Capitolo II>la creatura

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Cercai un modo per scappare, quella creatura era troppo grande per essere affrontata da una singola persona.
Prima che me ne potessi rendere conto, alzò il macete e lo fece precipitare su di me.
Riuscii a schivare miracolosamente il colpo rotolando sul fianco destro.
Poteva essere pure forte ma rimaneva comuqnue estremamente lenta.
Ispezionai le zone circostanti per cercare una via d'uscita abbastanza fitta da non farla passare, ma non la trovai.
Mentre la cercavo la bestia sferrò un'altro attacco, non fui abbastanza veloce da schivarlo ma per riflesso utilizzai un incantesimo.
Davanti a me si plasmò uno scudo bluastro di energia.
L'impatto fu talmente violento da rompere lo scudo ma non abbastanza per ferirmi gravemente.
Maledizione! Devo trovare un modo per andarmene!
Neanche il tempo di pensarlo che un altro colpo arrivò, questa volta da sinistra.

《 I'khatayis!》

Una singola parola bastò a scatenare il caos.
Sentii l'energia attraversarmi il corpo per uscire dalle mani con un esplosione.
Una luce accecante illuminò tutto è l'onda d'urto mi scaraventò violentemente a terra.
La radura era completamente distrutta e la vegetazione aveva preso fuoco.
Poco lontano da me si udì un tonfo, la creatura era caduta a terra.
Cercai di rialzarmi ma ero debole e stanco, l'incantesimo aveva richiesto troppa energia, in più la mia fretta nel lanciarlo mi distrasse, ustionandomi le mani a causa della magia stessa.
Mi avvicinai al mostro inerme, da vicino non riuscii a notare quanto fosse ancora più orribile.
Al centro del petto però si intravedeva qualcosa di metallico e luminoso.
Mi avvicinai ulteriormente per vedere meglio.
A quanto pare non era la mia immaginazione ma nelle membra aveva davvero incastrato qualcosa.
Mi avvicinai ancora...
L'aureola di Erwel!
Quel mostro l'aveva incastrata sotto la carne! Provabilmente prendendola dai ribelli una volta uccisi.
Era riuscito a metterla sotto uno spesso stratto di carne putrida e grasso, nella gabbia toracica.
La creatura presentava segni di ustione per tutto il corpo, dovuti al mio incantesimo.
Estrassi un coltello dal fodero e presi un campione della carne.
Però appena la lama fredda tocco la pelle, il mostro sussulto riacquistando i sensi.
Balzai all'indietro spaventato.
Non avevo energie per combattere ancora ma la bestia sembrò dimostrare il contrario.
Una volta in piedi non perse tempo per ricominciare ad attaccare.
Tuttavia i suoi attacchi erano diventati più lenti e imprecisi,
ma anche io ero stanco.
Pensai a quale incantesimo fare.
Forse rimaneva abbastanza eneregia per farne un ultimo.
La mia mano si ricoprì di metallo incandescente e fiamme, peggiorando la mia ustione.
Da lì plasmai la spada di Aërdîoļ, una spada evocata fatta di un materiale leggero e tagliente.
Questa volta giocai di agilità.
Schivai ogni colpo, ero come impegnato in una danza mortale, peggiorata dalle ferite e dal fuoco che ardeva sempre più insistentemente.
Riuscii ad avvicinarmi sempre di più alla creatura poi saltai affondando la spada nella sua carne.
La bestia strillò di dolore mentre le mani mi si bagnavano di sangue che piano piano colava su tutto il mio corpo.
Affondai ulteriormente la spada facendo uscire ancora più sangue e facendo agitare la creatura, che iniziò a correrre e urlare come un'anima dannata.
Ma più lei si agitava più la spada scivolava nella carne.
Un ultimo sforzo e un fiotto di sangue uscì dal mostro coprendomi completamente.
Poi cadde a terra senza vita.

L'odore del sangue mi faceva venire il vomito, ma questo non mi fermò.
Continuai a tagliare la carne, nella quale albergavano insetti di varia natura come vermi, bigattini e blatte, recuperando la reliquia, finalmente di nuovo al sicuro.
Mi buttati a terra, stremato.
Una domanda però affollava ancora la mia mente:
Cos'era quell'abominio?

La Discendenza degli Angeli - Atto I: Le Guerre Del SangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora