Preliminarìs Actìs-et-Gestae ac "De Bello Avrelico" IV (13/17)

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Il dispiegamento che aveva tanto voluto vedere adesso era lì, davanti a lei. Avrebbe potuto dirlo in bella vista se si fosse sentita in vena, ma...

Non era la stessa cosa. L'Arch-Magvs l'aveva ricondotta dal gruppo. Le aveva ordinato di scusarsi per il suo allontanamento, fatto senza avvisare niente. Quel gesto le bruciava. Era stata via per pochi minuti, per una curiosità innocente!

Doveva scusarsi d'essere com'era fatta? Non era giusto, non era affatto giusto. Pensarci, poi, la faceva rodere dalla vergogna. La fiamma tornava a riscaldarle le viscere con forbici smussate, cattive, strette da una mano invisibile. La incideva e pungeva, lasciandola con una sensazione scomoda sulla punta della lingua. Era la vergogna, l'aveva capito.
Già la detestava.
«Credo conosciate bene come sono questi nobili signori d'armature-camminatrici.»

«Abbiamo avuto passate esperienze con loro, sì.»

Distratto da qualcosa che lei ignorava, lord Rex intanto osservava lo schieramento disposto all'ombra delle colonne. vagabondava con lo sguardo. Le sembrava in cerca di un punto fermo, una cosa da guardare più delle oltre.

O, forse, stava cercando qualcuno nella folla? Lei non lo sapeva. Dirlo distratto sarebbe stato mentire perché non lo era mai, neanche quando lo sembrava.

I suoi occhi elettronici si posavano ora sul colonnato di sinistra, ora su quello di destra. Le sembrava, anzi, che stesse setacciando l'area scandagliando, con scatti veloci dei suoi occhi, tra grappoli di tecno-preti all'opera, svb-apprendisti e artisanìs interamente assorbiti dai loro compiti e servitori intenti ad eseguire i compiti delle loro Schedae-Programmationes, per una ragione che ignorava. Forse, dopo l'allontanamento e la cattura, non le era più permesso conoscerla.

In verità avrebbe voluto chiedergli, ma temeva che si fosse risentito per la sua fuga di poco prima. Non gli aveva detto niente e...
Eccomi di nuovo in fila, sospirò facendo come lui, guardando senza una meta il succedersi ordinato di quei colossi e di chi stava praticando su di loro i Rites Manutentores.

Come se niente fosse successo...

Era successo, però. Si era allontanata e si era cacciata subito nei guai. Degli stupidi skitarii avevano perfino minacciata di chiuderla in prigione! La prigione! La prigione per una sciocca, inutile linea gialla dipinta sul pavimento!

Tirò su con il naso, amareggiata. Perché combino sempre disastri? Perché mi rovino tutto? Volost l'aveva detta una noiosa rompiscatole, una disturbatrice; lo era davvero? Lui era tornato ai suoi compiti, ma l'Arch-Magvs aveva espresso l'intenzione d'indurlo nel suo seguito...

Potrei chiedere a lui, ma sicuramente mi odia per avergli rovinato la giornata.

Il Magos-Machinomante lord Spiridòn stese una mano ad indicare il rostro di gigantesche armature-camminatrici disposte sulla destra. Shiur scosse la testa. La vergogna non poteva portarle via quell'occasione, per l'Omnissiah! Non poteva farla stare in quel modo, con gli occhi posati sulla punta delle scarpe! Si era allontanata per loro.

Per i Knights.

Non glieli avrebbe portati via. Mantenne saldo il passo, alzò la testa e strinse le bretelle del suo zaino. Era quello per cui aveva voluto unirsi alla spedizione! Era la vista che aveva cercato con tutte le sue forze, offerta su di un piatto d'argento.

Erano i giganti dalle grandi spalle, quelli che facevano tremare la terra con i loro passi d'acciaio, con le terminazioni delle loro gambe di pistoni, servo-muscoli artificiali e idrauliche di scambio.

Li osservò, affascinata ed intimorita, mentre muti e spenti sembravano ricambiare il suo sguardo: rossi e magnifici nel loro essere terribili, le armature-camminatrici Knights della Casata dei Taranis di Marte incombevano sul sentiero lastricato.

Band of Heroes Saga: the Aurelian CrusadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora