Capitolo 1- June

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    Ed eccomi qui.
    È successo ancora, ho litigato con mia mamma e come al solito sto cammino velocemente per le stradine della mia piccola città per andare lontano da quell'inferno di casa.
   
    E dove andare?
   
    Beh vado dalla simpaticissima vecchietta che abita a due kilometri da casa mia.
   
    Ho conosciuto Jennifer per caso.
    Stavo cercando di nascondermi da tutti come al solito e lei in qualche modo mi ha notata e aiutata, mi ha accolto in casa sua e mi ha ascoltata.
    Lei per me è davvero speciale.
   
    Senza di lei probabilmente non sarei resistita tanto a lungo in questo mondo di pazzi e poi con la mia vita proprio nel corso dell'adolescenza, età di divertimenti e lunghe depressioni.
    Così giovane eppure mi sembra di portarmi il mondo sulle spalle, ma forse è normale per tutti gli adolescenti.
   
    Ammettiamolo, ho troppi problemi in tutto o forse i problemi sono solo nella mia testa.
    Non lo so, ma a volte mi chiedo come faccia a sopportarmi anche lei, eppure adoro sapere che c'è per me quando ne ho bisogno.
   
    Con tutti questi pensieri, che girano veloci per la mia testolina, sono già arrivata davanti alla bellissima casetta gialla circondata da un grandissimo giardino verde e curato.
    Mi sporgo per suonare il campanello e tengo il mio dito fisso su quel bottoncino per un minuto buono.
    Si si lo so che è sbagliato é probabilmente fastidioso, ma Jenny non sente sempre il campanello e in qualche modo devo riuscire a farle sapere che sono qui, no?
   
    Dalla porta esce improvvisamente, tutta felice e pimpante con gli occhietti vispi, gli immancabili occhialetti e i capelli bianchi raccolti in uno chignon, la mia salvatrice. L'unica persona a cui voglio veramente bene.
   
    -Oh June, cara! Che piacere vederti-
   
    -Anche per me è un piacere Jenny- Sorrido debolmente abbracciandola.
   
    -June non ci casco... non sorridere quando vuoi piangere, trattenere le lacrime fa male-
   
    Ecco cosa mi piace di lei... mi capisce, sempre.
    Per lei non è difficile leggermi negli occhi come per gli altri, a volte non riesco a capirmi nemmeno io.
    E poi arriva lei, che ci riesce anche quando cerco di nascondermi da me stessa e per questo è fantastica.
   
    -Oh Jenny, mamma... -Mormoro debolmente, poche parole che forse contengono tutta la spiegazione che è necessaria per farle capire cosa mi è successo.
    Niente di particolare solo un brutto rapporto con i genitori che è pur sempre una cosa normale.
   
    -Cara, mi dispiace-Mi interrompe.
   
    -Non ce la faccio più!-Dico tra le lacrime.
   
    -Vieni dentro ti voglio raccontare una storia capitata parecchi anni fa e poi dopo tutto questo piangere deve esserti venuta un po' di fame, no? Allora deciso! Ti racconterò tutto davanti a una tazza di tè-
   
    Ok, ammetto che questa donna mi vizia, ma almeno riesce sempre a distrarmi e a farmi tornare il sorriso.
    Mi conosce quasi più lei della mia vera madre e questo mi fa stare davvero male in un certo senso.
   
    -Ok grazie-Dico accennando un piccolo sorriso, grata dell'aiuto che mi sta dando e entrando in casa con la testa bassa.
   
    ************************
   
    Sono seduta sul divano rosso e morbido di Jenny, davanti a me la televisione che va con qualche solita soap opera per anziani.
   
    La casa è molto carina, né troppo grande né troppo piccola, spaziosa e luminosa, le pareti di ogni stanza dei bellissimi color pastello diversi per ognuna e i mobili tutti differenti.
    In salotto, dove mi trovo io, si passa dal rosso del divano, al marrone chiaro dei mobili che stanno sotto alla televisione, al mogano dei grandi armadi con all'interno piatti e bicchieri di ogni tipo e al muro color pesca molto sfumato.
    Si Jenny è strana e dice che la sua casa deve essere come lei.
  Dice che i colori le mettono allegria, che le cose differenti le fanno ricordare quante sfumature ci sono nel mondo.
   
    -Ecco tieni, tè con biscotti fatti in casa ti faranno bene- Dice Jenny togliendomi dai miei pensieri e appoggiando un vassoio sul piccolo tavolino di vetro della sala posizionato esattamente davanti al divano.
   
    -Grazie-Rispondo io -Forza inizia la storia, sono sicura che sarà fantastica-
   
    Sono un po' ruffiana in questo momento, lo so, ma ho bisogno di distrarmi e poi le storie di Jenny sono davvero fantastiche!
   
    -Bene... allora, ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrate?-Io annuisco e lei continua -Ti ero quasi saltata addosso dicendo "Oddio! Sei tu Alice, non è possibile!" sai Alice era la mia migliore amica.
  Ho un ricordo quasi sfumato di lei, ti assomigliava così tanto.
    Aveva i capelli mossi neri, era snella e alta e aveva gli occhi azzurri come il ghiaccio, ma erano spenti, come i tuoi.
  E sicuramente quella é la particolarità che non dimenticherò mai.
   
    Aveva anche un carattere molto simile al tuo.
  Era vivace, sensibile, solare e a volte con un sarcasmo orribile, ma anche triste, lei aveva il tuo stesso problema, si sentiva così odiata da tutti, così esclusa dal mondo, così sola- Fa un respiro profondo.
   
    -Alice era molto riservata nonostante il suo essere vivace, mentre io ero come un diavolo della Tasmania-Continua Jenny, ridacchiando descrivendosi con quella frase.
   
    -Lei adorava leggere, era il suo mondo e alle elementari si nascondeva sempre in un angolo, lontana da tutti. Non le piaceva parlare o interagire con le persone e io quasi non sapevo il suo nome pur essendo nella stessa classe.
   
    Mi sembrava stupido parlare con una che stava zitta sempre, eppure l'unica cosa stupida erano i miei pregiudizi da bambina.
   
    Quindi non eravamo ancora grandi amiche, non ci conoscevamo proprio.
    Io seguivo la stronza del gruppo e pian piano ero diventata come quella, ero antipatica e odiosa con tutti solo perché credevo di essere figa a fare figuracce per colpa della mia presunta "amica"-
   
    A quel pensiero Jenny fa una faccia schifata e io ridacchio.
   
    -Poi alla fine della quinta ho scoperto che quella non mi considerava importante e che mi usava per farmi fare quello che voleva, insomma un oggetto per divertirsi.
   
    Allora io mi sono allontanata da lei e in qualche modo mi sono ritrovata nel gruppetto delle escluse della classe, quelle che stavano per conto loro senza avere problemi con nessuno... così ho legato molto con Alice e Sophie, l'unica che non mi andava a genio era Aurora, non per gelosia, ma qualcosa mi diceva che di lei non mi potevo fidare, che non era una brava persona, ma ormai avevo imparato che i pregiudizi erano inutili allora non ho detto niente.
   
    All'inizio delle medie io e Alice avevamo legato molto, Sophie stava con noi e allora anche Aurora, che si era dimostrata simpatica per un certo periodo, poi però aveva iniziato ad essere cattiva, voleva comandare e a volte alzava anche le mani per convincerci a fare quello che voleva lei.-
   
    Lei sospira nel ricordare io, invece, sono attentissima.
    Si tipo un cane quando gli metti davanti una bistecca, lo vedi che sta lì con gli occhi grandi e puntati su ogni movimento dell'oggetto che gli sta davanti, immaginatemi così adesso.
   
    -Avevamo iniziato ad allontanarci da Aurora ed eravamo diventate una specie di trio inseparabile, ce ne fregavamo degli altri, dei commenti e di qualsiasi altro fastidio poteva portarci la società difendendoci a vicenda come sorelle e poi, invece, alla fine dell'anno scolastico Sophie ci annunciò che si sarebbe trasferita e così ci siamo divise.
   
    La seconda media era volata e poi anche la terza e Alice ed io eravamo diventate ormai migliori amiche.
   
    Alle superiori incontrammo Sasha era una ragazza simpatica e si era subito unita al nostro gruppo, ma lei non c'entra con questa storia, magari un'altra volta ti parlerò di lei, anche se in realtà la conosci già...-Ridacchia sospirando e poi riprende il suo discorso.
   
    -Comunque avevo scoperto che Alice spesso era triste, aveva un brutto rapporto con sua mamma e ciò la rendeva infelice, me ne aveva parlato, ma io l'avevo rassicurata come potevo ed ero felice che si fosse confidata con me perché significava che per lei ero speciale e che si fidava, quanto potevo aver sbagliato facendo così?-
   
    A quel punto Jenny inizia a piangere, io d'istinto mi alzo, l'abbraccio e le dico -Se ti fa male non serve che me lo racconti-
   
    Ok sono curiosa, ma non voglio vederla piangere, posso anche mettere a cuccia la mia curiosità e rinunciare alla storia se necessario.
   
    -No-Dice calma Jenny di rimando
    -Io voglio raccontarti questa storia perché ti sarà utile-
   
    Adoro questa donna, così forte dentro anche se divorata dai ricordi.
   
    -Fai come credi che sia meglio per te-Le dico io con gentilezza.
   
    -Allora, dov'ero rimasta...-Sospira pensierosa -Ah già...-

 

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