|la verità|

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Luke

stava succedendo tutto molto velocemente: le ragazze che entravano, le urla ed infine i passi.

Emy mi cercava con lo sguardo: aveva gli occhi pieni di timore e mi guardava per trovare supporto che io non ero in grado di darle.

All'improvviso la luce che entrava dalla porta divenne più fioca e tutti notammo dei piedi che ne bloccavano il flusso.

per circa cinque secondi restammo tutti senza fiato, e non si sentiva neanche il rumore dei nostri respiri.

dopo questo tempo, che parve infinito, facemmo un respiro liberatorio, quando vedemmo che la figura fuori dalla porta se ne era andata.

mi avvicinai ad Emy che era letteralmente terrorizzata.

"Emy, tutto ok?" mi guardò impaurita e a voce bassa disse" no, sono paralizzata"

qualcosa dentro di me mi dava speranza di salvezza: era giorno.

"RAGAZZI COS'ERA QUELLA COSA?" Sory scandì ogni parola.

"non lo so ma io non voglio rimanere qui ancora per molto" 

"V, non penso che qualcuno voglia rimanere ancora qui, ma i telefoni non prendono, dobbiamo cercarne uno"

"Emy io non mi muovo da qua, se vuoi esci te con quel pazzo la fuori"

"e mi vorresti mandare da sola? bella amica che sei. poi eri tu quella che ha insistito tanto a venire qui. Ricordi?"

"ragazze calmatevi, Emy ti accompagno io "

"grazie Luke, almeno tu"

aprimmo con molta delicatezza la porta, cercando di fare meno rumore possibile e uscimmo.

per un telefono che funzionava dovevamo andare per forza alla reception ma si trovava al piano inferiore.

"Emy dobbiamo scendere al piano di sotto, alla reception"

"di-di sotto, propio sotto?"

"se vogliamo chiamare qualcuno, si"

ci affrettammo a scendere tutte le scale evitando qualsiasi rumore per non attirare attenzioni; arrivati davanti la reception io mi avvicinai al telefono mentre Emy curiosava un pó in giro.

presi la cornetta nelle mie mani e l'avvicinai all'orecchio destro: provai a digitare un numero, ma niente: il telefono non riceveva segnale

"luke, vieni qui, guarda"

Emy aveva tra le mani un libro, alquanto antico con sopra il nome dell'hotel.

soffiai sopra per eliminare lo strato di polvere che vi era sopra e ci apparve le scritta "The Blackwood 1815"

aprendo il libro notammo delle scritte: vi era scritta una storia, la storia del BlackWood.

parlava di un certo Jonathan Jone, grande proprietario terriero, che abitava in una casa posizionata dove ora c'è l'hotel.

si era trasferito qui con la sua famiglia composta dalla moglie e dai suoi 6 figli.

pian piano iniziò a comprare tutto il territorio, mandando in rovina i suoi concittadini, che iniziarono ad odiarlo: inoltre aveva comprato questa casa che era considerato il luogo sacro del paesino e ciò portò all'impoverimento del villaggio, finquando il sindaco, che ormai non poteva più essere chiamato tale, osservando che Jonathan non abbandonata il villaggio nonostante le frequenti sollecitazioni, decise di prendere un provvedimento: chiudere in casa lui e la sua famiglia.

passarono i giorni e Jonathan non si arrendeva, fin quando la fame fece la sua prima vittima, il figlio minore: dopo di lui morirono uno dopo l'altro, fino alla morte di Jonathan stesso che promise vendetta contro questo popolo.

così anche dopo la sua morte, lui continua a non far prosperare questo piccolo villaggio, catturando ogni anno sei giovani ragazzi che fa morire allo stesso modo della sua famiglia.

letta la storia io ed Emy ci guardammo negli occhi, increduli alle parole lette.

prendemmo il libro e corremmo per le scale per raggiungere gli altri: giunti alla porta, i  nostri occhi vennero catturati da una scritta scritta in rosso sopra di essa: "non potete scappare da me"

entrammo sconcertati nella stanza

"allora, cosa avete trovato. parlate forza"

"sean, ve-venite qua"

i loro volti imbiancarono come i nostri alla vista di quella scritta

raccontammo velocemente la storia agli altri e questi non credevano alle nostre parole

"ce ne dobbiamo andare" sintetizzò Sean

"allora non hai capito propio niente: non ce ne possiamo andare. le porte sono bloccate"

sean, spinto dalla rabbia prese la luce da comodino e la lanciò contro la finestra, ma questa non si ruppe.

"non c'è via d'uscita"

the BlackWoodWhere stories live. Discover now