Nei suoi primi dialoghi (Apologia di Socrate, Protagora, Gorgia) Platone riprese gli insegnamenti di Socrate. Ben presto, tuttavia, sentì il bisogno di andare al di là del maestro: se è vero, infatti, che Socrate cercava con passione la verità, è altrettanto vero che i suoi dialoghi non approdavano a conclusioni certe e stabili. Per raggiungere tale risultato Platone sviluppò una riflessione sulla scienza.
Partendo dal presupposto che il sapere rifletta l'essere – cioè che la mente umana sia come un specchio – Platone si chiese quale fosse l'oggetto proprio della scienza o epistème, cioè di un sapere stabile e immutabile. È chiaro che tale oggetto non può essere costituito dalle cose di questo mondo, che sono mutevoli e imperfette: da esse deriva infatti l'opinione o dòxa, che è un sapere soggettivo e instabile. L'oggetto della scienza dovrà quindi essere costituito da entità stabili e perfette, che Platone individua nelle idee (da èidos «forma»).
Nel mondo, per esempio, esistono cose più o meno belle, più o meno giuste; ma noi le possiamo definire tali – e coglierne il grado più o meno elevato di bellezza e giustizia – soltanto perché possediamo le idee della giustizia e della bellezza in sé. Le idee di cui parla Platone non sono quindi rappresentazioni mentali, ma entità perfette e autonome, che egli colloca in un luogo al di là della realtà fisica (detto Iperuranio). Esse costituiscono il criterio di giudizio delle cose (ciò che ci permette di pensarle) e il fondamento del loro essere: le cose sensibili sono infatti copie imperfette delle idee.
Alle idee l'uomo accede tramite il puro ragionamento, perché esse si trovano già nella nostra anima. Facendo sue le dottrine orfico-pitagoriche (vedi mito di Orfeo e scuole pitagoriche), Platone ritiene che l'anima sia immortale e che si incarni più volte nei corpi: prima di incarnarsi essa contempla le idee nell'Iperuranio e le ricorda grazie allo stimolo delle cose esterne. Conoscere equivale dunque a ricordare.
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Platone: Vita, Filosofia, Opere
Non-FictionPlatone, in breve. [Fonte: Enciclopedia Treccani]