Capitolo sesto

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Le porte dell'ascensore si aprirono e Liam, in un batter d'occhio, si allontanò, suscitando un'espressione divertita sui volti dei bancari che entravano nell'elevatore.

Rimasi sospesa, col fiato corto mentre lui si sistemava la giacca, tirandola seccamente verso il basso, e la cravatta.

Lo sbirciai con la coda dell'occhio e aveva un'aria compiaciuta e sollevata.

Me ne rallegrai.

Appena giunti al piano terra, mi prese la mano e mi trasportò fuori.

<<Perchè sono così imbarazzanti gli ascensori?>> ridacchiò, e lo imitai.

Usciti dal palazzo, si voltò verso di me con uba scintilla negli occhi, come se gli fosse balenata una grande idea.

<<Perchè stasera non festeggiamo?>>

<<Festeggiare cosa?>> 'il fatto di aver fatto una figuraccia con suo padre?'

Si avvicinò agilmente a me fin quando le nostre fronti non si toccarono.

<<Festeggiare noi.>> mi guardava con queglu occhi penetranti.

Scossi il capo.

Per quanto quell'idea fosse accattivante, avevo già un altro impegno irrinunciabile.

<<Gin, perchè no? Non mi vuoi?>> si allontanò per squadrarmi con aria delusa e dispiaciuta.

<<Non è quello, ovvio, ma ho fissato un appuntamento a cui proprio non>>

non mi lasciò finire la frase che sussultò, stritolandomi l'avambraccio.

<<Cosa vorrebbe dire? Hai un appuntamento? Non ci posso credere..e me lo dici anche così spudoratamente in faccia? Dopo quel che c'è stato tra noi?>> ringhiò.

<<No, Liam, guarda che hai frainteso!>> lo interruppi io.

<<Ah! Ho anche frainteso? Per te non è significato, non significa e non significherà mai niente!>> sfuriò.

Oddio, ma perchè era così cicciuto?

<<Vuoi calmarti? Intendevo dire che hai frainteso la parola 'appuntamento'. Non esco con una persona che mi piace, è solo per un'intervista che dovrà essere mostrata sul giornale scolastico.>> esplicai.

<<Ah.>> sorrise lui, impacciato e mortificato.

Sbuffai, non sapendo se dichiararmi offesa o se buttarci una pietra sopra.

Optai per la seconda, in fondo capita a tutti un attacco di gelosia, anzi, questa opzione non mi rattristava.

Si chinò in avanti per salutarmi con un bacio sulla bocca, che rifiutai.

Non se la prese. Gli schioccai un bacio sulla guancia e corsi via.

arriverò un po' in ritardo, scusa.

Sempre il solito Zayn.

Non riuscica ad arrivare in orario, mai.

Ero tutta in tiro quella sera.

La sera prima mi aveva chiamata, chiedendomi, forse meglio dire implorandomi  di perdonarlo, che voleva solo impressionarmi, e fare colpo.

Quelle due parole mi spinsero ad invitarlo a cena da me.

Scelta non azzeccata, lo so, ma la voglia di rivederlo era troppa.

Aprii la porta dopo circa mezz'ora.

Mi assalii lasciandomi baci dappertutto e scatenando le mie solite risate da idiota.

Lo facevo camminare davanti a me, tattica per scrutarlo ben bene.

<<Sei andato in palestra?>> chiesi scherzosa.

<<In realtà, sì.>> rispose senza girarsi e continuando ad avanzare verso la cucina.

Era così bello. Quella barba non fatta, quel velo sottile di peli sulle guance, quei capelli scarmigliati e disordinati e il suo stile trasandato mi facevano impazzire.

Avevo perso l'appetito a forza di soppesarlo.

Raggiunsimo la soglia di camera mia, dove la porta era spalancata.

Si intravedeva, tra il terribile caos, un paio di mutandine, a terra.

Sorrise perverso.

<<Sono tue?>> malizioso.

Annuii incuriosita dalla sua domanda.

Chiuse gli occhi e sospirò profondamente.

Entrò nella stanza, si piegò, raccolse l'intimo e se lo mise in testa.

Scoppiai in una fragorosa risata irrefrenabile.

Dopo mangiato, ci sistemammo in salotto, sul divano per la precisione.

Iniziammo a discutere su alcuni eventi.

In principio lui stava seduto sul divanetto di fronte a me, poi cominciò ad avvicinarsi sempre più, e ci ritrovammo, così, faccia a faccia.

Accarenzandomi la parte bassa della schiena, spostò il braccio, aggrovigliandolo la sua mano con la mia.

La mossa più stupida e ingenua che avrei potuto fare fu quella di girarmi a guardarlo negli occhi.

Fui paralizzata, ipnotizzata.

Mi morsi il labbro.

<<Oh, Gin. Quanto vorrei potertelo mordere io, quel labbro.>>

Il mio sangue ribollì e la mia voce interiore gridò e si dimenò.

Si sporse in avanti, e gli andai incontro.

Sentii il suo alito profumare di menta e una voglia sfrenata di condividere quell'odore si impossessò di me.

Il mio petalo rosso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora