La mattina successiva il sole risplendeva radioso nel cielo e non potei fare a meno di invidiarlo perché sembrava più felice o almeno più radioso di me.
La notte precedente l'avevo passata insonne e il mio aspetto somigliava molto a quello di uno zombie.
Non facevo altro che guardarmi intorno, alla ricerca del ragazzo che, per non si sa quale motivo era riuscito ad entrarmi dentro.
E il problema è che non riuscivo neanche a capire perché fosse successo.
Era bastato uno sguardo, un sorriso ed era come se la mia ragione si fosse annebbiata.Vagai tra i corridoi vuoti della scuola, alla ricerca di qualcosa da fare per perdere tempo.
C'erano due ragazzi che mi sorrisero maliziosi appena mi videro.
Sapevo già cosa volessero e glielo avrei concesso volentieri se non fosse stato per il mio umore pessimo.
Li superai velocemente senza degnarli di uno sguardo e mi avvicinai al gruppo di ragazze che erano solite frequentare.
Bastava una parola per descriverle alla perfezione: false.Lo erano con tutti, senza distinzione di sesso e di età e non facevano altro che mentire. Lo facevano come se fosse una cosa naturale e con il tempo avevo cominciato a farlo anche io.
Erano quel genere di ragazze che prima ti illudevano di essere essere essenziali per loro, per poi buttarti via come se nulla fosse.
E la cosa buffa è che nonostante pensassi questo di loro, continuavo a frequentarle e a comportarmi esattamente come loro.
Il motivo?
Forse perché anche io ero un po' come loro.
Forse perché mi piaceva essere al centro dell'attenzione, perché mi piaceva illudere le persone, perché mi piaceva avere il controllo di qualcosa.Mi avvicinai a loro e sorrisi falsamente.
Tutte mi sorrisero a loro volta e nessuno si accorse che c'era qualcosa che non andava.
Era sempre così.
Con loro, come con tutti, bastava anche un sorriso falso, tanto nessuno era in grado di vedere la differenza."Come è andata con Marcus?" chiese Janel, la più piccola del gruppo a Margot, la più stronza di tutte.
"Nulla di che, siamo usciti insieme e poi, sai come è, una cosa tira l'altra e siamo andati a letto insieme." ci disse con una scrollata di spalle.
"Wow." risposero in coro Janel e Hazel euforiche.
"Ma allora perché non stai già facendo i salti di gioia?" chiese poi confusa Hazel.
"Perché credevo che fosse migliore a letto, invece non è stato così." rispose lei con un sospiro.
Hazel stava per chiederle altro, ma il suono della campanella la fece bloccare di colpo e la fece sospirare.
"È meglio andare, siamo state già richiamate troppe volte per i nostri ritardi, non vorrei che prendessero provvedimenti seri." ci disse lei sotto il nostro sguardo annoiato e sorpreso per la sua assurda preoccupazione.
A nessuno di noi fregava molto dei richiami degli insegnanti o delle loro stupide punizioni. Tanto non le avremmo eseguite comunque.
Hazel però quel giorno non sembrava della stessa idea, infatti subito dopo aver detto quelle parole fuggì in classe come Usain Bolt."Che le prende?" chiese Margot accendendosi una canna.
"Spegnila, potrebbero vederti con quella roba." le dissi coprendole il braccio dove teneva la sigaretta.
"E allora?" mi rispose indifferente.
"E allora non voglio finire in galera." le risposi di rimando arrabbiata.
Sapevamo tutte come era fatta Margot.
Se fosse stata scoperta lei, avrebbe tirato a fondo anche noi.
E questa volta non mi andava di fare il suo giocattolino."Non finirai da nessuna parte. Fidati solo di me." fu la risposta di Margot prima di passarmi la canna che prontamente rifiutai. Lei storse il naso, ma non disse nulla e la passò alle altre che accettarono di buon grado.
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Vivi nei miei sogni
أدب نسائيSky. È così che mi chiamo. I miei sono sempre stati due genitori molto fissati con le stelle e fin sa quando ero nel grembo materno, per loro ero già la piccola Sky. E poi sono nata io e tutto è cambiato. Perché odio i sogni, le emozioni e tutte...