Era talmente vicino che potevo ascoltare il suo cuore battere.
Piegò la testa di lato e mi diede un dolce, maledetto bacio sulla guancia.
Sospirai.
Non sapevo se giudicarmi delusa, contenta o idiota.
Preferii l'ultima,mi si addiceva maggiormente.
'Che ti aspettavi, Ginevra? L'hai perso parecchio tempo fa, questo treno.' la mia vocina interiore, crudele.
Alzai lo sguardo sui suoi occhi, come per chiedere una spiegazione di tanta malignità.
<<Gin, sei fidanzata. E per quanto io senta il bisogno di farti mia, non posso oltrepassare i limiti. Non più. Ho rischiato già una volta, ma tu non ti sei buttata con me. Hai scelto la via meno spericolata, più sicura: Liam.>> rispose alla mia espressione di domanda.
Farmi sua ? Che diavolo significherebbe? Che io dovrei fare sesso con lui?
<<In che senso 'farti mia'?>> non resistetti.
<<Non lo so, fare quello che fanno le..coppie.>> fece una smorfia disgustata al pronunciare quella parola che suonava così atroce a sentir lui. <<Tipo prendersi per mano, andare al cinema, al parco, cenette al chiaro di luna, e cose varie.>> avrei giurato che avrebbe vomitato in quell'istante dal tono inorridito con cui si esprimeva. Non riuscii a trattenere una risatina.
<<Non c'è bisogno di comportarsi innaturalmente, Zayn. Ognuno è fatto a modo suo e non si deve cambiare per nessuno, mai.>> protesi il mento in avanti per sottolineare l'orgoglio presente in quella frase.
Lui rivolse lo sguardo altrove e rimuginò sulle mie parole fino a trovare, con gli occhi, la foto di me e Liam a Montecarlo. A quel punto la sua espressione cambiò radicalmente, aggrottò la fronte e si alzò di scatto dal divano, dirigendosi verso la porta d'ingresso, anzi d'uscita.
<<Io per te sarei cambiato, Ginevra.>> sbattè la porta e mi lasciò sola.
Un giorno ti svegli e sei nello sterco fino al collo.
<<In che ristorante sei andata ieri, amore?>> la melodiosa voce di Liam mi invase.
Balbuziente, risposi tentennando.
<<Al..Rix. Sì, al Rix.>> non sentendo alcuna ribattuta, gli rivolsi un finto sorriso.
Di colpo diventò cupo e le sue sopracciglia si incresparono.
<<Scusa, dove?>> ripetè lui.
<<Al Rix.>> mormorai esitante.
Il suo volto si accigliò ancora di più, le labbra si chiusero strette, la mandibola dura e spigolosa e gli occhi stretti, su di me.
<<C'è qualcosa che non va?>> domandai preoccupata.
<<Ts..qualcosa..che non va, dici?>> scoppiò in una risata nervosa.
<<Liam, che succede?>> chiesi, seriamente preoccupata.
<<Oh..niente, Ginevra, niente. Solo che ieri sera c'era la cena della squadra>> merda, la cena, me n'ero dimenticata <<e siamo andati..che combinazione..al Rix.>> le parole rimbombarono nella mia mente, stracciandomi l'autostima e riduncendomi a un granello.
<<Ginevra, te lo chiedo per l'ultima volta>> il cuore mi balzò in gola <<dove cazzo eri e con chi?>> le frasi mi scivolavano sulla lingua, non riuscendo a uscire dalla bocca.
Mi inumidii io labbro inferiore, cercando nel mio piccolo cervello una scusa plausibile.
<<A che ora sei andato al Rix?>> prendevo tempo.
<<Alle 9.>> impassibile.
Un'idea geniale mi accarezzò.
<<Ah ecco! Non mi hai vista perchè me ne sono andata prima.>> tentai.
<<Non eri a intervistare?>>
<<Non si è presentato, e dopo quaranta minuti che aspettavo, mi sono stufata e sono tornata a casa.>> mentii alla perfezione.
<<E perchè non mi hai chiamato?>> domandò lui, ancora non convinto.
<<Avrei dovuto? Sapevo che eri impegnato e non volevo rovinarti i programmi per puro egoismo, ecco tutto.>>
Rimanemmo in silenzio.
Mi scrutò attentamente con aria severa.
Poi si addolcì, e mi regalò uno dei suoi splendidi e raggianti sorrisi, uno di quelli per cui ti sciogli.
<<Ok, amore. Scusa se ho dubitato di te.>> sorrise mortificato.
Gli diedi una pacca sulla spalla in segno di perdono.
Grandioso, aveva funzionato.
Nemmeno il tempo di ritirare il braccio, che le sue labbra trovarono le mie.