Lettera a Enne.

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Cara N,
se non ti porterò nemmeno un fiore, tu perdonami. E se non salirò nel tuo appartamento, se non vedrò, se non respirerò i tuoi luoghi tu proteggimi ugualmente. E se non ti ho conosciuta, se non ti ho dato un bacio, se non c'ero nemmeno quando tutti ti hanno salutato per l'ultima volta, tu amami ugualmente.
Forse, se solo tu avessi anche minimamente immaginato la mia esistenza non mi ameresti, ma io l'ho sempre fatto. Ti ho sempre amata, come mamma, come nonna, come donna, come guerriera, come carabiniera, come persona, sono sempre stata molto più che affascinata da te.
Purtroppo, quando il tempo scade, scade per noi tutti, per tutti insieme, e non c'è modo di poterlo portare indietro anche solo di cinque minuti, quei cinque minuti che separano questo mondo dall'oblio. Tuttavia, ti parlo come fossi stata sempre con me, ti ascolto come non potessi mai sbagliare, ti porto con me come non fossi mai andata via.
Posseggo, ad oggi, alcuni tuoi oggetti. Significano molto per me, significheranno molto per me per sempre.
Vomito queste parole solo oggi, credo di non aver mai creduto di avere il diritto di farlo, dopotutto chi sono? Solo un'estranea per te.
Eppure, ho preso un ruolo fondamentale nella vita di qualcuno che per te era altrettanto fondamentale e per cui anche tu lo sei, tuttora, anche se magari non sembrava.
Accettando questo ruolo nella sua esistenza, ho accettato volentieri tutto il pacchetto, fratelli, nipoti, parenti, varie ed eventuali, ma tu rimani tu, e rimarrai sempre tu. Immortale nei ricordi di tutti, anche nei miei, anche se non abbiamo mai condiviso nemmeno un respiro.
Eppure, in cuor mio, sento di averti sempre conosciuta. 
Se prima non mi vedevi e potevo sbagliare, adesso farò il possibile per non farmi vedere mentre ne combino una delle mie. Per non farne. Perché mi stai guardando, ci guardi tutti.
Alcuni di noi, li guardi con aria bonaria, di approvazione, per alcuni invece vorresti scendere ed insegnar loro ancora come si vive. Non so di che gruppo faccio parte io, ma ti chiedo un favore: salutami i miei nonni. Dì a nonno Michele che mi dispiace di essere nata troppo tardi (e mi viene anche da dirlo a te e al tuo Angelo con cui ti sei ricongiunta), al Nonno invece dì che mi sale un groppo in gola quando penso a lui, ma che gli prometto che ce la caveremo, lo faremo per lui.
Io, invece, approfitto per dire a voi quattro, ma soprattutto a te e alla tua dolce metà, che finché mi sarà possibile, non abbandonerò mai il mio posto, fra le braccia di vostro figlio.
Volevo ringraziarvi perché è il dono più meraviglioso che poteste mai farmi, davvero. Non è un uomo, ma un gioiello, e risplende attraverso i suoi occhi. Non lascerò mai che sia solo, che si senta solo o che pensi di poter essere, in un futuro, solo.
Voi amatemi, amateci tutti e guardateci, ridete di noi quando sbagliamo, ma poi aiutateci. Non lasciateci mai completamente soli.
Voglio bene a tutti voi, adesso dormo, sono quasi le cinque del mattino.

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