Cap. 1 ~ La Disadattata

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Correva senza fermarsi da un minuto forse, ma non aveva riferimenti per poterlo dire con precisione. Col cuore in gola, pensava ad Alex e alla sua banda.

Era dai tempi delle elementari che lo rincorrevano senza motivo. E da sempre lui evitava di affrontarli: avrebbe vinto, data la sua statura, ma odiava la violenza.

Ormai non riusciva più ad ascoltare i suoi pensieri: i battiti del cuore gli rimbombavano nella testa, facendo dei rumori circostanti un angosciante silenzio.

Ma continuava ad andare avanti con lo sguardo verso l'orizzonte.

Vedeva una nebbia opaca alzarsi intorno a lui, e rendere l'aria pesante, mentre cupe nuvole si annodavano sopra la sua testa. Costeggiò la grande quercia, capendo così di essere entrato in quella che veniva chiamata "Foresta blu" per via di un'antica leggenda: che narrava di una misteriosa luce blu che, ogni tantissimi anni, si accendeva tra gli alberi.

Il ragazzo proseguiva il suo percorso senza fine e senza meta, chiedendosi se gli inseguitori fossero ancora dietro di lui.

Ma non c'era tempo di girarsi a guardare. Non durante quella corsa.

Sentì dei rumori indecifrabili: potevano essere passi, o gli scroscii delle piante. Ma non poteva saperlo.

Ad un tratto si fermò. Si guardò in torno: bianco.
Era come se il bosco e le poche piante che poteva scorgere annegassero in una nuvola.

Con difficoltà scorse tra la nebbia una casetta in legno, piccola e un po' diroccata.

Sentí dei passi dietro di lui, non capiva quanto distanti: erano scalpiccii confusi, contrastati dai suoi ansimanti respiri.

Decise di nascondersi nella piccola capanna, e attendere.

Varcò la porta lignea, umida di bosco, ed entrò nel buio di quelle quattro mura. Sentì tonfi e voci avvicinarsi sempre più.

Ora poteva persino percepire il fiatare dei ragazzi a pochi centimetri dalle mura della casetta. In quel momento trattenne il respiro e chiuse gli occhi.

Li riaprì dopo che qualsiasi suono diverso dal vento non fosse sparito del tutto.

~

"Stai attento a dove metti i piedi!" esclamò Carlotta, osservando i libri caduti a terra per l'impatto.

Chris quasi non la sentì, incantato dalla sua bellezza.

Era alta una quarantina di centimetri più di lui, i capelli neri, tagliati a caschetto, perfettamente lisci e rigorosamente legati con un nastrino grigio come i suoi occhi.

"Hemm... Scu... scusa" riuscì a balbettare Chris, col collo teso e lo sguardo rivolto verso l'alto per riuscire ad incrociare quello della ragazza.
Una volta tornato alla realtà, la aiutò a raccogliere i libri, cercando di non guardarla per non apparire troppo patetico.

Poi il ragazzo proseguì lungo il corridoio, quando sentì: "heilà! È da tanto che non ci si vede!". Chris sussultò, ma dopo poco, riconobbe la voce della sua amica Laisa. Era una tra le ragazze piú carine della scuola, ma non ne faceva un vanto.

Aveva i capelli biondi a boccoli, e gli occhi grandi ed azzurri. Era una ragazza molta calma che amava l'arte e la musica, ma dallo spirito ribelle.

Infatti aveva conosciuto Chris nelle ore pomeridiane di punizione alle elementari.
Lui, invece, era nominato "Fiammetta" non solo per il colore rosso dei capelli e per le innumerevoli lentiggini che gli puntinavano le guance, ma anche per il carattere impulsivo che lo portava a sentirsi in dovere di dire tutto ciò che pensava davanti a chiunque, nonostante la sua statura magrolina di un metro e 40.

Le cinque facce della medagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora