''Mi hai risvegliato, ma mi stai soffocando, ero così ossessionato
ti ho dato tutto di me, e ora onestamente non è rimasto niente .''
Sophia's pov.
-Kelly, smettila! Non è una buona idea. – replico ancora e ancora mentre sento il mio corpo essere letteralmente trascinato. –Smettila tu di lamentarti. – mi strattona il polso conducendomi difronte alla porta laccata grigia. –Non puoi obbligarmi! – punto i piedi per terra riuscendomi a divincolare dalla sua presa. –Almeno una volta Sophia, una sola volta non chiedo altro. – la guardo in malo modo. –Sei una pessima amica. – e non lo penso davvero. –Sophia, non ti sto chiedendo nulla di così arduo, soltanto di sederti su uno degli spalti e assistere ad un allenamento. Se ti costa così tanto poggiare il tuo culo su una sedia allora va bene, va pure. – conclude in tono aspro, lasciandomi da sola in quel corridoio mentre entra in uno degli spogliatoi. Ha ragione, è solo un'ora cosa potrebbe mai succedere. Raddirizzo la schiena e aggiusto il manico della borsa sulla spalla. Con un movimento veloce apro la porta grigia. L'enorme campo di basket mi si para davanti, guardo la luce del sole entrare dalle grandi vetrate che contornano la sala e illuminano il pavimento in legno lucido, gli spalti circolari sono pieni di sedie arancioni e blu collocate una di fianco all'altra e ai lati del campo due grandi pilastri con le reti bianche che pendono. Cammino verso le scale, posizionandomi sulla sesta gradinata. Aspetto l'entrata delle ragazze che non tardano ad arrivare avvolte in quei top che mostrano tutte le loro benevole forme e dei pantaloncini altrettanto aderenti. Osservo Kelly guardarsi intorno con aria disfatta fino ad incontrare il mio viso. Le sorrido alzando una mano, si illumina e ricambia mostrandomi i suoi denti perfetti. Si dispongono in cerchio iniziando a provare le prime coreografie, sento la musica in sottofondo e le mie dita si muovono a tempo sul ginocchio. Saltellano e muovono i loro corpi contemporaneamente, i ragazzi le afferrano facendole puntualmente volare da una parte all'altra senza mostrare il minimo sforzo. Kelly si muove con aria esperta, ha una meravigliosa fluidità nei movimenti, ascolta il tempo e lo detta agli altri. Si fermano facendo una breve pausa dove qualcuno parla e altri cercano di riprendere fiato. Kelly mi guarda e io le rivolgo i pollici in su, lei di tutta risposta si gira verso la porta che si apre mostrandomi uno alla volta i ragazzi che deduco siano i giocatori della squadra di basket. Parlano e scherzano tra loro, alla fine intravedo Alex con i capelli tirati in una coda, si gira verso la porta –Smettetela voi due, e tu amico muoviti! – grida. Il cuore prende a battere più forte del dovuto quando lo vedo entrare mentre aggiusta una fascia della Nike nei suoi capelli biondo cenere, sorride ad Alex che gli molla un finto pugno, sussurrandogli qualcosa che lo fa voltare nella mia direzione. I suoi occhi cadono sulla mia figura immobile, mi guarda con un calore che infiamma le mie vene e sento la stanza girare mentre mi rivolge un sorriso che non tardo a ricambiare. Distoglie lo sguardo quando si sente chiamare. Fa rimbalzare la palla fra le sue mani. Si ferma posizionandosi nella zona d'attacco, china le ginocchia continuando a stringere la palla tra le sue mani considerevolmente grandi. –In posizione. –urla invitando gli altri a districarsi sul campo. –Ragazzi, voglio che su questo campo siate delle bestie inferocite, vi voglio vedere strappare la preda a morsi dalla presa degli avversari, tra un mese ci sarà la regular season e vi voglio incazzati. – urla prima di far rimbalzare la palla dettando l'inizio dell'allenamento, due giocatori lo attaccano ma Dallas si divincola passando la palla ad uno dei giocatori dell'area piccola, mentre con ampie falcate superando la end line del campo urla qualcosa alle mie orecchie incomprensibile, per farsi vedere da Alex che lo intercetta lanciandogli di nuovo la palla, corre con leggerezza facendo flettere e ritrarre i suoi muscoli, corre avendo dietro gli altri due giocatori che tentano di placarlo. Si divincola facendo passare l'oggetto rotondo sotto le sue gambe per poi girarsi velocemente e saltare incastrando perfettamente la palla nella rete. Resta aggrappato al cerchio rosso per qualche secondo prima di lasciarsi andare e ritornare a pestare i piedi sul legno duro. Serra la mascella. –Cazzo, non ci siamo! Dovete essere dei fulmini o l'altra squadra lascerà di noi soltanto la polvere. Di nuovo. – è incazzato lo posso vedere da come i suoi occhi si infuocano, da come la vena sul collo si ingrossa quando alza la voce. –Dallas, l'azione si è conclusa in venti secondi. –quella voce irritante si propaga nell'area facendoci voltare tutti nella sua direzione. –E' troppo. – la fermezza nella voce di Dallas fa da padrone in questo momento. –Ho detto, di nuovo. In posizione, ora. – ascolto le scarpe dei ragazzi strusciare e battere violentemente sul pavimento, le azioni si ripetono utilizzando strategie diverse, gli occhi di Alex e Dallas si incrociano e pur non parlando stanno comunicando qualcosa silenziosamente, qualcosa che non ci vuole molto per farlo recepire anche alla restante parte della squadra. Io sono qui ad osservarli e i miei occhi si poggiano delicatamente sulla sua pelle impregnata di sudore, i suoi capelli ormai umidi vengono attraversati dalle sue mani, l'espressione del suo viso è dura e concentrata sembra che nulla lo passa scalfire in nessun modo. Sussulto leggermente quando sento un fischio che percepisco indichi la fine di quest'allenamento. Solo qualche parola di sottofondo e poi è tutto un riconcorrersi di respiri veloci. Prendo la borsa, sistemo i capelli su una spalla e mi dirigo verso la porta. Prima di uscire per aspettare Kelly alla caffetteria mi sento chiamare da quest'ultima. –Ehi dove vai? – so che è preoccupata per quello che potrò eventualmente dirle, le rivolgo un sorriso –Ti aspetto fuori. – lei annuisce lentamente. Ciondolo nei corridoi vuoti da circa mezz'ora, non credo che la mia amica sia già pronta, mi soffermo davanti l'aula di biologia appoggiandomi allo stipite della porta, sospiro pesantemente ricordandomi che domani dovrò seguire il doppio corso per aumentare i crediti finali. Riemergo dai i miei mille pensieri quando sento delle risatine da una delle tante stanze. Cammino andando incontro a quelle voci che sento ancora troppo distanti, svolto l'angolo e dal lato dove le aule affacciano sul meraviglioso giardino, noto che la porta dell'aula di arte è socchiusa. Mi fermo sui miei passi sbarrando gli occhi quando riconosco la ragazza seduta sulla sedia di broccato giallo. Il tavolino al suo fianco è carico di calori, tele sfregiate dalle tinte, fiocchi, piume e imitazioni di quadri dei grandi pittori del periodo rinascimentale. –Sei lenta di comprendonio a quanto pare. – riconosco la sua voce tra le tante e troppe voci che mi circondano. –Non ti sto chiedendo nulla che tu non abbia già fatto. – ascolto qualcosa sbattere pesantemente contro il pavimento. La ragazza davanti ai miei occhi sembra non scomporsi più di tanto e resta lì ferma con un ghigno sulle labbra che viene spento dalle grandi mani di Dallas che le stringono il viso prepotentemente. Le si avvicina così tanto da non vedere più ciò che li separa. –Susan, è piacevole scopare con te. – passa il suo sguardo sul corpo carnale della rossa. -Ma ti ripeto che non voglio ricevere tue telefonate che non riguardino del gran bel sesso che puoi offrirmi. – Conclude lasciandola andare con efferatezza. Vorrei tapparmi le orecchie e non sentire più queste parole che sporcano le sue labbra ma invece resto ancorata difronte questa nauseante visione. Con uno scatto veloce si capovolge la situazione, ora è lui ad esser seduto. Lei avanza salendo a cavalcioni su Dallas che non si muove, i suoi occhi in cui aleggia la lussuria di prenderla in questo preciso momento, mi fanno singhiozzare l'anima e vorrei urlargli di finirla perché il suo modo di preoccuparsi per me è dannatamente in contrasto con tutto questo schifo e mi fa male perché non mi è indifferente la carezza che mi ha offerto facendo ardere la mia pelle, che non sono incurante a quegli occhi che mi scuotono dentro come un uragano pronto a rubare la parte più profonda di me. Sebbene sia rimasta in perfetto silenzio tutto il tempo, richiamo l'attenzione di Dallas che deve aver percepito la mia presenza, mi fissa trasmettendomi un viscerale senso di calore che mi fa incespicare sui miei passi. Le voci pensati dei ragazzi sbattono sulle pareti e Dallas scatta in piedi scaraventando Susan sulla moquette verde. Non perdo attimi di troppo per raggiungere velocemente il giardino all'esterno sedendomi su una panca in pietra. Mi porto una mano al petto, stringendo forte gli occhi per allontanare tutte queste emozioni che mi stanno soffocando. Una mano si poggia sulla mia spalla, mi giro di scatto ritrovandomi la figura di Kelly affiancata da quella di Alex e un altro ragazzo che mi pare di aver visto in campo. –Va tutto bene Sophi? – chiede Kelly con tono preoccupato, mi stringo nelle spalle annuendo velocemente. –Non sembrerebbe. – mi riprende Alex corrugando la fronte e avvicinandosi di qualche passo, costringendomi ad indietreggiare. –Sophia. - i nostri occhi si posano sulla sua figura in lontananza che corre verso di noi. Scuto la testa sussurrando –No, non posso. – continuo a ripetere nella mia testa. –Che succede Kelly, cosa non puoi? – stringo il labbro ferocemente tra i denti. –Kelly voglio andare casa. – chiedendole silenziosamente di non fare domande, lei annuisce e mi segue dopo aver salutato distrattamente gli altri. Calpesto l'erba pesantemente e ad ogni mio passo in avanti lascio una voragine alle mie spalle. –Mi dici che ti prende? – ascolto il respiro sonoro di Kelly che mi spinge a rallentare quando siamo ormai arrivate nel parcheggio. Mi accascio sull'auto cacciando tutta l'aria chiusa nei miei polmoni. Fisso un punto indefinito nello spazio cercando di ritrovare una compostezza che sembra essere scomparsa in modo inaspettato. La mia amica mi osserva in silenzio aspettando che risponda ad almeno una delle tremila domande postemi mentre camminavamo. –Io sapevo che sarebbe successo. Non dico di essere innamorata, o mio Dio certo che no come potrebbe mai essere, ma il pensiero di lui è costante e vortica severamente nella mia testa. – farnetico dando libertà alle parole di uscire dalla mia bocca come un flusso indefinito d'acqua sporca. –Non credo ci sia nulla di male. – la voce di Kelly è così dolce da farmi quasi pensare che non ci sia davvero nulla di così terribile in questa situazione. –Kelly, io non posso. – mi prende le mani tremanti stringendole forti tra le sue. –Perché continui a dire che non puoi? Cerca di vivere Sophia, non lasciarti sopprimere da tutto il resto. – lei sa tutto, ma non sa cosa si sia rotto dentro di me. Io non sono in grado e non sono degna di donare o ricevere amore. –Voglio solo tornare a casa. Devo studiare sono indietro con il programma. – senza dire altre parole ci infiliamo nella sua auto e ci dirigiamo verso il dormitorio accompagnate da un silenzio sdutto.
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DISORDER.
RomanceSai qual è il bello dei cuori infranti? - domandò la bibliotecaria. Scossi la testa. Che possono rompersi davvero soltanto una volta. Il resto sono graffi. Ed io, il mio cuore, lo avevo perso, la mia anima bruciata da due occhi grigi che non mi most...