Capitolo 3:

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Capitolo 3:

Oggi verso le 14:00 Luca mi aveva invitato alla caffetteria dell' ospedale a mangiare qualcosa dopo pranzo, io ho accettato, ma non gli ho detto che....

Che è da ieri sera che non mangio, non ho fame, che non ero riuscita a dormire tutta la notte per colpa dei dolori alla testa e all' addome, però stranamente quel pomeriggio mi sentivo bene, era forse per questo motivo che avevo accettato(?) bo.

Arrivati al bar lui subito mi osservò e mi chiese: Alice, tutto bene? Oggi mi sembri stanca.

Io: no, no va tutto bene.

Luca: ok, se lo dici tu...

Lui mangiò una fetta di torta al cioccolato e continuava a inzigarmi dicendo: mmmm che buona questa torta... (Sventolandomi davanti alla faccia la sua forchetta con sopra un pezzo di torta) Sei sicura che non ne vuoi un po'..?

Io: no grazie, sto bene così...

Luca: ok...

Mi sembrò un po' triste per il fatto che ero così fredda e quasi distaccata.... Allora faciendo un piccolo sforzo gli sorrisi, ma lui sotto sotto capì che quello non era altro che uno di quei soliti sorrisi falsi che fa la gente per non far preoccupare gli altri... Però non disse niente...

Andammo fuori nel piccolo giardino per chiacchierare e per stare un po' all' aria fresca. Tornando verso le camere lui camminava davanti e io più indietro, ad un certo punto mi sembrò quasi di vederlo correre, o comunque camminare più veloce di me. Mi sembrava di non riuscire a raggiungerlo, e allora dissi: Luca, ti prego aspettami...

Lui come si girò mi guardò con un aria quasi spaventata,

Luca: ehi Ali cosa c'è?? Ehi mi senti?

In quel momento mi sentivo strana, mi ero appoggiata al muro del corridoio e incominciavo a vedere tutto sfuocato e incominciai a balbettare: Luca, ti prego aiutami, sto male...

Luca: cosa hai? Ehi Ali, Ali!!

Quelle sono le ultime parole che ricordo... Ero svenuta....

LUCA:

Appena sentii Alice che mi chiamò mi sono girato di colpo e l' ho vista acasciarsi contro il muro chiedendomi aiuto, ero spaventato, e stavo cercando con lo sguardo se nei dintorni di quel corridoio ci fossero dei medici...

Continuavo a dirle: Alice! Alice cosa hai??

E in quel momento svenne, io per non fargli picchiare la testa sul pavimento mi gettai perterra e la presi al volo fra le braccia.

I giorni prima non mi ero reso conto che fosse così leggera... Gli misi una mano sulla fronte e sentì che scottava! Aveva la febbre molto alta e in più il macchinario della flebo incominciò a suonare... Anche se non sono un medico avevo capito che se quell' aggeggio suonava, era dicerto un brutto segno...

Amore in ospedaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora