Capitolo 3

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Corro, corro veloce come il vento verso una meta sconosciuta, non so dove sto andando, so solo che ho bisogno di correre e allontanarmi il più possibile.
È buio e vedo solo quella poca luce che emanano i lampioni vecchi di Torino.
Sento urlare in lontananza poi sempre di più e capisco...
Sento un clacson che suona all'improvviso così  mi giro e vedo due fari, rimango ferma dove sono un po' perché è come se il mio corpo fosse incollato lì dove sono e un po' perché il mio cervello mi dice di farla finita con questa vita inutile, tutti sono cattivi, tutti mi vogliono per il cognome che ho e con la quale devo convivere ogni giorno, tutti mi usano <<SUMMER>>urla una voce che riconosco, tutto ciò in una frazione di secondo, sento due possenti braccia prendermi per il bacino e tirarmi verso il marciapiede, sono sopra il corpo di Paulo che per non farmi fare male si era buttato lui verso l'asfalto e con le sue braccia -che mi fanno sentire al sicuro- mi stringe forte a se.

<<Summer stai bene?>> mi dice adagiandomi delicatamente sul terreno mentre si posiziona vicino a me spostandomi i capelli dal viso con le sue morbide dita.
Annuisco stordita dalla situazione
<<Cristo Summer non farlo mai più sono stato chiaro?-dice con voce dura ma dolce e tanto preoccupata- Perché non ti sei spostata? Sei rimasta lì, ferma, impalata>>
<<Scusa Paulo>> sussurro scoppiando a piangere fra le sue braccia
<<No no, nena non piangere>>
<<guarda qui che roba - sfiora il mio ginocchio sanguinante- Andiamo in ospedale ti prego>>
<<Paulo rimani con me>> gli afferro la maglia a cui mi rannicchio per stare più vicino a lui
<<Non ti lascio tranquilla, sto con te>>mi dice dandomi un bacio sulla guancia, mi prende in braccio a mo di sposa e si dirige verso la macchina che aveva parcheggiato lì vicino perché all'andata voleva fare quattro passi prima di entrare in Discoteca.

Apre lo sportello e mi stende sul sedile, mi mette la cintura e chiude correndo verso il posto guida.
Lo conosco da ormai anni, l'ho sempre trattato male e liquidato qualsiasi cosa succedesse, avvolte quando si faceva male mi facevo dire da mio papà le sue condizione ma nulla di più, perché? Semplice ma stupido...ho avuto paura di lui e non so il perché.
Ha le mani tese sul volante ed è intento a guardare intensamente davanti a se fino a che non si gira per guardarmi e mi trova a guardarlo
<<A cosa pensi?>> domanda
<<Penso che in quattro anni non ho fatto altro che trattarti male mentre potevo benissimo mettere da parte il mio c...o di orgoglio di m...a e conoscerti meglio>> dico in preda a un altra crisi di pianto
<<Hey,-dice guardandomi- l'importante è che da ora tutto è cambiato>>
<<amici?>>dico porgendogli la mano
<<amici>>pronuncia stringendola.

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È un capitolo più corto ma significativo❤️

Alla prossima.

Micol🌻
seicomeungirasole mi ispiri ogni giorno di più, sei la migliore❤️

La Joya|P.D.| follow your dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora