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"Styles."

Il ragazzo non si mosse nel sentirsi chiamare, gli occhi fissi sulla strada deserta e nera oltre l'immensa vetrata dalla quale era visibile scorgere ogni angolo di Detroit. Si limitò ad accennare lievemente con il capo, giusto per fargli intendere di averlo sentito arrivare.

"È tutto pronto, manchi solo te." Gli fece sapere Liam, la voce ridotta ad un sussurro. Ogni volta che si ritrovavano ad osservare il panorama da quell'altezza, nonostante fosse notte e quindi si trovassero immersi nella penombra e impossibili da notare dall'esterno, non osavano compiere gesti troppo bruschi o emettere rumori troppo forti, sempre attenti e abituati a non dare nell'occhio.

"Arrivo." Disse soltanto l'altro ragazzo, la cui sagoma scura era delineata dalle luci provenienti dalla città antistante, eternamente sveglia.

L'amico se ne andò silenzioso com'era arrivato, lasciandosi Harry alle spalle.

Harry Styles, capo di uno dei gruppi criminali più famosi e temuti di Detroit. Alto, muscoloso, una chioma piena di ricci cioccolato a contornare un volto all'apparenza angelico, il completo opposto di quello che in realtà era.

Aveva le mani sporche di innumerevoli omicidi alla sola età di ventun anni, ma era nato e cresciuto in un'ambiente in cui la morte faceva parte della quotidianità, della norma.

Non appena aveva compiuto cinque anni, il padre l'aveva trascinato di fronte ad un cadavere per la prima volta. Era stato orribile, non aveva smesso un attimo di piangere e di coprirsi gli occhi con i piccoli palmi. Des si era abbassato su di lui afferrandogli i polsi con forza, senza sbattere ciglio davanti ai pozzi verdi pieni di lacrime e di terrore del figlio, il suo fragile corpo tutto scosso dai singhiozzi.

"Impara ora ometto, questa è la vita e se non vuoi fare quella fine," Fece un piccolo cenno all'uomo pallido e immobile, un ghigno sporco a decorargli il volto intero. "Devi stare attento a chi ti circonda. Non fidarti di nessuno, bada soltanto a te stesso."

Quelle parole amare riecheggiavano spesso nella sua mente, nei momenti più disparati. Spesso prima del brusco risveglio da un incubo, il solito.

Harry lanciò un ultimo sguardo oltre l'orizzonte, prendendo un respinto profondo e chiudendo per un istante le palpebre, la mano a tastare la confortante presenza di una pistola incastrata sotto la cintola dei jeans.

Si volse e uscì dalla stanza, dal palazzo grigio e oscuro come la sua anima, per poi venire inghiottito dal freddo pungente e dalle ombre notturne di Detroit.

***

"Da questa parte."

Spalle contro la parete, mani strette ad una 9mm ed occhi perennemente vigili.

Harry sapeva fare bene il suo lavoro, sempre se lo si poteva considerare tale. Per lui lo era, era così che si manteneva insieme al suo gruppo. Rapine, assalti e talvolta uccisioni se necessario. Quella era la sua vita e non conosceva una realtà diversa.

Era specialmente bravo a mantenere la propria sicurezza e quella dei suoi ragazzi. Da quando aveva ottenuto il comando, non era mai successo nulla di troppo tragico, giusto qualche ferita, anche profonda, ma mai mortale.

Tutti si fidavano di lui nella cerchia, tutti ubbidivano ai suoi ordini senza alcuna protesta.

Quel 21 febbraio 2020 avevano organizzato un colpo al Detroit Institute of Arts, con l'intenzione di rubare una delle sue principali attrazioni: un autoritratto originale di Van Gogh dal valore inestimabile.

Criminal Blood // l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora