3 CAPITOLO

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Rimasero in silenzio lungo il tragitto, l'unico suono che smorzava la tensione proveniva dallo stereo. Fabrizio batteva le dita sul volante dell'auto a ritmo di musica Quando intravide la distesa di mare che Bari regalava alla sua gente. In quel momento mise fine al silenzio e chiese al riccio dove si trovasse casa sua.
Parcheggiò in una piazzetta e scese dall'auto, notò il ragazzo accanto a sé e vide che stava tremando. Fabrizio posò delicatamente una mano sulla spalla di Ermal che sussultò
"Ermal tutto bene? Stai a tremà"
Il riccio accennò un sorriso per nascondere le sue paure e incontrò lo sguardo preoccupato di Fabrizio
"Non preoccuparti. Facciamo presto e andiamo via!"
Fabrizio alzò le spalle e anni, prese a seguire Ermal che entrò in punta di piedi in casa, una spinta violenta lo fece cadere sul pavimento e poi una stretta ferrea sui capelli
"Ahi lasciami ti prego"
L'uomo tirò i capelli del riccio e alzò il suo viso
"Che cazzo ci fai qui eh?! Non te ne sei ancora andato?! Verme schifoso devi andartene!"
Ermal prese a tremare e sentì le lacrime bruciare all'interno dei suoi occhi e presero a scendere sul viso
"Sono soltanto venuto a prendere le mie cose. Non ci torno più qui!"
L'uomo con rabbia lo prese a calci finché Fabrizio inorridito dalla scena si intromise e sferrò un pugno secco sul volto dell'uomo
"Non ci prova più a picchiare Ermal! Lurido verme schifoso!"
L'uomo si rimise in piedi barcollando e tentò di colpire il moro che bloccò i polsi e lo spinse con forza verso un mobile
"Sta lontano da Ermal altrimenti ti faccio sputare tanto sangue! Vattene!!"
L'uomo si dimenò dalla presa di Fabrizio e corse via. Ermal entrò nella stanza e guardò la sua chitarra appoggiata al muro. Si avvicinò e la mise sulle spalle, poi apri l'armadio e prese tutte le sue robe buttandole via in una grande valigia rossa. Fabrizio entrò silenziosamente nella stanza e guardò le foto sui muri
"Sei davvero bello in queste foto Ermal. Sentì me dispiace per quello che ho fatto.. ma non ho potuto sta con le mani in mano dopo quello che ho visto"
Ermal con il dorso della mano asciugò le lacrime e chiuse la valigia, si voltò verso Fabrizio e ancora una volta dedicò un sorriso di ringraziamento
"Grazie Fabrizio. Davvero grazie per quello che hai fatto. Adesso andiamo via di qui, ti prego!"
Fabrizio aiutò il riccio a prendere la valigia e guardando ancora una volta uscì dall'abitazione seguito da Ermal. Arrivarono davanti all'auto dove Fabrizio ripose la chitarra e la valigia di Ermal nel cofano e poi dolcemente prese il viso del riccio tra le mani
"Ora capisco perché ti sei arrabbiato quando t'ho accarezzato i capelli, se l'avessi saputo non me sarei mai permesso.. perdonami. Ermal mi dispiace non essere riuscito a far molto per te, ho risposto alla violenza con la violenza ma io non potevo sta inerme ad osserva quel bastardo che te faceva male.  Perdonami"
Ermal portò un dito sulle labbra del Moro e lo baciò sulla guancia
"Basta parlare. Fabrizio puoi fare una cosa per me?"
Fabrizio accarezzò la guancia di Ermal e gli sorrise, un sorriso puro e sincero
"Ma certo piccole, anche due"
Ermal puntò lo sguardo verso Fabrizio, memorizzò i suoi lineamenti, guardò quelle labbra che amava tanto, e si ritrovò a sorridere
"Abbracciami"
E Fabrizio non se lo fece ripetere due volte, lo strinse forte a sé accarezzandogli la schiena, mentre una pioggia fitta iniziò a scendere bagnando i loro corpi stretti tra loro.
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Rientrarono a Roma sul tardi, durante il tragitto erano stati bloccati dal traffico, ascoltarono per tutto il tempo la musica, lasciandosi scorrere Sulla pelle gli ultimi avvenimenti e presero a cantare a squarciagola, sui loro volti celava un sorriso di felicità, attorno a loro si respirava un'aria pulita, per la prima volta si sentirono felici.
Fabrizio si fermò davanti al Colosseo e scese dall'auto, Ermal rimase fermo in auto non sapendo il perché si fossero fermati proprio lì. Fabrizio apri la porta del passeggero e fece scendere dall'auto il riccio che arrossì per il gesto così cavalleresco nei suoi confronti. Fabrizio allargò un braccio indicando il Colosseo
"Ecco qui il monumento più bello della mia amata Roma! Ermal vuoi passeggiare con me tra le luci di questa Roma così bella?"
Ermal rimase ad ammirare il capolavoro dinanzi a sé, e nella sua mente presero a volteggiare Delle parole nuove, e sentì che dopo quella sera sarebbe nata una nuova canzone.
Fabrizio portò il braccio sulla spalla del riccio e presero a passeggiare, qualche volta i loro sguardi si scontravano e altre volte fuggiva una carezza sulla guancia. Fabrizio iniziò a parlare , a mostrare alcune caratteristiche della sua città ed Ermal rimase ad ascoltare il suono della sua voce, che stava inibendo i suoi sensi, l'unico suono che riusciva a percepire era quello della voce graffiante e profonda del Moro e pensò che bastava quello per sentirsi a casa. Fotografò con lo sguardo ogni istante di quella serata, intanto la sua mente elaborava la sua nuova canzone. Si sedettero in un gazebo dove mangiarono un gelato, Ermal osservava il cielo stellato e regalò un sorriso disarmante a quel pezzo di cielo dipinto di stelle. Da sempre era un amante di stelle, ogni sera mirava lo sguardo verso quel cielo e ricordò quando da piccolo allungava la mano verso quel dipinto, come se volesse prendere una Delle stelle e portarla sul petto.
Fabrizio accese una sigaretta e la portò alle labbra, si soffermò sul ragazzo seduto di fronte a sé e sentì un calore sul cuore, rivide l'immagine di quell'uomo strattonare Ermal e colpire il suo corpo magro e indifeso è una lacrima solitaria debuttò sul volto ricoperto dalle lentiggini. Con un dito la cacciò via e puntò per un istante lo sguardo verso il cielo, non lo avrebbe mai lasciato solo, lo avrebbe protetto d'ora in poi.
Aveva provato sulla sua pelle il dolore e non avrebbe voluto che l'altro provasse ancora quel vuoto che è difficile da colmare, lo avrebbe protetto tra le sue braccia ricoperte di tatuaggi e sarebbe stato la sua arma per combattere il male.
Ermal sentì gli occhi appesantirsi e si stropicciò gli occhi
"Fabri che ore sono?"
Fabrizio si alzò in piedi e guardò l'orologio
"Si è fatto tardi, andiamo piccole così te fai na bella dormita "
Ermal si Alzò in piedi barcollante, Fabrizio lo strinse nella sua ala protettrice e dopo aver lasciato i soldi sul tavolino lo aiutò ad entrare in macchina.  Accese lo stereo abbassando il volume e poggiò le mani sul volante, vide il corpo del riccio rannicchiato in posizione fetale e dolcemente accarezzò i suoi capelli, spostò lo sguardo verso di Lui per un istante e l'immagine era quello di un bambino bisognoso di affetto, così fragile, Ermal stava rivoluzionando la sua vita così vuota riempiendola di colori luminosi.
Parcheggiò l'auto in garage e prese dal cofano la valigia e la chitarra.  Apri lo sportello del passeggero e baciò Sulla fronte Ermal
"Ermal siamo arrivati. Un ultimo sforzo e poi te sdrai nel letto"
Ermal riaprì lentamente gli occhi disorientato e si lasciò guidare da Fabrizio che apri la porta di casa. Abbandonò sul divano la chitarra e la valigia e accompagnò Ermal nella stanza degli ospiti.
"Allora Ermal a domani, buonanotte"
Ermal strinse tra le mani un lembo della maglia di Fabrizio
"No, voglio dormire con te, ti prego"
Fabrizio tese la mano verso il riccio che la strinse e si diressero nella camera da letto. Ermal entrò nel letto, con gli occhi semi aperti, Fabrizio tolse via le scarpe e si nascose tra le coperte stringendo a sé Ermal
"Adesso dormiamo Piccolo Principe"
Ermal si rannicchiò tra le braccia di Fabrizio e poggiò la testa sul suo petto
"Buonanotte eroe."
Fabrizio accarezzò la guancia del riccio e chiuse gli occhi imprimendo nella mente quel sorriso disarmante che stava cambiando la sua vita..

NOTA AUTRICE:
Ciao a tutti! Che dire questa storia mi sta piacendo molto. È parte integrante di me, ma quanto sono dolci i nostri metamoro?! 😍😍🐺💛❤ Alla prossima!

RIVOLUZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora