Capitolo 11

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Ha si cambiò, decidendo di indossare una semplice felpa blu con dei leggins che avrebbe utilizzato anche per ballare,data la sua pigrizia. Uscì di casa con un largo anticipo rispetto all’orario in cui doveva incontrare Young, volendo arrivare in tempo. Dopo essere giunta di fronte all’enorme struttura e aver salutato la signorina Linn, si diresse rapidamente verso la sala prove in cui doveva incontrare il coreografo. Appena spalancò la porta della stanza, venne assalita dal moro, che cominciò a parlare in modo isterico e  senza nemmeno fermarsi per respirare. -Ha, finalmente sei arrivata! Dubito che riusciremo a finire questa coreografia in tempo. E se la coreografia non piacesse alla ARMY? Saremmo rovinati, noi…- Young non riuscì a terminare il suo monologo dato che Ha riuscì a farlo tornare in sé, rovesciandogli addosso gran parte della sua bottiglietta d’acqua. Young spalancò la bocca, sorpreso dall’improvviso gesto della castana ma allo stesso tempo grato che lo avesse fatto. -Ti va di iniziare a riscaldarci, invece di condividere la nostra ansia l’uno con l’altra? Hai ragione sul fatto che la nostra coreografia potrebbe non piacere ma dobbiamo impegnarci a farla funzionare al meglio, per noi e per i Bangtan, contano su di noi.-                    -Certe volte mi stupisco di quanto tu sia brava a sollevarmi il morale.-                  -Sono qui anche per questo- disse sorridendo Ha.

I respiri ansanti dei due erano gli unici suoni che riempivano la sala prove della BigHit: erano ormai passate circa tre ore e mezza da quando si erano messi al lavoro per fare in modo che la coreografia fosse perfetta. Si fermarono solamente quando riuscirono ad eseguirla perfettamente e appena la musica si fermò d’istinto si sorrisero. Nonostante fossero distrutti, avevano avuto la conferma del fatto che erano degni del titolo di coreografi e che insieme sarebbero riusciti a farcela nello spietato mondo della danza.

Ha si risvegliò sentendo il rumore delle porte del pullman che si aprivano. Si rese conto solo in quel momento della possibilità che avesse perso la sua fermata e che avrebbe dovuto correre per l'ennesima volta, cercando di non arrivare in ritardo alla BigHit. Tutto sarebbe stato molto più semplice se solo Dae avesse deciso di prestarle la sua costosissima macchina. Tuttavia Dae, che conosceva bene l'amica, non si fidava a lasciarle la responsabilità della sua "bambina" e sperava di preservare le vie di Seoul ancora per qualche anno. Nonostante non lo mostrasse così apertamente, Seoul era mancata davvero tanto ad Ha, che prima di andare in America non aveva mai immaginato di lasciare la sua città natale. La metropoli conservava anche dopo anni, la stessa aria familiare che aveva sempre affascinato la ragazza e che le donava un insolito senso di sicurezza. Maledizione, si era distratta di nuovo! Venne riportata alla realtà, giusto in tempo per scorgere a pochi metri da lei, l'enorme struttura che si stagliava al di sopra delle abitazioni circostanti. Non appena le porte del mezzo si aprirono, automaticamente si affrettò a scendere e si diresse verso l'entrata. Aveva appena varcato la porta automatica quando sentì il rombo di un tuono squarciare il silenzio che regnava sulla città durante l'orario lavorativo.

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