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Nei giorni di mercato le strade cittadine si riempivano di persone. Una miscela eterogenea si ammassava nelle vie principali e nelle piazze, dove i banchi dei mercanti si accatastavano spalla a spalla dipingendo la città di una moltitudine di colori.

Dalla strada dell'Erede, che si allungava verso nord collegando la capitale della regione all'altopiano, giungevano i carri pieni di cereali, ortaggi e frutta, scortati dai cacciatori dalla catena montuosa dell'Alcat, intenzionati invece a vendere le pelli e i monili ricavati dalle loro prede. Tutti si stavano riunendo per partecipare al mercato e ai festeggiamenti annuali per il ritorno della bella stagione, non era molto diverso dal mercato che si riuniva mensilmente nella città, se non per la mole nettamente superiore di persone che riuniva da tutta la contea.

Bariko li osservava entrare in città da una delle più alte torri che svettavano sulla città. Ce n'erano diverse dentro le mura da cui si godeva una magnifica vista. Spostò l'attenzione verso la baia, dove si vedevano chiaramente alcune navi attraccate scaricare altre merci dirette al mercato.

Al centro della città c'era la piazza degli Dei, attorno a cui si apriva un arcipelago di diverse piazze più piccole, in ognuna di queste erano visibili i primi bancali farciti di merci, alcuni dei quali ombreggiati da tende variopinte dove gli avventori si riparavano il capo dai tiepidi ma insistenti raggi primaverili.

"Le piazze sono il centro delle trattative, più è grande e centrale la piazza, più le trattative sono importanti".

Voltò la pagina del vecchio diario, la descrizione che vi era riportata era tale e quale a ciò che i suoi occhi vedevano e per un attimo si sentì molto vicina a chi lo aveva scritto. Stava leggendo una piccola nota scarabocchiata in fondo alla pagina "Trovare regalo per Atal..." quando fu strattonata per una spalla.

«Ehi moccioso, come sei entrato?» Le urlarono in un orecchio.

Voltandosi trovò una guardia che la fissava dall'alto con rimprovero. Era appoggiata all'alabarda con una postura ricurva e cercava un contatto visivo che la ragazza evitò con ostinazione, puntando gli occhi sulla divisa rossa e ocra.

Non perse tempo a inventare scuse, si fiondò verso la porta e si mise a correre a grandi balzi giù per le strette scale scricchiolanti. Alla bocca dello stomaco la pungeva il latente timore di cadere e rompersi l'osso del collo, ma la stizza che provava all'idea di essere scoperta la spingeva irrefrenabile.

Sapeva che la guardia la stava inseguendo, ma la sentiva sempre un po' più lontana quindi puntò a mantenere il suo vantaggio senza esagerare. Mancavano pochi metri quando una voce giunse dal basso.

«Oh! Che ti metti a correre? Hai visto il fantasma?» Un paio di rampe più giù un'altra guardia stava salendo rallentata dai chili di troppo, alzò il viso arrossato dallo sforzo e dal vino e la vide «Ah... Ecco, un intruso.»

L'altra guardia stava recuperando distanza dietro di lei, allora riprese velocità correndo dritta verso l'uomo avvinazzato e sovrappeso. Prese velocità e prima di raggiungerlo saltò sul parapetto per gettarsi nel vuoto, attraversò la tromba delle scale e andò a schiantarsi grezzamente contro il muro della rampa opposta.

L'uomo rimase attonito davanti a tanta mancanza di cautela e la guardò rotolare fino al pianerottolo d'angolo. Fu raggiunto dalla guardia più giovane, anch'essa sconcertata dall'estrema strategia di fuga. Bariko riprese a scappare tenendo stretto il braccio sinistro al petto e presto fu fuori dalla torre.

«Beh, direi che si è preso abbastanza paura perché non torni.» disse la prima guardia scendendo gli ultimi scalini per sedersi vicino al collega che accaldato si sventolava con il berretto

«Poi non c'è niente da rubare.» aggiunse il vecchio «Sai che anni fa mi è successa la stessa cosa? Però io ero quello giovane che inseguiva correndo a perdifiato giù per le scale.»

CHIMERADove le storie prendono vita. Scoprilo ora