2 CAPITOLO

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Rimasero del tempo a parlare del più e del meno, in realtà era Fabrizio colui che interloquiva maggiormente, il riccio si limitava ad annuire e a sorridere. Ordinarono due caffè macchiati e dei croissant e tra una parola e l'altra terminarono di mangiare. Entrambi si alzarono nello stesso istante e Fabrizio lo guardò con un sorriso stampato sulle labbra
"N'do vai Ermal?! Aspetta qua, faccio subito."
Ermal sentì le gote riscaldarsi e portò una mano sul braccio di Fabrizio
"Non ci pensare neanche a pagare! Vado io, è il minimo che possa fare per ringraziarti dell'ospitalità"
Il moro scosse la testa e si diresse verso la cassa senza badare al riccio che protestava.
Quando uscirono dalla caffetteria presero a camminare in direzione dell'aula dove si sarebbero tenute Delle lezioni.
"Se ti va potrei farti da guida all'interno dell'università ma anche all'esterno. Roma è molto grande e per chi non la conosce bene è facile perdersi"
Ermal si focalizzò sulle labbra dell'altro ragazzo che si aprivano e si richiudevano ad ogni parola espressa. Labbra carnose e secche che avrebbe tanto voluto accarezzare. Si sorprese del suo pensiero poco lussurioso e si ritrovò con lo sguardo rivolto verso il basso, Fabrizio se ne accorse e ancora una volta riportò il viso del riccio verso su
"Ermal dovresti tenere lo sguardo su, prima perché potresti cadere se non fai attenzione e poi non dovresti nascondere uno sguardo così cristallino e profondo. Hai due occhi così belli!"
Ermal si sentì lusingato e riconobbe il cambiamento verbale del Moro, stava cercando di mimetizzare il dialetto per non farlo sentire a disagio. Non trovava le parole giuste per definire quella sensazione di felicità, sembrò come se fosse passato tanto tempo dalla prima volta che aveva incontrato lo sguardo di Fabrizio.
"Ti ringrazio davvero Fabrizio per questi complimenti, nessuno fin ora aveva espresso dei pensieri così carini su di me. Grazie per tutto quello che stai facendo per me"
Fabrizio portò le mani all'interno Delle tasche dei suoi pantaloni e si inumidi le labbra con la lingua
"Ho bisogno di un amico.. e per te Ermal farei qualsiasi cosa"
Ermal si strinse nella giacca di pelle e si fermò davanti all'aula gremita di studenti
"Allora ci vediamo al termine Delle lezioni"
Fabrizio lo salutò con una pacca sulla spalla e si allontanò dal ragazzo con un sorriso stampato sul volto.
La giornata trascorse in fretta, Ermal non era riuscito a far amicizia con altri ragazzi, sentiva gli occhi di alcuni puntati su di lui. Uscì frettolosamente dall'aula cercando con lo sguardo Fabrizio, sentì l'ansia prolungarsi sul corpo e uscì dall'Università. Lo vide seduto su un muretto a fumarsi una sigaretta, buttò via un sospiro e cautamente si avvicinò al moro
"Ciao Fabrizio, credevo te ne fossi andato"
Fabrizio scese dal muretto e gettò via la sigaretta
"Ciao Ermal! Ma stai scherza?  E secondo te io me ne andavo senza de te?! Com'è andata la giornata?"
Ermal lo guardò con un'espressione allegra sul volto, contento di essere accanto a lui
"Avrei sperato in meglio, non ho ancora fatto amicizia con qualcuno però non importa, sai mi basta aver conosciuto te"
Fabrizio sentì avverti l'istinto di accarezzare i capelli del riccio ma si fermò appena in tempo ricordando l'accaduto della mattina. Si limitò ad accarezzare una guancia e prese a camminare verso casa
"Che bello che sei. Guarda io so uno che a parla non me trova molto, so timido.. credimi se te dico che in un mese non ho fatto amicizia con nessuno! "
Ermal rimase sorpreso dalla confessione di Fabrizio e si limitò a rimanere in silenzio durante il tragitto..
Fabrizio giro la chiave nella serratura e invitò ad entrare il riccio in casa. Si portò una mano tra i capelli e sì ritrovò a mordersi il labbro
"Me devi scusa, è un po'in disordine"
Ermal entrò in casa e si guardò attorno sfiorando delicatamente qualche oggetto e guardando le fotografie posizionate su un mobile color mogano
"Tranquillo, questo sei tu?"
Indicò la foto di un bambino ricciolino con una salopette rossa.
Fabrizio portò lo sguardo sulla foto e lasciò uscire un sospiro
"Si so io, un pischello.. ah come so cresciuto. Comunque non te sta impalato, siediti sul divano. Ora preparo qualcosa da mangia.."
Ermal si sedette sul divano e tolse la borsa lasciandola su una sedia, portò le mani sulle ginocchia non sapendo cosa dire, era a corto di parole così decise di optare per la questione valigia
"Sentì Fabrizio, io non sapevo che sarei rimasto a Roma perciò non ho con me le mie cose e neanche la mia chitarra. Dovrei rientrare a Bari per prendere ciò che mi serve"
Fabrizio si pose davanti ad Ermal e portò le mani sui fianchi
"Non te devi preoccupa. Stasera piglio la macchina e annamo a Bari. Tu intanto rilassate."
Ermal annui e rimase seduto sul divano osservando Fabrizio indossare il grembiule da cucina e preparare il pranzo.
Stava cambiando tutto così in fretta, e fortunatamente in bene. L'università, un'opportunità che lo avrebbe salvato dai mostri del suo passato, non sempre i mostri vincono. Sentì la felicità pervadere il suo corpo magro, i suoi occhi saettavano da una parte all'altra sulla figura di Fabrizio, un'immagine così simpatica in quel momento che rallegrò maggiormente la sua giornata.
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Il cielo assunse una sfumatura grigiastra, da lì a poco avrebbe piovuto. Ermal prese un foglio e si ritrovò a scrivere qualcosa, simile al testo di una canzone, guardò Fabrizio dormire sul divano, aveva un aspetto così tenero che riscaldò il suo cuore. Conservò il foglio nella borsa e si avvicinò a Fabrizio, si inginocchiò sul pavimento e dolcemente prese ad accarezzare i suoi capelli disordinati come quella casa. Lo guardò con un'espressione docile e inconsapevolmente le sue dita sfiorarono le labbra del Moro. Fabrizio lentamente riaprì gli occhi e estese le labbra in un sorriso
"Ciao piccole. Scusa se me so addormentato"
Ermal si rimise in piedi sentendo un calore sulle guance e si morse il labbro
"Oh ma figurati.. ehm ben svegliato Fabrizio"
Fabrizio si alzò dal divano e stiracchiò le braccia, baciò dolcemente sulla guancia Ermal e si diresse verso il bagno
"Ermal n'attimo, me sciacquo la faccia e annamo a Bari"
Ermal lo seguì Verso il bagno e si appoggiò allo stipite della porta incrociando le braccia
"Fa con calma, non ho fretta di ritornare. "
Il moro asciugò il viso e posò lo sguardo sul riccio
"Ho finito, non te preoccupa. Meglio che annamo adesso prima che faccia buio"
Uscì dal bagno, indossò una felpa e prese le chiavi della sua macchina. Ermal lo seguì ed entrò in auto, indossò la cintura di sicurezza e vide le mani di Fabrizio accendere lo stereo. Parti una canzone di Antonello Venditti e Fabrizio iniziò a cantare il ritornello della canzone. Ermal sentì i brividi lungo la schiena e si voltò verso Fabrizio
"Ma canti benissimo!! Ho la pelle d'oca"
Fabrizio tenne ben salde le mani sul volante focalizzandosi sulla strada, mentre il cielo si oscurava ancora di più e piccole gocce bagnarono il vetro dell'auto
"Non esagerare Ermal! Me piace canta, da piccolo me piaceva canta al karaoke."
Ermal portò una mano sul mento e cercò di continuare la conversazione, cosa insolita, visto l'ultimo periodo di silenzio.
"E poi? Hai smesso?"
Fabrizio rivide in un momento il suo passato e scosse la testa
"Diciamo che ho abbandonato un po' questa passione, però me piacerebbe tanto ritornà a canta"
Ermal guardò il finestrino rigato dalla pioggia e prese ad osservare il paesaggio esterno
"Potresti tornare a farlo, nessuno te lo impedisce. Sai, io amo cantare e suonare la chitarra. Come posso spiegarti, ehm.. attraverso le canzoni riesco a comunicare meglio le mie emozioni"
Fabrizio in quel momento sentì dì aver trovato l'altra metà. La musica, parole inespresse racchiuse all'interno di canzoni..
Le ali per volare verso la felicità, verso i propri sogni avevano un nome.

RIVOLUZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora