Ansia.

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Sento la mia pelle, le mie membra, bruciare come fossero fatte di fiamme ma al contempo, sento il freddo aggredirmi e pungermi il viso e i polpastrelli delle dita prendono a formicolare.

Un tizzone ardente in mezzo alla neve che lotta per non spegnersi mentre il gelo mi aggredisce, mi soffoca come se mi strappasse a forza l'aria dalla gola. Annaspo, cercando di non far rumore non voglio essere sentito, non voglio che qualcuno mi aiuti e se devo morire qui che così sia.

Eppure combatto per vivere, le mie labbra si aprono e si chiudono, bramand l'aria che non arriva, che non entra nei miei polmoni come se non ve ne fosse abbastanza anche per me. Perchè?

Il petto sta per esplodermi, si alza e si abbassa così velocemente che temo la pelle possa spaccarsi da un momento all'altro. Il mio corpo non riesce a decidersi, vuole respirare, desidera vivere eppure rifiuta così disperatamente l'aria che cerco di impormi di respirare, che mi brucia come se fosse veleno.

E' come se il mio compo non mi appartenesse, mi sento prigioniero e ne soffro. Sono contemporaneamente dentro e fuori, partecipe a qualcosa di cui non dovrei essere testimone.

Vedo come mi contorco nella neve, vedo gli occhi che guizzano alla ricerca di aiuto, vedo le labbra che si spalancano in una silente richiesta di aiuto, un urlo muto che io stesso non voglio che venga sentito. Sono io a coprirmi la bocca con una mano, impedendo a quella poca aria ardente di raggiungere il mio dentro.

La pelle mi si increspa e si alliscia seguendo le ondate dei miei pensieri, che si avventano su di me come un mare in tempesta, mandandomi scariche elettriche che mi attraversano completamente lasciandomi stordito e inerme. Il bianco che mi circonda mi acceca e confonde ancora di più, credo di sentire le lacrime rigarmi il viso, bruciano e scottano la mia pelle già rossa e spaccata. Debole.

D'un tratto sono in una stanza vuota e scura. Ricomincio a respirare, fagocito l'aria che mi circonda per quanto sia pesante e calda, come il fiato di una bestia assopita. I miei occhi cominciano ad abituarsi all'oscurità e mi illudo di essere finalmente salvo. Mi rannicchio sul pavimento sentendo le mani scongelarsi e i piedi che riprendono sensibilità. Guardo il suolo, ha un disegno strano... come una serpe che si avvolge su sè stessa formando una spirale.

Da un momento all'altro la stanza comincia a vorticare e mi ritrovo schiacciato contro una parete con una forza così forte che mi pare di assottigliarmi e sparire. La stanza si ferma di colpo, e vengo sbalzato dal lato opposto. I miei arti sono piegati in modo innaturale e credo che sia giunta la mia fine quando la centrifuga ricomincia. E si ferma. E ricomincia. E si ferma ancora. E ancora, e ancora, e ancora. E io vengo continuamente sbattuto come la pallina di un flipper. Non riesco nemmeno più a riconoscere quando i due momenti si alternano. Tutto in me trema e si contorce, cerco di alzarmi ma non faccio che cadere ancora, procurandomi altro dolore. Mi guardo le mani, come se potessero salvarmi, ma tremano, impotenti e sfinite. Premo le unghie con forza nei miei palmi, la pelle si piega fino a spaccarsi e il sangue, dolcemente comincia a colare. Incapace.

Sbatto il viso contro qualcosa di freddo, mi sforzo di aprire gli occhi e guardare, sono in una campana di vetro. Mi alzo, ho ripreso le forze, niente lividi, niente tagli, niente botte, come è possibile che io stia bene?

Sento una goccia d'acqua fredda scendermi lungo la schiena e rabbrividisco, guardo verso l'alto e altra acqua comincia a cadere, semore più forte e sempre più violenta. Sono in una clessidra. Vado nel panico, batto le mani contro il vetro chiazzato e semprepiù appannato, urlo con quanto fiato che ho in gola. Non so cosa fare, non trovo una via di fuga, L'acqua è sempre di più. Alzo la testa cercando di respirare quell'ultima pozza d'aria che è rimasta, ma l'acqua mi entra in bocca, in gola, nei polmoni. Li sento bruciare e rempirsi. Sono in fiamme. Corde si stringono su di me. Sento la testa gonfiarsi ed esplodere, la vista mi vacilla, mi dimeno come un ossesso, ma più mi muovo e più mi sento morire. Spalanco gli occhi e guardo verso l'alto, in un'ultima e muta richiesta d'aiuto, mentre il mio sguardo diventa vuoto e opaco come quello di bambola di pezza.

Sono morto.

Torno in me, madido di sudore e mi alzo dal letto in cui sono stato per tutto il tempo.

E' tutto finito, grazie al cielo, era solo

un attacco d'ansia.

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