Chap 4

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A scuola lo evitai tantissimo. Mi ero ripromesso che per il suo bene non gli avrei mai parlato. Anche lui sembrava tormentato da qualche pensiero e presumo fossero quelli del pomeriggio precedente. Avevo lo stomaco vuoto, dato che mi ero sentito troppo disgustato da me stesso per mangiare. La cosa più rivoltante è stata quella di non esserne totalmente pentito. Non avevo scusanti. Avevo però delle domande. Domande su come mi sentivo. Perché non parlargli mi faceva sentire un dolore strano al petto? Se gli altri non mi parlano è anche meglio, quindi perché voglio che lui passasse del tempo con me? Perché volevo vedere ancora e tempestare di baci e carezze di nuovo, quel suo bellissimo corpo? Perché volevo strappargli via la maschera che solo il proprietario e la propria anima gemella possono toglier... Aspetta. Anima gemella? Non è che forse... No no no. Sarebbe stato strano. Siamo entrambi maschi. Che sia gay senza saperlo? Mi piace? Ma non ho mai provato attrazione per gli/le altri/e... Sono... Midorya-sessuale?
Ero confuso un bel po'.

"Todoroki. Quindi cosa bisogna fare per mercoledì prossimo?" il professore parlava con me. "Eh.. ehmmm... Prof non ho sentito chieda a qualcun altro" ero stato un po' troppo con la testa fra le nuvole.
Alla fine era solo un tema sull'elettricitá idroelettrica.

A pranzo ero uscito e non ero rimasto in classe, per evitare Midorya che era rimasto là. Ero andato in cortile a mangiare il mio bento. I ciliegi avevano già diminuito i loro petali di un bel po'. Rimasi lì a fissare la gente che passava. Amici, coppiette, sconosciuti che si guardavano curiosi, gruppi di ragazzi e ragazze che ridevano, qualche otaku a giocare in un angolo con un gameboy, alcune ragazze nell'altro di angolo ad ascoltare musica, ragazzi su degli skateboard o qualcuno al telefono. Erano tutti vicini a qualcuno, anche quelli che sembravano soli avevano una persona con cui parlare. Non avevo mai provato solitudine, data la mia natura introversa, però in quel momento avrei pagato oro per avere qualcuno di speciale per me. Qualcuno che fosse fiero di venirmi incontro e salutarmi felice. Qualcuno che non abbia paura di raccontarmi un piccolo segreto. Qualcuno con il quale parlare anche delle cose più insignificanti e stupide. Qualcuno con cui creare ricordi e fare esperienze divertenti. E perché no, anche solo ammazzare il tempo.
Io non avevo questo qualcuno.

Ultima ora. Ero andato un attimo al bagno e la campanella aveva già suonato. Decisi di andare negli spoiatoi, tanto il club di calcio non aveva lezioni oggi. Rimasi lì per un bel po'. Non avevo proprio voglia di sentirmi urlare addosso parole da mio padre anche oggi. Mi ero deciso a diventare una brava persona per mia madre. Stetti lì a non fare nulla, ascoltando la melodia proveniente dal club di musica. Io non avevo particolari interessi, quindi non mi ero iscritto a nessun club. Sentivo le voci provenienti dai corridoi.
Tornai in classe a prendere le mie cose circa un'ora dopo. Appena varcai l'entrata notai una figura che si era addormentata sul banco. Non era una semplice persona. Era la persona che ritenevo speciale. Quella a cui io non sarò mai speciale grazie al mio comportamento. Cosa ci faceva Midorya lì? Stava aspettando qualcuno? Perché dormiva? Si annoiava e ha schiacciato un pisolino? Magari non ha dormito bene per colpa mia...
Lo guardai per l'ennesima volta, a bocca succhiusa. Le finestre erano aperte e l'aria accarezzava, scuotendo dolcemente, i capelli del ragazzo. Si vedeva un succhiotto che avevo lasciato io sulla sua collottola. La testa era appoggiata sulle braccia, come se fossero un cuscino. La maschera sgraziava quell'immagine delicata. Una pesante e stretta copertura che nascondeva il volto del ragazzo. Mi rendeva curioso, mi lasciava un senso di mistero e ignoranza. Perché non potevo togliere quello stupido affare!? Perché non potevo guardare la persona che amavo in faccia?! Ebbene sì. L'avevo capito. Questo era proprio amore. Volevo soltanto accarezzargli il viso, guardare nei suoi occhi, toccare con un dito le sue labbra, vedere quanto erano lunghe le sue ciglia, scoprire se nascondeva qualche ferita o segno strano, come me. Volevo vedere le sue espressioni. Tutte quante. Sorrisi, pianti, paure, stanchezza, imbarazzo ecc...
Ma non potevo farlo.

Le maschere allora diventarono la mia tortura più grande.

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Todoroki e le sue visioni artistiche sul giovane Midorya.

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