Il mio petalo rosso.

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Capitolo primo

Un giorno ti svegli e tutto va a rotoli.

«Dai vieni», aveva detto.

«No», avevo obiettato.

«Non fare la bambina»

«Non sono mai stata bambina, e non lo sono di certo ora»

«Non farmi incazzare»

«E se lo facessi?»

«Mi stai sfidando?».

Avevo riflettuto prima di rispondere, mi ero avvicinata finché i nostri menti non si furono sfiorati e gli avevo rivolto uno sguardo accattivante e sbruffone allo stesso tempo.

Lui aveva le mani sulle mie anche e mi fissava, immobile.

Non riuscivo a distogliere l’attenzione dal profondo dei suoi occhi neri.

Neri come l’ebano, indistinguibile, quasi, dalla pupilla.

E le ciglia così folte mi ricordavano la parte posteriore di onde in un mare tempestoso.

Aveva sfregato le labbra sulle mie, leggere. Non era un bacio, non lo era mai.

Poi si era scollato, come se gli avessi pestato un piede.

Mi ero scostata, offesa.

«Dai Gin» , aveva cercato di afferrarmi una mano.

Non avevo fatto in tempo a dire una parola che mia madre era entrata in camera mia, interrompendo quella piccola tensione creata.

«Oh! Scusate non volevo disturbare»

«Tranquilla, Liam se ne stava andando». e avevo posto lo sguardo a terra per non incrociare il suo.

Lui si era limitato ad alzarsi, salutare mia madre e andarsene.

Non avrei voluto litigare anche quel giorno.

Solo che mi dava fastidio il fatto che non volesse darmela vinta.

Non gli avrei detto che cosa c’era stato quella sera tra me e Zayn.

La voce di mia madre mi distolse dai miei pensieri e, scuotendo il capo, tornai alla realtà.

«A cosa pensi, Gin?»

«A niente», mentii.

Era inutile mentirle, mi conosceva meglio di chiunque altro, persino di me stessa.

«A me puoi dirlo, lo sai», insistette.

«Si tratta di Liam»

«È ancora arrabbiato con te per la storia di Zayn?».

Annuii malinconica.

«Senti, Gin», riprese, «perché non gli spieghi una volta per tutte come sono andate le cose?».

Non volevo. Ma perché? Nemmeno io conoscevo il motivo del mio silenzio.

«Lo farò», mentii più a me stessa che a lei, «ma non ora».

Lei mi scosse i capelli con la mano e si allontanò, dirigendosi in cucina.

Amavo il rapporto che avevo con mia madre.

Le avevo sempre detto tutto, tutto.

Era come una migliore amica un po’ cresciuta, più matura e saggia delle ragazze della mia età ma folle al punto giusto.

Mi vibrò inaspettatamente il cellulare.

« Ciao bellissima, so che non sai chi sono. Ti sei fatta male cadendo dal cielo? »

Solo una persona avrebbe potuto scrivermi una frase così squallida.

« Ciao, Zayn, » digitai in fretta, poi, senza attendere la risposta, spensi il cellulare e sprofondai nel materasso cercando di addormentarmi.

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