Capitolo quinto

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Un giorno ti svegli e vedi tutto con occhi diversi.

<<Si?..Ah-ah..Ah-ah..Cosa?..Aspetta, davvero? ma a lui? di persona?..Oh mio dio!..Oh certo!..Sì, arrivo.>>

Non ci potevo credere.

Dopo così tanto tempo, Liam, aveva deciso di presentarmi al suo autoritario e ricco padre, il quale era direttore - anzi, dittatore - di una potente e rinomata banca: la Doo'z Payne Bank.

Cercai di sistemarmi al meglio, provando e riprovando le giuste frasi da ripetere al Signor Payne.

Avevo le pupille dilatate come non mai ed ero entusiasta al sol pensiero di incontrare una persona così importante sia da un punto di vista oggettivo, perchè era un milionario, sia da un punto di vista soggettivo, dato che era il padre del mio ragazzo.

Ero agitata ma anche emozionata.

Quando uscii di casa diedi una controllatina veloce alla mia immagine o almeno, l'impressione che avrei dato.

Indossavo un vestito nero, molto elegante, attillato dalle spalle fino ad appena sopra le ginocchia.

Non era scollato. Mostrava solo una minima parte del decolletè, in modo che si potesse ammirare la collana di vere perle -regalatami alla comunione da mia madre - che avvolgeva il mio collo.

I tacchi alti, a cui non ero abituata, stranamente non provocavano alcun dolore.

Fuori dal mio palazzo, con un cenno, chiamai un taxi e salii dicendogli l'indirizzo.

Guardai fuori dal finestrino e ammirai il paesaggio di quella mattina d'estate.

Era tutto più luminoso.

Le foglie degli alberi erano, per la prima volta, davvero verdi.

Gli uccellini, come nelle favole, cinguettavano, e mi sembrava che si stessero dedicando poesie d'amore.

L'odore nauseabondo di smog dei soliti giorni, era inesistente.

E ogni cosa era più colorata.

Mi concessi un'occhiata nello specchietto retrovisore: avevo gli occhi verde smeraldo, e il velo di trucco che avevo applicato quella mattina ne favoriva il luccichìo.

Arrivata a destinazione, pagai il tassista e mi affrettai a raggiungere Liam, il quale mi stava aspettando davanti all'edificio.

Notai il palazzo bianco di fronte a me, prima di entrare. Ero meravigliata. Non credevo che tanto lusso potesse concentrarsi in un elemento così semplice. Eppure non era che un semplice edificio.

Marmoreo e imponente, quest'ultimo ci  accolse.

Liam era troppo sexy vestito in quel modo formale.

Con la camicia bianca che profumava ancora di bucato. Una di quelle camicie che vorresti sporcare di rossetto. Essa era coperta da una rigida giacca grigia, e si immetteva in pantaloni, sempre grigi, che gli cadevano perfettamente sui fianchi.

Non mi baciò nemmeno a stampo per salutarmi, perchè temeva che potessero considerarlo indiscreto.

In effetti quell'ambiente così freddo e vitreo faceva abbassare l'autostima.

Salimmo al dodicesimo piano, scortati da un'attraente segretaria bruna.

Questa ci fece accomodare in un salottino con divani, ovviamente, bianchi.

Un'altra bruna mozzafiato ci annunciò al Signor Payne, che ci fece entrare nel suo ufficio.

Oddio.

Era una stanza enorme, così ben arredata e sontuosa.

Mi voltai per scoprire come fosse Payne.

<<Miss Collotati, è un vero piacere conoscerla.>> mi porse la mano anziana, accennando un sorriso.

Gliela strinsi.

Wow, mi dava del lei.

<<È per me un onore poterla incontrare Signor Payne.>> ricambiai il sorriso.

Liam si mise comodo su una poltroncina accogliente e mi invitò a sedere su un'altra accanto alla sua.

Il Signor Payne mi scrutava, e io me accorgevo ma non feci niente per impedirglielo, in fondo era un suo diritto soppesare la ragazza di suo figlio.

Cominciammo a parlare e l'atmosfera era abbastanza amichevole fin quando non toccammo il discorso del futuro lavoro di Liam, un argomento che, da quel che suggeriva la smorfia irritata e scocciata del ragazzo, si affrontava molto spesso.

Liam iniziò ad agitarsi e muoversi sulla poltrona, cambiando varie volte la posizione delle gambe.

Gli presi la mano, guardandolo e cercando di calmarlo, ma lui appena sfiorato il mio dito, scostò il braccio, portandolo sul ginocchio.

Imbarazzata per la tensiose che si era, ormai, creata decisi che era ora di andare.

Mi alzai di scatto, stufa di assistere al litigio tra il padre e il figlio.

Alzai un sopracciglio, fulminando Mr.Payne con gli occhi e mi diressi verso la porta. Prima di aprirla mormorai <<Mr.Payne.>> e mi dileguai.

Liam mi seguii.

<<Gin..Ginevra.>> sussurrava, sperando di non dare nell'occhio e volgendo sorrisi di scuse mortificati alle persone che si giravano, ma io lo ignoravo.

<<Ginevra, fermati.>> esclamò.

Mi bloccai.

<<Mi dispiace.>> mi strinse le spalle.

<<Dovevo conoscere tuo padre, Liam. Era la prima cosa davvero importante che avremmo fatto.>>

<<Di fatto l'hai conosciuto..>> ironizzò lui.

<<Si, ok, ma non nel modo che speravo.>> risposi amareggiata.

<<Ho solo bisogno di stare con te ora, per favore.>> mi pregò.

Annuii in modo che capisse che ero d'accordo.

Poggiò il suo braccio sulle mie spalle e premette il pulsante per chiamare l'ascensore.

Avevo tanta voglia di lui, di quel corpo così attraente e perfetto.

Si sbottonò il primo bottone della camicia, durante l'attesa, e notai qualche pelo spuntare dal petto.

Era così sexy.

Entrammo nell'ascensore.

Eravamo soli.

Mi morsi il labbro al realizzare l'idea allettante di essere davvero solamente io e lui.

Sentii il suo respiro accellelare con il mio battito.

Mi guardò malizioso e impaziente.

<<Oh al diavolo le formalità.>>

Si avventò su di me, sbattendomi contro la parete dell'ascensore.

Le mie mani intrappolate nel suo pugno, sopra la mia testa.

E l'altra sua mano mi bloccava il mento, come i suoi fianchi imprigionavano il mio corpo.

E in un attimo le sue labbra furono sulle mie.

Il mio petalo rosso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora