Erano giorni che Harry si comportava in modo alquanto strano.
Era sempre con la testa tra le nuvole e la cosa iniziava ad infastidire Uma più del dovuto.
Quel pomeriggio sbottò: «Harry Uncino! Che diavolo ti passa per la testa?»
«Eh?» chiese lui perplesso.
«Hai sempre la testa tra le nuvole. Non ascolti minimamente quello che ti sto dicendo» rispose lei irritata.
Il ragazzo si lasciò andare a un sospiro lasciandosi cadere su una sedia portando la testa all'indietro: «Non lo so...» borbottò con un filo di voce: «Non riesco a capire cosa siano questi pensieri che mi turbano»
«Spiegati» disse lei senza giri di parole.
«Non riesco a togliermi dalla testa Jay» sbuffò portando lo sguardo su di lei.
«Dove sarebbe questo problema? Tu hai sempre in testa Jay» constatò lei senza pensarci troppo.
«Ecco...» non riuscì a ribattere niente a quelle parole così ritornò ai suoi pensieri.
Non era in grado di capire cosa stesse succedendo in lui per questo si alzò di scatto dalla sedia facendola cadere per poi correre via senza prestare attenzione agli sguardi delle persone attorno a lui.
Arrivato alla barriera che li separava da Auradon rimase a osservare oltre di essa appoggiandosi all'enorme arco che delimitava il confine dell'Isola dei Cattivi: «Jay...»
Intanto ad Auradon un altro ragazzo aveva la testa tra le nuvole.
Carlos notando l'amico che osservava fuori dalla finestra dei dormitori della scuola gli chiese: «A chi stai pensando?»
«Harry...» rispose lui senza pensarci troppo.
«Davvero?» chiese Carlos sorpreso mettendosi seduto tra le coperte del suo letto facendo cadere alcuni cuscini da sopra di esso.
A quella sua domanda mugugnò qualcosa d'incomprensibile.
Carlos scosse la testa ridacchiando: «Dovresti andare a parlarci»
«Per dirgli cosa?» gli chiese lui spostandosi i capelli da davanti al volto legandoli.
«Non lo so. Forse quello che ti passa per la testa» disse semplicemente lui scrollando le spalle.
A quelle parole il ragazzo lasciò la stanza e l'edificio scolastico di corsa.
Si diresse fino al punto dove il ponte della barriera collegava il Regno all'Isola.
Rimase lì a osservare l'orizzonte per diversi minuti solo dopo si mise seduto su una roccia sciogliendosi i capelli lasciandoli liberi a quella brezza che tirava verso l'isola.
Lasciò andare l'elastico nel vento che lo spinse fino all' isola andando a sbattere contro la faccia di Harry che lo prese perplesso.
Osservandolo per qualche minuto sorrise notando subito le lettere dorate su di esso.
Lo strinse nel pugno per un attimo solo prima di posare la mano su la barriera: «Jay...»
I due ragazzi senza sapere di essere a pochissima distanza si voltarono dando le spalle alla barriera, ma sorprendendoli quella si aprì dietro di loro ricreando il ponte magico.
Non ci misero molto a correre lungo il ponte fermandosi l'uno davanti all'altro.
Non avevano idea di cosa dirsi in quel momento, ma Harry gli tese l'elastico che aveva raccolto: «Questo se non sbaglio ti appartiene»
«Sì. È mio...» disse sorridendo portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio riprendendosi l'elastico.
«Perchè la barriera si è aperta?» gli domandò Harry.
«Non ne ho idea, ma forse ha sentito che volevamo qualcosa entrambi» rispose lui senza pensarci troppo.
I due si mossero verso Auradon e per qualche minuto rimasero in silenzio.
«Harry, anche tu hai pensieri strani in testa?» gli domandò Jay senza pensarci due volte.
«Direi di sì o la barriera non penso che si sarebbe aperta per noi» ammise semplicemente lui.
Jay abbassò lo sguardo per un attimo solo prima di prendere coraggio e baciare il ragazzo davanti a lui.
Harry per un attimo rimase sorpreso da quel gesto, però, non ci mise molto a ricambiarlo lasciandosi avvolgere da quelle strane sensazioni a cui non sapeva dare il nome.
Quando si separarono, Harry, fece per andare via, però, Jay lo prese per il polso dicendo: «Resta...»
«Non posso. Devo tornare da Uma» rispose lui senza giri di parole.
«Chiederò a Ben di farti restare» disse il ragazzo senza lasciarlo andare.
Harry sorrise: «Un giorno staremmo insieme sul serio» gli tolse l'elastico dai capelli aggiungendo: «Dovrai venire a riprenderti l'elastico se ci tieni»
Detto questo ripercorse il ponte che separava i due luoghi di corsa tornando a casa allontanandosi dalla barriera in modo che si chiudesse e non si riaprisse più impedendo ad altri di scappare da quel luogo.