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Erano passati una ventina di giorni da quando Ermal Meta aveva fatto pace con Fabrizio Moro. I loro colleghi parlavano, ovviamente all'insaputa dei protagonisti, addirittura di un Armistizio. Questo perché si poteva davvero definire ciò che era successo come la fine di una Guerra. Di una guerra fredda in realtà. Prima i due si guardavano male a vicenda, e cercavano di evitarsi il più possibile, ora invece si ritrovavano insieme per ogni ntervallo. Insomma tutti pensavo che ci volesse uno davvero bravo a capirli. 

 I loro rapporti erano drasticamente migliorati, Ermal si era spesso chiesto negli ultimi giorni, se si potessero definire amici; lui era uno che dava peso a questo genere di parole. Sì insomma, avevano molto feeling, ma erano solo colleghi, anche se sentiva di volergli troppo bene per dire che era semplicemente uno con cui lavorava assieme.

Quella domenica sarebbe stata, nelle sue intenzioni almeno, una giornata di assoluto relax. Aveva deciso di alzarsi tardi, sarebbe stato un giorno di pura calma, non vedeva l'ora di scrivere e ascoltare musica, magari rileggere qualcosa, riguardare per l'ennesima volta "Eternal Sunshine of a spotles Mind", insomma una giornata intera senza compiti da correggiere o allievi da controllare. 

Non finì neanche di pronunciare quel pensiero che il campanello suonó. Si alzó dal letto di mala voglia, guardó l'ora, chi poteva andare a casa di qualcuno alle nove e mezza di domenica mattina? Scese le scale fino a raggiungere l'ingresso, mentre si autocensurava qualche bestemmia contro l'ospite indesiderato. Aprì la porta e si vide un Fabrizio Moro un po' spettinato davanti.

Fabrizio dal canto suo, non si aspettava di trovare un Ermal appena svegliato, in pigiama e capelli arrufatissimi, lui che era sempre così perfettino si alzava tardi!? -Ei collega- disse entrando, senza aspettare che Ermal lo invitasse. Fabrizio era così, entrava senza chiedere il permesso nelle vite degli altri, figurarsi se si preocupava delle porte di un appartamento.

Questa era la prima volta che il moro si fiondava a casa sua. Malauguratamente non abitavano lontano, e si erano perciò messi d'accordo spesso per andare a lavoro insieme. Malauguratamente pensó Ermal, perché questo aveva dato a Fabrizio il suo indirizzo, e dunque la possibilità di infastidirlo quella domenica mattina. 

-Hai un bell'appartamento!- disse Fabrizio guardandosi intorno -Fabri che vuoi?- taglió corto Ermal sbadigliando, -Non eri tu quello educato? Che si dice ciao come stai e bla bla bla- lo prese in giro l'altro con un sorriso. Beh da quando avevano parlato Ermal aveva rotto con la storia dell'educazione, di come i ragazzi spesso in quegli ultimi tempo avessero perso il rispetto e l'umità. E Fabrizio gli dava ragione, solo che il Riccio era un tantino estremista sull'argomento, e vederlo ora neanche salutare, beh lo faceva ridere. Ermal imbarazzato dalle sue parole un po' burbere pronunciò con l'espressione di un bambino imbronciasto -non vale di domenica mattina!- Ma in quel momento Ermal capì. Fabrizio sembrava felice e allegro, come al solito, ma dal suo sguardo, il più piccolo notó, c'era qualcosa che non andava. Un'ombra che aleggiava nella sua espressione, solitamente del tutto luminosa. 

Allora Ermal di avvió verso la cucina -Vuoi un caffè?- Fabrizio si sarebbe aperto dopo qualche chiacchera, non riusciva a tenersi dentro le cose per molto tempo, lui. Si avviarono verso il bancone della cucina, Fabrizio chiese al padrone di casa dove trovare le tazzine per appoggiarle sul tavolo, così poco dopo il caffè era sul fuoco e la tavola pronta per la colazione. Si sedettero uno di fronte all'altro, Ermal ricordó che così erano il primo giorno che aveva avuto inizio quella strana amicizia. 

Fabrizio sospirò, allora Ermal si alzó e prese posto vicino al moro -Mi dici che c'è? Dai, non si va a casa della gente senza spiegarne la causa- Ermal sorrideva mentre parlava, e anche a Fabrizio venne fuori un piccolo sorriso. -Beh, sono venuto a farmi offrire un caffè dal collega che mi odiava e.. non posso vedere Anita e Libero oggi- oh, ecco qual era il problema. 

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