cui gli avrebbe parlato questo ragazzino?
«Yuri. Per quanto possa esserti difficile ricordare, devi sapere una cosa e sforzarti di comprenderla. Non farò altri giri di parole, ma voglio sperare che ciò che sto per dirti ti schiarirà quella zucca vuota una volta per tutte!» l'atmosfera cominciò immediatamente a farsi sempre più tesa, quasi da crear fastidio al povero Yuri che non ne poteva ancora di ascoltarlo senza che neanche gli avesse specificatamente dato un'informazione che potesse aiutarlo a riordinare i tanti frammenti sparsi nella sua mente disordinata. Ma per sua fortuna, stavolta aveva l'impressione che adesso stesse facendo sul serio. E, cosa importante, presto gli avrebbe senz'altro inflitto una sonora lezione per la sua scostumatezza, essendosi rivolto a lui come "zucca vuota".
«D'accordo, ora però ti decidi o no a dirmi a cosa esattamente stai puntando?» ribatté seccato il ragazzo, battendo violentemente il tallone di uno dei suoi stivali in pelle sul terreno vecchio e frantumato del loro campo di battaglia su cui vi era schierata la sola e trionfante Predapianta Chimerafflesia che, abbattuto con facilità Orso Pellicciaspavento, affiancò il duellante fusione con in lei un'implacabile fame e lo si poteva tranquillamente notare dalle sue due liane alla costante ricerca di nuove prede da addentare e gustare al meglio per soddisfare almeno in parte la sua sete di vittime.
«Certo, certo, un po' di pazienza prego!» sospirò l'azzurro in risposta all'impazienza scaturitasi nel viola-rosa, un'impazienza che gli ricordò di non avere tanti minuti per spiegargli ogni singolo dettaglio in filo e per segno. Era convinto al novantanove percento che dargli la principale informazione che si collegava a tutte le altre su di lui gli avrebbero dato luce a molti dei suoi dubbi e ripensamenti, ma non poteva confermarlo finché non avrebbe vuotato il sacco. La quiete totale tornò a regnare fra le circostanze, la concentrazione di Yuri oramai era focalizzata soltanto sul bambino e quel che fu prossimo a confessargli, una rivelazione che probabilmente avrebbe potuto smuovere qualcosa in sé. Sarebbe andata realmente in questo modo? «Perfetto. Quella che voglio porti al momento è una domanda. Yuri, che cosa ti viene in mente... se ti dicessi che sei uno studente di Academia?»
[...]
«No, non può essere...!» Akaba Reiji, incredulo di fronte alle immagini catturate da uno dei suoi complessi aggeggi che mostravano perfettamente la situazione tra Sora e Yuri attraverso il grosso monitor posto al cento dell'oscura stanza riempita della presenza sua e dei suoi collaboratori, giunti sul posto sotto il comando del sedicenne, fece schiantare con forza i pugni sulla sua scrivania con occhi sbarrati. Una reazione che colse di sorpresa i presenti, anche la guardia in uniforme nera al suo fianco: per quanto tempo sia passato dal giorno in cui erano stati assunti per il loro lavoro lì alla Leo Corporation, nessuno lo aveva mai visto perdere la sua solita compostezza di sempre in quella maniera. Chiaramente sapeva molto bene quel che Sora aveva appena chiesto a Yuri, a differenza di tutti che con fare stupito continuavano a lanciare sguardi discreti e interrogatori sul loro capo, mani ancora incollate alle tastiere dei loro rispettivi dispositivi assegnatogli. E a quanto sembrava, la faccenda lo preoccupava non poco. Oltretutto, per essere una questione che era riuscita a far crollare come un castello di carte quell'impassibile pacatezza, doveva trattarsi di una situazione di estrema delicatezza e ciò tenne tutti quanti sull'attenti, creando una sgradevole sensazione di ansia nell'aria.
«Stiamo parlando... di QUELL'Academia?» pensò in preda all'agitazione smista all'incredulità, stringendo le dita delle mani fra loro arrivando quasi col rischiare di farsi male da solo: tuttavia, la faccenda lo aveva talmente preso alla sprovvista che proprio non se ne fu reso conto. Nessuno sapeva cosa dire o come comportarsi di fronte all'inaspettata reazione da parte dell'uomo, ma perché lo stesso presidente Akaba avesse reagito in quel modo era impossibile nascondere che un po' fossero preoccupati. «E Yuri... Yuri è uno di loro! Sapevo che qualcosa di catastrofico si celasse in quel ragazzo...!»
La guardia del corpo al fianco di Reiji poteva leggere meglio degli altri nei suoi occhi che avesse appena realizzato qualcosa e di parecchio grave, suscitando la sua curiosità che si confuse con la preoccupazione col passare dei secondi. Non negava che avesse voluto sbarazzarsi di questo suo interesse il prima possibile, ma del resto non si sentiva nel ruolo di doversi immischiare in quella storia; L'unica cosa che però era certa fu che la questione era seria, molto seria, a cui era inammissibile scherzarci sopra.
E non fu solo la scioccante frase dell'azzurro a metterlo in pensiero. Non era altamente sicuro che quel che aveva udito fosse vero, ma se così fosse... «Maledizione. Questa proprio non ci voleva... Se davvero Yuri è uno studente di quelle parti, ordunque Rosa si trova in grave pericolo. Non oso pensare cosa il mostro che si annida in lui possa farle... Le circostanze sono ben peggiori di quanto avessi previsto.» pian piano, i modi dell'argenteo stavano prendendo una piega più calma, rimettendosi al suo posto di prima e pensando a quelle cose con il capo poggiato sui dorsi delle mani, sguardo fisso sul monitor che continuava a riprendere le immagini dello scenario in svolgimento. La quietudine che dominava tra quelle parti rilassò poi l'uomo, concedendogli del tempo per riflettere e riordinare al meglio le proprie idee vaganti come tanti tornadi infestanti: ce ne fu una in particolare che si fece spazio tra tutte le altre, una cui finora non aveva ancora ben riflettuto nonostante la sua massima importanza. Un'idea che lo perplesse maggiormente di quanto non lo fosse di già. «Un momento... Come può Sora essere a conoscenza dell'esistenza di quel luogo?» la realizzazione finalmente lo colpì tutto ad un tratto, e ciò fu la ragione della sua scioccata espressione facilmente notabile per la sua appariscenza.
«Aveva utilizzato la parola "colleghi", tra lui e Yuri... Quindi, questo significa che anche Sora è una parte di Academia.» pensando a quelle cose, il presidente inclinò inconsapevolmente la testa verso il basso, ritrovandosi faccia a faccia con la superficie della sua scrivania, oscurando la luce generata dal grosso schermo riflettutasi sulle sue lenti. «Una parte di Academia che è riuscita a trarmi in inganno...»
«Signor Akaba...» provò a chiamare la guardia, distogliendo l'uomo dalle sue riflessioni. Questo, senza replicare, sfiorò con un dito indice i suoi occhiali da vista e, risollevando la testa, tornò a rivolgere la sua attenzione allo schermo: l'atmosfera era fin troppo tranquilla, probabilmente Yuri stava realizzando poco a poco la confessione del ragazzino. E quando una certa idea gli balenò in testa, l'improvviso suono d'allarme generato dai dispositivi della stanza focalizzò l'attenzione di tutti verso una grande scritta che prese posto alle immagini dei due duellanti a cui si stava assistendo: "FUSION".
Si poteva pensare che ciò fosse causato dalle Evocazioni per Fusione eseguite dagli sfidanti, ma in realtà c'era qualcosa che non andava nel grafico in basso alle sei lettere, totalmente impazzito. Il colore neutro al suo interno progrediva a dismisura e arrivato alla fine, anziché fermarsi era come se volesse ancora aumentare.
«Presidente, abbiamo appena captato tra le vicinanze del posto una potente energia Fusione.» constatò uno degli assistenti, concentrati soltanto ed esclusivamente sul premere i pulsanti giusti delle tastiere per rilevare la fonte di quell'incommensurabile potere che stava mandando persino i sistemi in corto circuito.
Un fenomeno del genere era strano, decisamente strano, che non era mai capitato finora dinanzi agli occhi né di Reiji né dei suoi aiutanti: era davvero impressionante. L'energia rilevata sembrava così potente da poter fulminare ogni cosa da un momento all'altro, si sperava però che questo non fosse accaduto. I suoni dei veloci movimenti delle loro dita che si posavano a ritmi rapidi e fulminei sui vari tasti risuonarono alle orecchie di Akaba, ansioso di scoprire quale fosse la fonte di tutta quella forza: il duellante Fusione più forte che conoscesse era senza dubbio lo stesso Yuri, quindi fu assai sorpreso che non provenisse da lui. Se quindi non era il ragazzo dai capelli viola e rosa la causa di tale avvenimento... chi altro poteva mai essere? Che ci fosse qualcuno superiore a lui, in fatto di quest'evocazione? Oppure, non c'erano altre spiegazioni se non che i dispositivi li avessero lasciati, cosa che in verità non parve succedere poiché dalle apparenze funzionavano come dovevano.
«Signore, crediamo di aver rilevato la fonte di questa forza. Secondo i nostri calcoli, essa proviene da una distanza molto ravvicinata dai due soggetti sotto osservazione.»
«Perfetto... Voglio vederla in faccia. Provvedete, perciò, a mostrare delle immagini in merito.» ordinò il sedicenne con la solita posatezza con cui sempre tendeva a manifestarsi, ma non poteva nascondere per niente lo shock al duro colpo subito: nel giro di pochissimi secondi aveva sentito con le sue stesse orecchie che Yuri fosse in realtà uno studente di questa misteriosa scuola di cui si sapeva soltanto che avesse come nome "Academia", e subito dopo ebbe realizzato che uno dei suoi dipendenti lo aveva tradito. Come mai una semplice accademia aveva avuto un simile effetto su di lui? La risposta era celata fa le offuscanti tenebre dell'oscurità, un'oscurità in cui era tecnicamente impossibile intravedere un solo misero filo di luce. A giudicare però dalla sua reazione, magari non doveva essere un posto tutto rosa e fiori.
«Subito, presidente-!» non appena il team di assistenti stava per apprestarsi a eseguire gli ordini impartitogli, degli scoppi di scintille guastarono l'intero sistema costringendoli ad allontanare immediatamente le mani d'impulso. Senza neanche poter riordinare le idee di ciò che era avvenuto nel corso di qualche millesimo e passa, si accorsero che non soltanto furono i computer ad essere saltati da una quantità di energia in eccesso rilevata, bensì c'era stato un vero e proprio blackout. Una circostanza che mise a dura prova i presenti come se già non bastasse per Akaba con quest'assurda e confusionaria faccenda, ma sopratutto, era rimasto totalmente spiazzato una volta gettato lo sguardo su un'immagine mostrata per un pelo prima della mancanza di corrente: che fosse uno scherzo della testa o meno, aveva giurato di aver visto una persona a lui assai familiare.
«Non è possibile... Rosa?», «Preparate le luci d'emergenza, presto!»
Abbastanza in fretta, tra una fatica all'altra nel beccare l'esatto pulsante per azionare le luci da attivare in casi del genere, la squadra di collaboratori aveva provveduto a illuminare la stanza sufficientemente da rendere visibile una buona parte della sala fino a quando non avrebbero escogitato una soluzione per ripristinare le parti danneggiate. Non avevano mai assistito a fenomeni di questo tipo, ma una prima volta c'era sempre. Anche se, per quanto fosse sorprendente, a stento potevano credere che tutto fosse andato in fumo per un'energia di quel calibro: e se questo era solo un assaggio della sua potenza, non osavano pensare quanto intensa potesse essere... forse talmente grande da poter rivelarsi un pericolo per la città, specialmente se incontrollata.
La guardia del corpo di Akaba, sbiadita del resto come tutti dall'improvvisa mancanza di energia elettrica, lasciò andare un sospiro, trovato il modo di avere a disposizione una fonte per vederci bene. Ancora, però, era preoccupato per il presidente. Fissando il suo volto illuminato dalle luci d'emergenza, malgrado tentasse di nascondere la sua perplessità, sapeva che ci fossero altre cose che lo disturbavano: oramai lo conosceva fin troppo bene, e sapeva benissimo quando qualcosa lo tormentava o meno, seppur con quel suo caratterino non lo dava a vedere.
Infatti, adesso non aveva solamente la questione di Yuri e Sora a cui pensare, bensì ci si era messa anche il fatto che nelle scene riportate sullo schermo avevano mostrato la mia figura in primo piano, era impossibile che se lo fosse immaginato: tuttavia, se davvero fosse, non riusciva a spiegarsi una cosa. «Perché sia comparsa lei in quelle immagini non ne ho la benché minima idea. Ma sono certo che si sia trattato di un semplice malfunzionamento dei nostri dispositivi... Non mi risultava affatto che praticasse l'Evocazione per Fusione come loro, e sono assolutamente certo che le cose non stiano così. C'è qualcosa, però, di ben più strano di questo.» ponderò, afferrando distrattamente il mento con le dita. «Sì... Sono sicuro di non essermi immaginato lo strano cambiamento di colore dei suoi occhi. Erano... rosa. E neanche quello risultava tra i file del database. Sto cominciano seriamente a dubitare che questi siano soltanto errori commessi da parte delle nostre risorse; Sapevo che quella ragazza possedesse dei doni fuori dal comune, ma di certo non mi aspettavo questo. Altrimenti, cosa mai sarà?»
Il ragazzo chiuse gli occhi, cercando di sopprimere questi pensieri: piuttosto, doveva innanzitutto sapere altro su Yuri e per farlo era necessario che tutto il materiale fosse rimesso a nuovo per l'uso. «Quanto tempo occorre per far tornare in funzione i dispositivi?»
«Purtroppo crediamo ci voglia non poco, presidente.» rispose quieta una donna del gruppo, osservando accuratamente i cavi fulminati vicino a lei, e i suoi colleghi potevano solamente a malincuore confermarlo. «I cavi sono stati gravemente danneggiati, ripararli sarà più complicato del previsto.»
Era evidente che non ci fosse niente da fare per accelerare i tempi, sebbene andasse parecchio ma parecchio di fretta. Anche se avesse deciso di mandare Shingo o Shun a fare da spia, non poteva farlo in ogni caso: il primo, dall'ultima volta che lo aveva visto, era impegnato in un duello contro un ragazzo che il suo assistente aveva riconosciuto all'istante assieme alla ragazza che lo accompagnava, rivelando lui che fossero i cosiddetti "complici" che aveva aiutato Yuri nella missione di reperirmi nella Leo Corporation e portarmici via. E, per quanto riguardava l'altro... «Se provassi a mandare Kurosaki, automaticamente potremmo dire di esserci scavati la fossa con le nostre stesse mani. Se soltanto sente pronunciare quel nome, non riesce a darsi un contegno e potrebbe mandare tutto all'aria...»
Con un leggero sbuffo sfuggitogli di bocca, riaprì le palpebre mostrando le sue fredde e pungenti iridi violacee agli assistenti, in attesa di una risposta. Non aveva scelta se non attendere che avessero riparato quei dannati fili che avevano scelto il tempismo scorretto per fulminarsi. «D'accordo. Ma cercante in tutti i modi di fare in più fretta possibile, ho urgentemente bisogno di altre immagini che non possono attendere a lungo.»
«Ricevuto!»
[...]
Yuri fissò Sora con occhi sbarrati, realizzando poco a poco le sue ultime parole, mentre alzò un sopracciglio e lo aggrottò un po'. Ancora non aveva compreso appieno il concetto di "studente di Academia". Academia... Qualcosa gli quadrava in qualche modo... familiare? Possibile che abbia già sentito nominare quel nome, e se sì, dove e quando? Francamente, però, che ne fosse addirittura studente proprio gli sfuggì di mente: non ricordava neanche di frequentare un'istituto d'istruzione, o che perlomeno ci avesse messo piede una volta in vita sua, né tanto meno questa Academia che gli aveva menzionato. Questo l'azzurro lo notò a vista d'occhio, si rendeva perfettamente conto inoltre che se non avesse rammentato almeno un briciolo delle sue memorie non aveva pronte altre soluzioni pur di aiutarlo a capire chi fosse veramente.
«Per favore... So che puoi ricordarla! Ricordare casa tua!»
Il maschio dalle iridi rosee restò esterrefatto dalla sua esclamazione finale, dettata con un tono così serio che era riuscito a far breccia da qualche parte dentro di lui, rendendolo improvvisamente insicuro di ogni cosa. Aveva l'assoluto bisogno di farsi un auto-esame di coscienza, partendo appunto dalla domanda di chi realmente fosse: di colpo, non si sentiva soltanto Yuri... bensì, anche qualcosa che si rifiutava di sbucar fuori da quell'ammasso di interrogativi. Finché quel nome non cominciò a rimbombare ripetutamente nella sua testa.

Academia... Academia... Academia...

«...Academia...»  

Yu☆Gi☆Oh! ~ Five Duelists, Five DragonsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora