Red Lilium in Pain

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[Questa invece è la mia idea su come Kidd abbia perso il braccio]

Dolore, dolore, dolore, dolore. Il suo corpo bruciava dall'interno facendola contorcere in silenzio.
Quanto poteva essere stata stupida? Stupida come una pivella. Non si era accorta del colorito strano di quella lama che gli era stata puntata contro. Non si era accorta di nulla, almeno fino a che il coltello non le era stato piantato nella carne del braccio, facendola trasalire non per la ferita in sè, ma per la sensazione di avere un liquido altamente infiammabile a scorrerle nelle vene.
Ovviamente quel figlio di un cane che aveva osato avvelenarla era già passato a miglior vita nel giro di due secondi netti, ma questo non migliorava la situazione.
Il suo braccio sempre tanto pallido era diventato nero per una buona metà, quasi oltre il gomito. Necrosi istantanea.
La rossa guardò orripilata la sua pelle scurirsi e morire sotto i suoi occhi sgranati, poi alzò la testa verso il suo fidato Killer.
Taglia... taglia via.
Il compagno però non sembrava dell'idea di farlo, scosse la testa vigorosamente e fece un passo indietro.
Taglia prima che marcisca il mio corpo intero!
Urlò allora la pirata dai capelli scarlatti, le labbra impallidite tirate in un'espressione sofferente. Tutto ciò che ottenne però, fu solo arretrare il compagno ancora di più.
E va bene lo farò da sola.
E così fece.
Con il pugnale che portava nascosto negli stivali colpì la propria carne proprio sotto la spalla, aprendosi uno squarcio enorme, dal quale scendeva copioso sangue colore dell'ossidiana. Doveva fare in fretta, nonostante la vista annebbiata, le urla dei suoi compagni che però le arrivavano ormai indistinte, il sudore freddo che le imperlava la fronte, e il tremito che scuoteva tutto il suo corpo.
Insinuò le dita nella ferita e cominciò a tirare, urlando, strappando via la carne, i muscoli, i legamenti. Lacerò con tutte le sue forze, flagellandosi da sola, cercando di arrivare fino all'osso come un animale in preda a un raptus.
Non importava però, non importava il dolore, la pena, non importava se le lacrime che le rigavano il viso le rovinassero la reputazione: non era pronta a morire, doveva diventare la regina dei pirati lei. Lo aveva giurato.
Perciò continuò fino a che le fu possibile, fino a che il sangue non imbrattò tutto, fino a che le gambe non cedettero, facendola crollare. Non urtò però il pavimento, le braccia dei suoi compagni che avevano tentato di placare la sua furia l'avevano prontamente afferrata prima che crollasse. E tuttavia anche se non urtò mai il pavimento zuppo di sangue, il buio arrivò ugualmente a inghiottirsela nelle sue spire.


[...]

Si svegliò in un morbido letto caldo e confortevole che nulla aveva a vedere però con quello della propria cabina. Dov'era?
Aprì faticosamente gli occhi, le palpebre pesanti e lo sguardo ancora velato. Intravide un muro bianco e asettico, mentre l'odore di disinfettante le faceva prudere il naso. Era in un'ospedale?
Voltò la testa, incontrando quella di Killer poggiata sulle braccia, le spalle che si muovevano a un ritmo lento e cadenzato: dormiva sommessamente.
Lo sguardo della rossa allora corse al resto, soffermandosi sul punto in cui avrebbe dovuto vedere il proprio braccio.
Vuoto.
Trattenendo un panico amaro e freddo sollevò il braccio buono e portò le dita ad accarezzarsi il moncone. Percepì la fasciatura stretta e ne immaginò le fattezze sebbene non lo vedesse bene. Le sarebbe servito uno specchio... non appena avesse deciso di alzarsi.
Solo un attimo però.
Prima si sarebbe permessa di cedere per qualche secondo alla disperazione. Avrebbe ringhiato e magari urlato, avrebbe rotto qualcosa nella speranza di non sentire altri pezzi di se stessa andare in frantumi, avrebbe inveito contro il cielo... Poi si sarebbe guarda allo specchio e avrebbe accettato quella menomazione, perchè una persona che desiderava diventare sovrana dei mari non si sarebbe fatta fermare da un braccio mancante. Nè da qualsiasi altra cosa in effetti.
Sarebbe arrivata al suo obiettivo, anche a costo di arrivarci strisciando senza gambe.
Questo era il suo orgoglio, questa era il suo giuramento.
Perciò avrebbe approfittato solo di quel momento di solitudine per mostrare una debolezza che mai avrebbe ammesso. Un solo secondo. Poi avrebbe rialzato la testa con arroganza e avrebbe sorriso al fato che aveva provato a farsi beffe di lei.
Era solo l'inizio.

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