12.

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Newt rimase chiuso in camera per l'intera notte. Rimase per quelle che gli sembrarono ore seduto contro la parete della sua stanza a fissare il vuoto, fino ad addormentarsi.
Thomas aveva continuato a bussare alla sua porta insistentemente, minacciandolo più e più volte di sfondarla, ma Newt non si mosse minimamente.
Non si accorse nemmeno di quando smise di pregarlo di uscire. Semplicemente si beò del silenzio. Non sapeva se il ragazzo si trovasse ancora dall'altro lato, a corto di voce, o se si fosse ritirato in camera. Rimase solamente immobile in quel punto, a riflettere, fino a collassare in un sonno senza sogni.

Si svegliò con la schiena che gli doleva, ancora vestito dal giorno prima, abbattuto di lato.
Sentiva il petto stretto in una morsa dolorosissima.
Si rese conto di aver infranto la promessa che si era fatto dopo l'abbandono dei suoi genitori, quella di non lasciare mai più a nessuno il potere di riuscirete a distruggerlo all'interno in quel modo.
La prima volta che era stato deluso in quel modo Newt sapeva di avere Sonya al suo fianco, ma con la sorella lontana, in quel momento, aveva solo voglia di addormentarsi per sempre, così da non poter provare mai più dei sentimenti.

Era stato stupido a fidarsi di Thomas. Sapeva che il ragazzo aveva un'indole poco raccomandabile, aveva imparato a conoscerlo, ma non immaginava sarebbe arrivato al punto da tradirlo.
Tradirlo.
Fece una smorfia nel pensare quella parola.
Lui e Thomas non stavano insieme.
Avevano scopato in una piscina comunale una volta e probabilmente per l'altro ragazzo Newt era stato solo quello: una semplice scopata.

Quella notte prese una decisione: lo avrebbe ignorato per il resto della sua permanenza lì a Londra, aspettando il ritorno di Sonya.
Dopo di che non lo avrebbe più rivisto e Newt si sarebbe ricreato una vita il più lontano possibile.

Si era illuso. Illuso che con lui Thomas potesse essere diverso. Che non lo avrebbe abbandonato. Ed invece lo aveva usato, aveva preferito Teresa a lui. Gli aveva mentito.

Stiracchiò le braccia e la schiena dolorante, tirandosi in piedi. Si guardò per un secondo allo specchio. Aveva un aspetto orribile, il viso pallido e due enormi occhiaie.

Sospirò, facendosi coraggio e uscì dalla sua stanza.
Andò velocemente in bagno, dandosi una sistemata e cambiandosi i vestiti.

Per un attimo credette che Thomas non si fosse ancora alzato ma sfortunatamente lo trovò in salotto, anche lui con vestiti del giorno prima, la posizione scomposta sul divano, lo sguardo assente. Non doveva aver dormito.

Quando vide Newt scendere le scale, alzò la testa di scatto e si avvicinò cautamente al biondo.
"Newt..." sussurrò, la voce roca "ti prego, parliamone. Per favore, ti giuro, non è stata colpa mia." Continuò, guardandolo con l'espressione di un cucciolo bastonato.
Newt lo fissò per un istante e poi, senza dire una parola, lo sorpassò, avviandosi in cucina per prepararsi un caffè.
Thomas gli fu dietro immediatamente.
"Caspio Newt, parlami. Non odiarmi. Lei non significa niente per me. Teres..."
"Non nominarla." Il tono di Newt era glaciale. Gli si avvicinò, gli occhi che gli si stavano riempiendo di lacrime "non voglio le tue spiegazioni, nemmeno le tue scuse. Ho visto come le stavi avvinghiato. Non vorrei più vedere la tua dannatissima bellissima faccia di sploff per il resto della mia vita ma, non essendo possibile, ti chiedo semplicemente di starmi il più lontano possibile. Mi hai ferito Thomas, io mi sono fidato di te. E no, non ti odio, vorrei poterlo fare credimi, lo vorrei davvero tanto. Ma la verità è che non ti odio per niente, nemmeno un pochino. Ti prego quindi di non parlarmi mai più!" Urlò poi, una lacrima che gli rigava il volto.
Thomas abbassò lo sguardo, allungò una mano verso il viso di Newt, con l'intenzione di asciugargli la guancia, ma il biondo si scostò fulmineo, buttò il caffè nel lavabo con un gesto brusco e, prendendo al volo la sua giacca, uscì di casa, lasciandoselo alle spalle, senza mai voltarsi dietro.

***

Newt rimase in giro tutto il giorno. Vagò senza meta per le strade della città, senza badare al freddo o alla pioggia che gli bagnava il viso ed i vestiti.
Declinò anche numerose telefonate, sia da parte di Thomas che da quella dei Radurai. Minho doveva aver detto loro quanto accaduto. Quest'ultimo, inoltre, continuò a lasciargli centinaia di messaggi e chiamate, tutte senza risposta.
Newt non lo fece con cattiveria, voleva bene ai suoi amici, ma per un po' voleva potersene stare per conto suo.

Chiamò solo Sonya, accennando a ciò che era successo e, anche se non scese nei dettagli per evitare che si preoccupasse, la ragazza capí comunque lo stato d'animo del fratello e gli diede alcuni consigli confortevoli che lo aiutarono a stare un po' meglio.
Sentire la voce della sorella metteva Newt sempre di buon umore.

Nel pomeriggio andò a lavoro e, finito il suo turno, tornò a casa. Era inevitabile doverlo fare.

Ma, invece di Thomas, trovò Minho seduto sul divano ad aspettarlo.
"Si può sapere dove diavolo sei stato? È da ieri sera che cerco di contattarti. Mi hai fatto preoccupare!" Lo rimproverò l'amico, alzandosi in piedi non appena lo vide.
"Ciao anche a te!" Rispose sarcasticamente il biondo buttandosi sul divano. "Avevo bisogno di stare un po' da solo. Scusami"
L'asiatico sospirò, prendendo di nuovo posto accanto a lui.
"Come stai?"
"Potremmo evitare di parlare di me? È già abbastanza frustrante così. Mi passerà, non preoccuparti." Newt si portò due dita alle tempie, iniziando a massaggiarle.
"Ignorandolo per altri... quanti mesi mancano?" Minho lo guardò, scettico "guarda che c'ero anche io ieri sera, Newt, e ti assicuro che è stata Teresa a presentarsi in palestra. Thomas non voleva vederla e oggi mi ha assicurato per certo di non avere niente a che fare con lei. Perché non cerchi di risolvere con lui?"
"Non mi va di parlarne ora. Per adesso vorrei solo evitare di incontrarlo." Newt si girò a guardarlo "comunque, cambiando discorso, ieri ho incontrato Brenda." Gli confessò, indirizzandogli un sorriso malizioso forzato. Minho si mise a sedere più eretto, l'espressione illuminata. "Sai che ti dico, amico, dopo ciò che mi ha detto, fossi in te, le proporrei di uscire, direttamente stavolta e senza troppi giri di parole..."
"Cosa ti ha detto?" Minho assunse un'espressione confusa.
Newt sorrise leggermente. "Mi dispiace, ho promesso di non dire nulla! Ma ti consiglio di darti una mossa Min!"
"Ed è quello che anche io consiglio a te!" Rispose, allusivo, dandogli una pacca sulla spalla.
Newt fece per replicare ma il rumore delle chiavi nella toppa lo interruppe.
Cominciò a sentirsi a disagio.

Thomas fece il suo ingresso in casa, due cartoni di pizza tra le mani.
"Sei tornato..." sussurrò, appena i suoi occhi si poggiarono sulla figura di Newt.
"Ehm... è meglio che io ora vada. Devo... ehm... togliere le erbacce dal giardino dei vicini!" Minho si alzò, girandosi a guardare prima Newt e poi Thomas.
"Sono quasi le dieci di sera Minho..."
"Userò una torcia, ci vediamo domani!" Rispose, dileguandosi immediatamente neanche avesse visto un fantasma.

Non appena l'asiatico si chiuse la porta alle spalle, in casa cadde un silenzio pesante.
I due ragazzi rimasero fermi a guardarsi negli occhi, senza muoversi, studiandosi attentamente.
"Ho... ho preso le pizze." Interruppe il silenzio Thomas, abbassando lo sguardo sui cartoni che aveva tra le mani.
"Grazie, ma non ho fame." Newt non aveva toccato cibo dal giorno prima a pranzo e l'odore che emanavano le pizze cominciava a stuzzicargli lo stomaco.
Thomas dovette accorgersene.
"Non dirmi che non mangi da ieri!" Esclamò, gli occhi venati di preoccupazione.
Newt evitò di rispondere.
Thomas sospirò, posandogli uno dei due cartoni davanti, sul tavolino.
"Io vado di sopra, così non sarai costretto a vedermi. Tu... cerca almeno di mangiare qualcosa, okay?"
Newt abbassò lo sguardo e, dopo un ennesimo sospiro, Thomas salì le scale, sparendo alla vista del biondo.

Newt prese il cartone tra le mani.
Aveva avuto il pensiero di comprare un pizza anche per lui...
Accarezzò con un dito il bordo della scatola, sospirando.
Non si rese conto di quanta fame avesse fino a quel momento.
Ebbe l'impulso di andare in camera di Thomas, di ringraziarlo, o magari di stare un po' in sua compagnia, ma si trattenne.
Aprì semplicemente la scatola e, quando lo fece, ebbe un sussulto.

Thomas aveva avuto l'accortezza di scegliere per lui la sua pizza preferita.

Roommates. || Newtmas ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora